Cosa vuole l’Europa dalla Cina in 3 punti

Violetta Silvestri

5 Aprile 2023 - 12:13

Quali sono le richieste che l’Europa fa alla Cina e perché singoli Paesi e funzionari Ue stanno viaggiando verso Pechino così intensamente? Ci sono almeno 3 questioni aperte tra Europa e dragone.

Cosa vuole l’Europa dalla Cina in 3 punti

L’Europa si muove sempre di più verso la Cina: perché von der Leyen e importanti Paesi Ue stanno intensificando le visite alla corte di Xi Jinping?

Olaf Scholz, il cancelliere tedesco, si è recato a Pechino lo scorso novembre con uno stuolo di amministratori delegati e imprenditori tedeschi al seguito. Mentre si scrive, è in corso il viaggio di Macron e della presidente della Commissione europea verso la potenza asiatica. Le missioni non sono le stesse, ma evidentemente la necessità di parlare con Xi in questo complesso momento storico è impellente per entrambi.

Anche il presidente spagnolo Sanchez è reduce da una visita ufficiale in Cina la scorsa settimana. Mentre la guerra in Ucraina infuria, la Russia intensifica le relazioni con Pechino e gli Usa accentuano le ostilità verso il nemico di sempre, il dragone, a colpi di una guerra commerciale senza fine, l’Europa è in bilico.

Trovare un equilibrio nei rapporti con Xi non è affatto semplice, ma la rottura totale non è ben vista negli ambienti europei: cosa vuole, davvero, l’Europa dalla Cina? Le questioni aperte sono almeno 3.

1. Missione diplomatica impossibile per l’Ue?

Il significato più immediato del viaggio dei funzionari Ue in Cina - e degli stessi singoli presidenti nazionali - è senza dubbio quello di esercitare un’influenza su Pechino, mentre la Russia cerca partner per mantenere a galla la sua guerra.

L’obiettivo europeo, in sostanza, è quello di fare di tutto, attraverso incontri e tentativi di dialogo, per pressare Pechino affinché non collabori con il piano di guerra di Putin, convincendolo a fare concessioni e a limitare la presa sull’Ucraina.

Una missione impossibile per molti, ma alla quale l’Ue non vuole sottrarsi, rischiando di perdere credibilità in questo momento storico così delicato. Anche il presidente francese Emmanuel Macron è sbarcato a Pechino nell’ultimo tentativo di un leader europeo di sollecitare il cinese Xi Jinping a esercitare la sua influenza su Vladimir Putin per spingere per il ritiro delle truppe russe dall’Ucraina.

Dexter Roberts, un membro anziano del think tank del Consiglio Atlantico a Washington, ha affermato che la possibilità di un reale cambiamento nel prossimo futuro sia nel modo in cui Xi vede Putin sia nella maniera in cui la leadership del Partito comunista cinese considera la Russia è praticamente uguale a zero.

“Xi Jinping e altri alti leader provano sinceramente simpatia per la Russia. Credono che Putin abbia le spalle al muro a causa dell’espansione della Nato, ha detto Roberts. “Vedono molto un parallelo. . . con la presenza statunitense nell’Indo-Pacifico.

In un’intervista al Financial Times, von der Leyen ha affermato che la Cina è nella posizione di influenzare la Russia sull’Ucraina e quindi [ha] la responsabilità di farlo. In precedenza aveva però avvertito Pechino che la sua posizione sulla guerra sarebbe stata un “fattore determinante” per il futuro delle relazioni Ue-Cina.

In sintesi l’Europa vorrebbe mettere in guardia la Cina da un possibile futuro senza più scambi e relazioni economiche se si spingerà troppo oltre con la Russia. L’Ue vuole al tempo stesso lanciare un messaggio chiaro e inequivocabile sull’appoggio all’Ucraina e ricordare a Pechino dei rapporti commerciali da salvaguardare.

2. Salvare il commercio Ue-Cina è ancora possibile?

Per capire cosa c’è in gioco davvero nei rapporti Europa-Cina a livello economico basta sottolineare che il dragone prevede di firmare accordi di cooperazione nel settore aerospaziale, dell’energia nucleare civile, dell’agricoltura e delle catene di approvvigionamento durante la visita di Macron.

Non a caso il presidente francese è accompagnato da una delegazione di dirigenti di grandi e piccole aziende nazionali, tra cui l’azienda elettrica Electricite de France SA, il costruttore di treni Alstom SA e la società di gestione dei rifiuti e delle acque Veolia Environnement SA, nonché Airbus SE. Il produttore di aerei europeo sta lavorando per assicurarsi una vendita multimiliardaria di jet wide-body alla Cina in un accordo che potrebbe concludersi già questa settimana, secondo indiscrezioni di Bloomberg News persone che hanno familiarità con la questione.

Mentre la Francia è stata il terzo partner commerciale per la Cina nell’Unione Europea lo scorso anno dopo Germania e Paesi Bassi, il commercio bidirezionale tra i paesi è diminuito del 4,4% lo scorso anno a 81 miliardi di dollari e gli investitori chiave hanno assistito a un aumento della concorrenza.

Non solo, nel 2022, la Cina è stata la principale fonte di importazioni dell’Ue - con le materie prime a giocare un ruolo di spicco - e il terzo acquirente di merci dell’Ue, evidenziando l’importanza economica che Pechino ha per l’Europa. Ciò è particolarmente rilevante quando la crescita economica nell’UE è vulnerabile alla guerra in corso in Ucraina. Un grafico Ispi è eloquente al riguardo:

Cina-Ue commercio Cina-Ue commercio Confronto import/export dell'Ue con Cina e Usa

Rinunciare del tutto ai rapporti reciproci non sembra conveniente per entrambi gli attori. Il discorso di von der Leyen della scorsa settimana è stato chiaro: l’Ue doveva essere “più audace” nei confronti della Cina e richiamando le “azioni di escalation” di Pechino. Ma ha anche sottolineato la necessità di “ridurre il rischio, non separarsi”, chiarendo che l’Europa ha ancora bisogno e vuole fare affari con la Cina.

Alcuni diplomatici a Bruxelles hanno sottolineato che la nazione asiatica non dovrebbe essere equiparata alla Russia. “Ricordiamoci, la Cina non è in guerra con l’Europa, non è un giocatore ostile nella stessa misura in cui lo è la Russia”, ha affermato un funzionario.

Anche certe affermazioni più concrete di von der Leyen lasciavano aperte alcune possibilità. La presidente della Commissione ha affermato che riesaminerà il CAI, l’accordo globale sugli investimenti con la Cina in fase di stallo, lasciando diplomatici e funzionari nel dubbio: il patto è davvero morto?

L’Ue vuole mostrare il pugno duro con Pechino su alcune questioni, ma non arrivare alla rottura definitiva che invece desiderano gli Usa.

3. L’Ue alleata degli Usa e partner della Cina

La situazione ideale dell’Europa sarebbe quella di mantenere i saldi rapporti con gli Usa, senza arrivare allo scontro totale con la Cina. Per questo si stanno intensificando visite e messaggi verso Pechino su guerra, Russia, diritti: c’è la pressione statunitense affinché la posizione europea sia chiara, ma allo stesso tempo l’Europa vorrebbe una Cina più collaborativa per non essere costretta a rompere del tutto i rapporti.

La questione Usa è un rompicapo per l’Ue. Un esempio recente della maggiore convergenza tra Stati Uniti e Unione è la decisione nei Paesi Bassi di procedere con le restrizioni all’esportazione verso la Cina, in seguito a una mossa negli Stati Uniti volta a frenare l’accesso di Pechino alla produzione di microchip più all’avanguardia.

Inoltre, lo scorso anno gli Stati Uniti sono diventati anche il principale fornitore europeo di gas naturale liquefatto (Gnl), mentre il blocco cercava di eliminare gradualmente gli idrocarburi russi.

C’è anche una maggiore, sebbene naturale, cooperazione tra le nazioni dell’Ue e gli Stati Uniti in materia di sicurezza, dato che la maggior parte di loro sono anche membri della NATO.

“Le relazioni tra Stati Uniti e Unione Europea non sono mai state più forti o più importanti per promuovere i nostri interessi comuni”, ha dichiarato il segretario di Stato americano Antony Blinken martedì a Bruxelles. Un ritornello che proprio non piace alla Cina. E l’Europa lo sa. Se Pechino collaborasse di più, i Paesi Ue potrebbero salvare tutti i loro interessi, anche quelli nel dragone.

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