I dazi “reciproci” di Trump avrebbero dovuto colpire duramente i mercati emergenti. Eppure le loro performance superano quelle degli USA. Ecco perché.
Quando l’amministrazione Trump ha rilanciato la sua offensiva commerciale attraverso l’introduzione di dazi “reciproci”, le aspettative per i mercati emergenti erano cupe.
In molti avevano previsto una reazione negativa marcata, alimentata dalla convinzione che questi Paesi – per la loro maggiore dipendenza dalle esportazioni e dalla debolezza valutaria – sarebbero stati tra i più colpiti.
L’inasprimento delle relazioni commerciali e il contestuale rafforzamento del dollaro, due effetti attesi dopo l’introduzione delle tariffe, avrebbero dovuto mettere sotto pressione gli asset finanziari emergenti, già tradizionalmente fragili in fasi di “risk-off”, ovvero nei momenti in cui gli investitori fuggono dagli investimenti più rischiosi verso quelli più sicuri.
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