Un video diffuso dal ministero della Difesa russo dimostrerebbe la distruzione di armi italiane in Ucraina, una notizia che potrebbe avere dei risvolti politici. Ecco tutto quello che c’è da sapere.
Un deposito con armi italiane sarebbe stato distrutto dall’artiglieria russa in Ucraina, in un punto non molto lontano dal Donbass. Sarebbe questo il contenuto di un video di dodici secondi diffuso sul canale Telegram del ministero della Difesa russo oggi 30 maggio alle 11.56.
Nella didascalia si può leggere ciò che è andato distrutto nell’attacco. Ed è così che la Russia avrebbe distrutto degli obici - armi da fuoco di artiglieria - di produzione italiana. Ad andare in fumo sarebbero quindi state le armi del nostro Paese.
Giunti ormai al 96° giorno di guerra in Ucraina, sembrerebbe che la Russia continui la sua lenta ma costante avanzata nel Donbass. Quest’oggi, il presidente turco Erdogan avrebbe sentito al telefono sia Putin che Zelensky, dicendosi pronto a ospitare un vertice anche con l’Onu per raggiungere un accordo.
La notizia della distruzione di armi italiane in realtà è stata smentita poco dopo da alcune fonti della Difesa. È possibile quindi che la didascalia che ha assicurato la provenienza italiana possa essere più che altro una mossa strategica dai risvolti politici. Davanti a una simile notizia, è naturale domandarsi quindi come sono state distrutte le presunte armi italiane e quali possono essere le conseguenze sul piano politico. Ecco tutto quello che c’è da sapere.
Ucraina, così le armi italiane sono state distrutte dalla Russia
Un missile russo diretto verso la postazione di tiro dove si trovavano gli armamenti: così sarebbero state distrutte le armi italiane dalla Russia. Nella didascalia del video, diffuso dal ministero della Difesa di Mosca, si possono leggere i dettagli sull’operazione andata a segno nelle precedenti ore.
Grazie a una ricognizione dell’artiglieria, le forze militari russe avrebbero individuato la postazione di tiro dei «nazionalisti ucraini». La postazione era nascosta dalla fitta vegetazione. «Dopo un’ulteriore ricognizione da parte di un veicolo aereo senza pilota, una munizione di artiglieria di alta precisione è stata colpita nella postazione di tiro».
Scoperto il nascondiglio, le forze militari russe avrebbero lanciato un missile ad alta precisione, che avrebbe mandato in frantumi l’intero armamento. Per Mosca non ci sarebbero dubbi: le armi sarebbero state di produzione italiana, munizioni giunte da poco in Ucraina e trasferite nelle province orientali, nonostante le difficoltà logistiche causate dai raid lungo il percorso ferroviario.
Se dovesse essere confermata la versione di Mosca, le armi italiane distrutte sarebbero quelle appartenenti all’ultimo blocco di rifornimenti partiti dal nostro Paese anche se, stando a quanto riportato dall’Ansa, alcune fonti della Difesa escludono la possibilità che il «sito distrutto [...] contenesse materiali di provenienza italiana».
Armi italiane distrutte dalla Russia: quali sono le conseguenze politiche?
Raramente Mosca ha specificato l’esatta provenienza delle armi occidentali colpite durante le proprie operazioni militari, limitandosi sempre a sottolineare la provenienza delle armi dalla Nato. È naturale dunque domandarsi come mai il ministero della Difesa russo ne abbia confermato con assoluta certezza la provenienza.
Non è possibile saperlo con certezza, ma data anche la momentanea smentita dalle fonti della Difesa in Italia, è possibile che tale notizia abbia intenti politici.
Roma non è infatti l’unico attore occidentale ad avere inviato le armi in Ucraina, ma ultimamente si è mostrata più attiva, inviando anche una proposta di pace sia all’Ucraina che alla Russia, che è stata bocciata da ambo i Paesi.
Bisogna infatti ricordare che ogni guerra si combatte in anticipo sulla rete: campagne di disinformazione e fake-news possono influenzare e direzionare il sentimento dell’opinione pubblica.
La Russia è a conoscenza dell’acceso dibattito tenutosi in Italia sulla necessità di inviare o meno rifornimenti in Ucraina. Dunque, aver rivendicato la distruzione dei rifornimenti italiani potrebbe essere una mossa per incidere sulle prossime mosse del governo Draghi, cercando di influenzare e scuotere l’opinione pubblica in Italia.
leggi anche
Perché non è ancora finita la guerra in Ucraina
© RIPRODUZIONE RISERVATA