Cosa sta succedendo in Corea del Nord e cosa sappiamo a riguardo

Chiara Esposito

19 Giugno 2022 - 20:37

Le autorità nordcoreane dicono di essere alle prese con una malattia infettiva diversa dal Covid: ecco quello che sappiamo su questa possibile nuova epidemia.

Cosa sta succedendo in Corea del Nord e cosa sappiamo a riguardo

Si inizia a parlare di un’epidemia in Corea del Nord, ma stavolta non si tratta di Covid-19.

Giovedì 16 giugno le autorità di Pyongyang hanno ufficialmente dichiarato di essere alle prese con una malattia infettiva diversa da quella provocata dalla Sars-Cov2. Quel che è stato reso noto fino a ora dall’agenzia di stampa ufficiale Korean Central News Agency (KCNA) è che il Paese starebbe affrontando una “epidemia enterica acuta”, di natura quindi gastrointestinale.

Il fenomeno sarebbe concentrato soprattutto nella zona di Haeju, una città della provincia dello Hwanghae Meridionale, ma il dittatore Kim Jong-un punta già con fermezza verso la tempestività degli interventi governativi con l’obiettivo stringente di contenere la diffusione dei casi e avviare delle indagini più accurate.

Il bilancio delle vittime legato all’epidemia è pari a 73, afferma il governo, ma l’Organizzazione mondiale della sanità e afferma di temere che la situazione sia drasticamente peggiore.

I numeri reali di fatto non sono chiari, anzi. Nonostante la volontà di rimarcare la differenza tra questo e il virus che ha generato una pandemia globale, lo stesso conteggio dei malati resta pressoché indecifrabile e c’è anche chi punta il dito sulla debolezza dello stesso dittatore per trovare una risposta all’andamento mediatico di questa dinamica.

Cosa non sappiamo sull’epidemia

Il contesto informativo in cui ci si muove parlando di una Stato come quello della Corea del Nord è di certo nebuloso, ma con questa pandemia la situazione si aggrava in maniera esponenziale. Non è ancora chiaro nemmeno di che malattia si tratti nello specifico e, soprattutto, non è stata resa nota la reale entità del contagio.

Potendo far riferimento solo a quanto riportano i media statali, possiamo dire che sono state rintracciate almeno 800 famiglie colpite da questo virus. L’agenzia KCNA però ha recentemente segnalato anche altri 19.310 nuovi casi di febbre senza dettagliare quanti di questi pazienti siano risultati positivi al coronavirus. Questo dato è importante perché, senza le opportune distinzioni, non è semplice delineare un quadro preciso dell’evoluzione del fenomeno. Ulteriore criticità è rappresentata dalla mancanza dei kit per test e tamponi che possano favorire un tracciamento capillare e differenziato per le due patologie.

Non è la prima volta per la Corea

Come detto le informazioni governative restano generiche ma secondo gli esperti sanitari, trattandosi di una patologia che attacca il sistema gastrointestinale, la Corea potrebbe trovarsi davanti a episodi di colera o tifo.

Malattie analoghe, così come nel caso della dissenteria, generalmente si contraggono tramite l’assunzione di acqua o cibo contaminati oltre che dal contatto con persone malate. Episodi patologici simili non sarebbero poi neppure così rari in Corea del Nord: l’ipotesi più plausibile al momento è che la situazione si sia aggravata a causa dell’emergenza sanitaria da coronavirus che sta sovraccaricando gli ospedali.

Il Covid stesso è infatti da sempre un tema ostico per la Corea del Nord ma lo è ancora di più da quando, a maggio, il Paese ha riconosciuto i primi casi e dichiarato lo stato di emergenza.

La chiave propagandistica

Al netto del mistero sul numero di contagiati, sappiamo che Kim Jong-un ha ordinato la quarantena di massa e, scrive sempre KCNA, questa mossa servirebbe «per mettere in isolamento i casi sospetti e frenare completamente la diffusione dell’epidemia confermando i casi attraverso esami epidemiologici e test scientifici». Contestualmente alle misure di prevenzione e contenimento, si parla di un «screening intensivo per tutti i residenti» e di un non meglio specificato trattamento speciale verso le persone vulnerabili quali bambini e anziani.

Il coinvolgimento e l’interesse del dittatore nel prendere parola sull’argomento ciononostante hanno destato diverse perplessità. In alcune fotografie presenti sul giornale del regime Rodong Sinmun si vede Kim Jong-un donare scorte di farmaci della sua famiglia per aiutare la popolazione alle prese con la malattia.

Una parte dei commentatori sostiene che porre l’accento su questa nuova emergenza sanitaria potrebbe quindi essere un’operazione politica volta a migliorare l’immagine pubblica del capo di Stato in un momento in cui la sua credibilità di leader è messa a dura prova dalla grave ondata di coronavirus che si sta abbattendo su Pyongyang e dintorni.

Al netto di ciò, la diffusione delle news sul regime è e resta centellinata; al di fuori dei confini è raro avere documentazioni complete e attendibili su avvenimenti interni al territorio. Anche in quest’occasione perciò sarà arduo ricostruire con esattezza l’andamento della nuova epidemia.

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