Ecco cosa succede se ti scoprono il pezzotto, come avvengono i controlli e quali sono le multe.
Sai cosa succede se ti scoprono con il pezzotto? Non si tratta di una leggerezza, ma di un illecito a tutti gli effetti per il quale gli utenti rischiano pesanti sanzioni. I profili penalmente rilevanti sembrano oggi essere limitati soltanto ai fornitori, ma ciò non vuol dire che chi si limita a guardare i contenuti pirata sia del tutto esente dalle conseguenze. Le multe possono essere piuttosto salate e i controlli sono particolarmente efficaci, senza contare che basta un’azione di troppo per commettere un reato.
Cos’è il pezzotto e perché si chiama così
Per “pezzotto” si intende uno strumento illegale che consente l’accesso a contenuti protetti dal diritto d’autore senza avere i diritti per farlo. Con l’uso illecito della tecnologia Iptv gli utenti riescono così a guardare i canali a pagamento delle pay tv e altri contenuti protetti da copyright gratuitamente o pagando un costo molto ridotto, che peraltro non viene corrisposto a chi detiene legittimamente i diritti commerciali dell’opera, ma al fornitore del servizio illecito.
Il pezzotto indica più nello specifico il decoder impiegato di solito a questi fini, per l’appunto decodificando i segnali provenienti dal web senza le dovute autorizzazioni, per esempio senza sottoscrivere l’abbonamento. Questo termine esistente nella lingua italiana per indicare un particolare tappeto (originariamente tessuto con stracci e avanzi di stoffa, tipico della Valtellina) viene oggi usato con l’accezione presa in prestito dal napoletano. Questa parola viene infatti usata per indicare merce contraffatta o falsificata, poi per estensione un inganno, qualcosa di malfunzionante o raffazzonato.
Non è chiara l’etimologia del termine, che ovviamente attinge da “pezzo”, che ha vari significati specifici. Secondo alcuni esperti, questo uso della parola si deve alla falsificazione dei numeri identificativi dei veicoli rubati, che tra gli anni ‘50 e ‘60 erano posti su un elemento sotto al cofano. Il pezzo originale veniva così sostituito da uno fasullo, da cui con tono dispregiativo: pezzotto. In ogni caso, ormai il termine è diffuso in tutta Italia indicando proprio gli strumenti per lo streaming illegale.
Come funzionano i controlli antipirateria
Chi si lascia trasportare dall’entusiasmo per l’accesso ai contenuti a costo ridotto di solito dorme sonni tranquilli, convinto che sia molto difficile individuare la violazione. Sicuramente i malfattori che forniscono questi servizi illeciti sono piuttosto convincenti al riguardo, ma la cronaca insegna che non c’è nulla di più sbagliato. Rintracciare chi fa uso del pezzotto è estremamente semplice, perché attraverso il flusso di dati generato le forze dell’ordine possono ricavare gli indirizzi Ip degli utenti, da cui l’identificazione è un passaggio quasi immediato.
Il protocollo d’intesa tra l’Agcom, la Guardia di Finanza e la Procura della Repubblica di Roma garantisce inoltre il costante scambio di informazioni per identificare e sanzionare i colpevoli in maniera rapida. Per individuare le violazioni le autorità sono facilitate dalla piattaforma Piracy Shield, che ha ancora alcune problematiche ma è estremamente efficace nel tracciamento degli utenti e soprattutto nel monitoraggio delle violazioni.
Cosa succede se ti scoprono il pezzotto? Multe e reato
Compreso che farsi scoprire a usare il pezzotto è tutto fuorché difficile, non resta che chiarire quali sono le conseguenze per chi viola le regole. Alla prima contestazione, l’utente riceve una sanzione amministrativa che va da 150 a 1.032 euro. La multa lievita in caso di recidiva, arrivando fino a 5.000 euro per chi è avvezzo all’illecito o riproduce contenuti in quantità considerevoli.
Il solo utilizzo del pezzotto non è invece un reato, diversamente da quanto accade per i fornitori del servizio che rischiano - tra l’altro - la reclusione fino a 3 anni. Come chiarito di recente dalla Corte di Cassazione, inoltre, l’acquisto e la detenzione del decoder pirata non integrano il reato di ricettazione, a patto che l’utente non abbia collaborato alla produzione e all’immissione in circolazione del dispositivo. Quest’ultimo viene in ogni caso sequestrato. Restano comunque altre ipotesi penalmente rilevanti, ad esempio per chi condivide i contenuti dietro pagamento.
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