Prezzo del petrolio in aumento: perché il greggio guadagna? Tutti i fattori da valutare, mentre OPEC e AIE litigano sulle prospettive future dell’oro nero.
Prezzi del petrolio in aumento, cosa sta succedendo al greggio?
Se da una parte le tensioni geopolitiche in Medio Oriente continuano a suscitare preoccupazione, dall’altra i guadagni restano limitati a causa del sentimento ribassista della domanda.
I futures del Brent con consegna a maggio salgono a 82,58 dollari al barile e il contratto del greggio statunitense di aprile aumenta a 78,59 dollari al barile verso le ore 10.00 di martedì 12 marzo.
Il petrolio è in rialzo nel corso dell’anno, ma i prezzi sono rimasti “intrappolati” in un mix di fattori rialzisti e ribassisti che hanno impedito alla materia prima di prendere una chiara direzione. I tagli all’offerta dell’OPEC+ sono stati controbilanciati da una maggiore produzione esterna al gruppo, mentre persistono preoccupazioni sulla domanda cinese e sull’incertezza geopolitica.
Prezzo petrolio sale, cosa succede e quali fattori osservare?
Il petrolio estende i guadagni prima di una serie di report di mercato e di dati sull’inflazione statunitense, che potrebbero fornire nuove spinte al ribasso o al rialzo ai prezzi del greggio.
Il greggio WTI potrebbe essere spinto dai catalizzatori statunitensi di alto livello, vale a dire l’IPC, l’IPP e i dati sulle vendite al dettaglio. Risultati forti sull’inflazione rafforzerebbero l’orientamento aggressivo della Fed di mantenere i tassi ai livelli attuali fino alla metà dell’anno, mentre i dati deboli potrebbero riaccendere le aspettative di allentamento.
Oltre a ciò, i numeri sulle scorte dell’American Petroleum Institute e dell’Energy Information Administration sono potenziali catalizzatori del prezzo del combustibile. Un’altra forte riduzione delle scorte potrebbe essere sufficiente per riportare il petrolio greggio sulla sua tendenza al rialzo, poiché ciò confermerebbe condizioni di domanda sostenute.
Si noti che l’OPEC ha recentemente concordato di estendere il suo accordo sulla produzione fino a giugno, esercitando una pressione al ribasso sui livelli di offerta globale e mantenendo i prezzi sostenuti nel breve termine.
Il prezzo del petrolio resta inoltre in balia delle vicende geopolitiche. Mentre la guerra tra Israele e il gruppo palestinese Hamas non ha portato a significative interruzioni della fornitura di petrolio, gli Houthi dello Yemen, allineati con l’Iran, hanno attaccato navi nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden da novembre in quella che dicono sia una campagna di solidarietà con i palestinesi.
Attacchi aerei attribuiti a una coalizione statunitense-britannica hanno colpito lunedì città portuali e piccole città nello Yemen occidentale, mentre gli Houthi hanno dichiarato martedì di aver preso di mira con missili quella che hanno descritto come una nave americana nel Mar Rosso. L’escalation in questo conflitto marittimo parallelo può generare effetti sulla fornitura di greggio.
A limitare i guadagni, tuttavia, ci sono le prospettive di una domanda più debole e di un aumento dell’offerta da parte dei produttori al di fuori dell’OPEC.
“Il sentimento ribassista della domanda e la crescente offerta non OPEC lasciano poco spazio al mercato per essere rialzisti sui prezzi del petrolio in questo momento”, ha affermato Serena Huang, responsabile dell’analisi APAC presso Vortexa.
OPEC vs AIE: segnali contrastanti sul futuro del greggio
Una interessante variabile osservata dagli investitori del petrolio è quella delle divergenti previsioni sul settore da parte di OPEC e Agenzia Internazionale per l’Energia.
Come sottolineato da Reuters, infatti, il divario nelle stime future tra l’AIE, che rappresenta i Paesi industrializzati, e l’OPEC significa che i due stanno inviando segnali contraddittori a trader e investitori sulla forza del mercato petrolifero nel 2024 e, a lungo termine, sulla velocità della transizione mondiale verso carburanti più puliti.
Nel febbraio di quest’anno, l’AIE ha previsto che la domanda aumenterà di 1,22 milioni di barili al giorno (bpd) nel 2024, mentre nel suo rapporto di febbraio l’OPEC ha stimato 2,25 milioni di barili al giorno. La differenza è di circa l’1% della domanda mondiale.
L’AIE prevede inoltre che il consumo di petrolio raggiungerà il picco entro il 2030 quando il mondo passerà a combustibili più puliti. L’OPEC respinge tale opinione.
Il cartello ha recentemente ribadito che le sue previsioni fino al 2045 non vedono un picco, citando la crescita prevista al di fuori dei Paesi industrializzati dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico e “respingendo alcune politiche iniziali di zero emissioni”.
L’AIE, fondata 50 anni fa come organismo di vigilanza energetica del mondo industrializzato, ha spostato la sua attenzione dalla sicurezza dell’approvvigionamento di petrolio e gas alla difesa delle energie rinnovabili e dell’azione per il clima. Per alcuni membri dell’OPEC, ciò mina il loro ruolo di autorità imparziale.
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