Il 29 maggio è andato in onda a Che tempo che fa il monologo di Luciana Littizzetto sul referendum del 12 giugno. Molteplici le critiche dal mondo politico. Ecco cosa ha detto la comica.
È pioggia di critiche su Luciana Littizzetto che, al programma della Rai Che tempo che fa, ha detto la propria opinione sul referendum del 12 giugno. In un monologo dei suoi - simil lettera indirizzata ai politici - ha spiegato in maniera semplice quello che forse è palese già a molti, cittadini e politici: il referendum sarà un flop.
Cosa ha detto Luciana Littizzetto? La comica ha voluto sottolineare come il referendum sulla giustizia, previsto per il 12 giugno, sia fin troppo complicato per attirare la maggioranza dei cittadini al voto. Ed è vero: basti pensare che il solo testo (qui un fac-simile della scheda) del punto relativo alla separazione delle carriere è lungo più di un foglio A4. Littizzetto non sembra essere andata fuori dal contesto presentato dai vari sondaggi usciti nelle scorse settimane, nei quali si evidenziava come molti non fossero a conoscenza dell’esistenza del referendum, non avessero intenzione di andare a votare o semplicemente non ritenessero i quesiti interessanti.
Le dure critiche provengono principalmente dalla politica, che critica alla comica di aver fatto campagna contro il referendum. “Ma davvero ci tenete così tanto a sembrare degli scemi?”, ha scritto su Twitter la giornalista Flavia Fratello. “Scemi” scrive Fratello, ma forse è più corretto dire poco informati. Latitano le informazioni sui quesiti del referendum, che non sono affatto semplici, ma piuttosto tecnici.
Luciana Littizzetto ha concluso il monologo facendo riferimento ad altri due referendum che non si andranno a votare, quello sulla cannabis e quello sull’eutanasia, che forse davvero avrebbero portato alle urne i cittadini per un sì e un no, spingendo così al voto di un testo molto più tecnico come quello sulla giustizia. “E sappiate che comunque, anche se ci saranno 40 gradi all’ombra, il 12 giugno io a votare ci andrò, per senso di responsabilità, per dovere civico, ma soprattutto perché è un mio diritto [...] Ci vediamo il 12”, ha concluso.
Cosa ha detto Luciana Littizzetto a Che tempo che fa: il discorso completo
Nella puntata del 29 maggio 2022 di Che tempo che fa, la comica Luciana Littizzetto ha concluso il proprio momento nello show con un monologo sottoforma di letterina, come ama fare su tematiche importanti. In particolare Littizzetto si è concentrata sulla difficoltà di comprensione del testo dei quesiti del referendum giustizia, senza lasciarsi scappare l’occasione di citare due iniziative popolari molto seguite dal basso, ovvero il referendum sulla cannabis e quello sull’eutanasia.
Ecco cosa ha detto Luciana Littizzetto:
Cara Camera e caro senato, cari senatori e cari camerati. […] a voi va il mio grazie grazie grazie, perché votare è bellissimo e io sono l’ultimo anello di una catena che parte da Mattarella e arriva alla punta della mia matita. Però io vi dico la verità, il 12 giugno pensavo di andare al mare. […] voi chiedete a me e altri milioni di cittadini italiani di pronunciarci sul referendum, non 1 ma 5. Quindi volevo dirvi alcune cose che mi sgorgano dal cuore e pure da un altro organo che non vi dico. Potreste scrivere una volta nella vita una formula che si capisca? Non che come al solito per dire “no” devi votare “sì” e per dire si devi votare no. Imparate dalla Chiesa che fa le cose semplici: vuoi tu Marcello sposare la qui presente Giuditta? Sì. Non è che rispondi no e il prete dice: allora vi dichiaro marito e moglie. Però sto giro mi viene chiesto un parere su qualcosa che non so bene e questo parere vale. Diciamo che so vagamente, so a spanne, so a grandi linee. Ma se devo scegliere, non so proprio un benemerito, definito, totalizzante, liberatorio, scintillante…
La comica della Rai fa notare come il testo del referendum sia complesso per la maggior parte degli italiani che non hanno dimestichezza in materia giuridica. “Per chi ci avete preso, per 60 milioni di Giuliani Amati? Siamo forse dei Perry Mason? Pensate che la mattina sul water leggiamo il manuale di diritto costituzionale?”, domanda ancora proseguendo nella lettura della lettera fittizia.
Littizzetto continua citando gli altri due referendum cari ai cittadini, per i quali l’affluenza, tanto per il sì quanto per il no, avrebbero sicuramente superato quello del 12 giugno.
Due erano i referendum che ci stavano a cuore: l’eutanasia e le Droghe leggere. Perché in quel caso noi cittadini votavamo con la nostra coscienza. Perché di parenti o amici che stanno male o di cosa sono le canne ne sappiamo qualcosa tutti quanti. E invece no. Dobbiamo dire la nostra su delle questioni specifiche di diritto. […] A sto punto votiamo noi ma almeno aggiungete una Giuria di Qualità come a Sanremo. Vi saluto cari amici senatrici e senatori deputati e deputrici. E sappiate che comunque, anche se ci saranno 40 gradi all’ombra, il 12 giugno io a votare ci andrò, per senso di responsabilità, per dovere civico, ma soprattutto perché è un mio diritto, e molti anni fa in parecchi ci hanno rimesso la vita perché io lo potessi esercitare. Grazie. Viva l’Italia. Ci vediamo il 12.
Le critiche a Littizzetto e alla Rai per campagna contro il referendum
Il discorso di Luciana Littizzetto sulla televisione di Stato non è certo passato inosservato. Le critiche non hanno tardato a giungere alle orecchie del pubblico e forse, anche solo per questo, il quorum potrebbe alzarsi un po’. Secondo i politici, il maggiore coro alzatosi contro la comica, la Rai avrebbe trasmesso un disservizio, un’informazione di parte, un chiaro segnale che sia meglio votare “no”. Dalle parole sopra riportate il “no” non viene mai menzionato, si parla invece della complessità del testo e delle richieste fatta ai cittadini con questo.
Littizzetto non inventa nulla in tal senso, tanto che nei sondaggi condotti emerge un chiaro allarme. Il rischio flop del referendum giustizia è altissimo. Che si voti per il “no” o per il “sì”, l’affluenza massima stimata si aggira intorno al 26-30%, una percentuale che non si avvicina neanche al 50% + 1 richiesto. I motivi sono diversi: il 12 giugno è una data praticamente estiva e nella quale molti italiani sono fisiologicamente distanti dalla politica, i quesiti sono difficili e lunghi da leggere e assimilare e soprattutto il referendum giustizia non è accompagnato da quelli voluti da milioni di cittadini. Così quando la giornalista Flavia Fratello scrive “Ma davvero ci tenete così tanto a sembrare degli scemi? Davvero pensate che un quesito ‘tecnico’ sia incomprensibile? Non dategliela vinta, andate a votare” a chi sta parlando? Non al 56% degli italiani che ha risposto che non andrà a votare o al 14% che ancora non lo sa.
Intanto la Lega non perde tempo a richiamare all’attenti la commissione Vigilanza della Rai, chiedendo un’interrogazione per chiedere conto ai vertici dell’azienda per quanto detto da Littizzetto, che secondo i parlamenti Lega sembra aver confermato che “i cittadini non avrebbero le capacità culturali per valutarne i contenuti”.
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