Il futuro dell’Europa e della sua sicurezza può essere gravemente compromesso dagli avvenimenti in Niger e dal pressante insediamento delle forze russe in Africa. Ecco cosa sta succedendo.
Il presidente statunitense Joe Biden ha contattato il leader filo-occidentale del Niger, Mohamed Bazoum, da poco deposto dal colpo di Stato. L’instabilità del Niger può avere riflessi molto importanti su tutta l’Europa, soprattutto con le continue infiltrazioni nel Sahel della brigata Wagner. La sicurezza dell’Occidente potrebbe quindi essere notevolmente minata, ora che anche il Niger andrà presumibilmente ad accrescere la rete filo-russa all’interno dell’Africa. Ecco cosa sta succedendo in Niger e perché è importante per l’Europa.
Cosa sta succedendo in Niger
Il 26 luglio l’ormai ex presidente del Niger Mohamed Bazoum, eletto nel 2021 con elezioni democratiche, le prime dall’indipendenza dalla Francia del 1960, è stato deposto da un colpo di Stato militare. Bazoum è considerato il leader più filo-occidentale della storia del Niger, tanto da aver incontrato Sergio Mattarella lo scorso dicembre per ribadire la partnership strategica con l’Italia.
Diversi nigerini hanno manifestato contro il golpe, ma la protesta è schiacciata in termini di quantità da tutte le persone favorevoli all’insediamento del generale Tchiani e al leader russo Vladimir Putin. La Russia è nell’ammirazione di buona parte del Niger, vista come un’alternativa conveniente e fruttuosa al potere coloniale francese.
È proprio un forte sentimento anti-francese ad aver animato il colpo di Stato, per il quale l’appoggio della Russia si è rivelato fondamentale. Il capo della brigata Wagner, Evgeny Prigozhin, ha dichiarato di esser pronto a inviare “mille mercenari” russi a sostegno dei rivoltosi. L’appoggio filo-russo della Wagner è apertamente a favore dei regimi militari, tanto più ora che anche l’ultimo leader filo-occidentale della regione è stato deposto. A Niamey sono stati in moltissimi a protestare contro il colonialismo appoggiando i rivoltosi e sventolando le bandiere russe, proprio come era accaduto in Mali nel 2021 e in Burkina Faso nel 2022.
Dopo Mali, Burkina Faso, Libia, Repubblica Centrafricana e ora Niger, la brigata di Prigozhin si appresta a ottenere lo stesso risultato anche in Ciad e Sudan, approfittando del debole e precario equilbrio politico. Il Ciad non ha ancora pienamente superato la dittatura di Idriss-Deby, il presidente deceduto nel 2021, mentre in Sudan i conflitti proseguono da oltre tre mesi, in un contesto già fortemente provato dalla crisi umanitaria.
Continua così a rafforzarsi la politica russa all’interno dell’Africa occidentale, proprio parallelamente al summit russo-africano che si è svolto a San Pietroburgo. Nel Sahel, l’unico Paese ancora alleato con gli Stati Uniti e l’Unione Europea è proprio il Niger, ma presto le cose potrebbero cambiare. Ci sono concreti sbocchi per i mercenari russi, mentre i soldati francesi sul posto – circa 1.500 - sono in grave pericolo.
Perché ciò che sta succedendo in Niger è importante per l’Europa
Il destino del Niger si appresta a segnare profondamente quello europeo, con un margine di imprevedibilità allarmante. Il Niger risulta particolarmente importante per l’equilibrio internazionale, non solo perché detiene più del 7% delle riserve mondiali di uranio (pur essendo tra i Paesi più poveri dell’intero pianeta), ma anche per la sua posizione strategica contro i gruppi jihadisti operativi in Maghreb e i trafficanti di migranti.
Ecco perché il risvolto del Niger può minare seriamente la sicurezza di tutta l’Europa, ma non meno rilevante è l’accrescimento di potere della Russia all’interno dell’Africa. Nel frattempo, i militari europei e quelli statunitensi sono chiusi all’interno delle basi locali, per il pericolo di essere coinvolti nella rivolta.
La riuscita dell’insediamento russo, attraverso la brigata Wagner, in Niger andrebbe ad accrescere un già vasto insieme di Stati africani che si trovano - più o meno esplicitamente – sotto il dominio russo, attenuando sempre più l’influenza dell’Europa e in genere dell’Occidente.
Nella giornata di oggi si svolge un summit in Nigeria proprio per valutare le possibili alternative, tra cui la mediazione politica affidata al presidente del Benin e l’intervento delle forze panafricane, proprio come avvenuto nel 2017 per sventare la guerra civile in Gambia.
Nel frattempo, il generale Omar Tchiani continua a ribadire di star agendo per il bene del Niger, mentre Macron è severamente preoccupato per “un colpo di Stato completamente illegittimo e profondamente pericoloso per il Niger e l’intera regione”.
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