Così Cina e Usa affossano l’Europa sulle batterie per veicoli elettrici

Violetta Silvestri

20 Giugno 2024 - 10:16

L’Europa resta indietro nel settore delle batterie per i veicoli elettrici e rischia di perdere la sfida epocale per colpa della forza di Cina e Usa nel comparto così cruciale per il futuro.

Così Cina e Usa affossano l’Europa sulle batterie per veicoli elettrici

A che punto siamo con la produzione di batterie per veicoli elettrici in Europa? La risposta non è molto positiva e chiama in causa il ruolo secondario del vecchio continente nel settore, schiacciato dalla forza dei giganti Cina e Usa.

Con il rallentamento delle vendite di veicoli elettrici, aziende come Volkswagen, Stellantis e Mercedes-Benz stanno ridimensionando i progetti relativi alle batterie. Tenere il passo con i piani delle due potenze economiche mondiali non è un’impresa facile. I produttori cinesi stanno tagliando i costi e gli Stati Uniti offrono sussidi redditizi alle loro aziende.

La Cina ha già una capacità di produzione di batterie in eccesso, può produrre celle a una frazione del costo richiesto dall’Europa e ha un vantaggio sulla tecnologia più avanzata. Tutto ciò significa che il continente rischia di rimanere ulteriormente indietro nella corsa per costruire e alimentare i veicoli elettrici del futuro.

Europa: sfida impossibile contro Cina e Usa per le batterie?

La posta in gioco nel settore delle batterie per veicoli elettrici è alta, come ricorda un’analisi apparsa su Bloomberg. Se la regione non riesce a stabilire una propria catena di valore nel comparto delle batterie per auto elettrificate, che andranno man mano a sostituire quello con il motore a combustione, gran parte dell’industria automobilistica – che costituisce circa il 7% dell’economia europea – seguirà la stessa strada dei pannelli solari, dell’elettronica di consumo e chip nello spostamento verso l’Asia.

Tuttavia, l’Europa sembra sempre più incapace di tenere il passo. La Cina, che sviluppa la tecnologia delle batterie da decenni, controlla già oltre l’80% del mercato, con un ampio margine sui costi. Più recentemente, il dragone è riuscito a migliorare notevolmente la qualità della cella di batteria senza l’ utilizzo di cobalto o nichel. Intanto, sta valutando la costruzione delle cosiddette celle al litio-ferro-fosfato.

Northvolt AB, il più grande e promettente produttore di batterie del continente europeo, si trova quindi alle prese con la produzione di celle “premium” in mezzo a un’ondata di batterie cinesi più economiche.

Nel frattempo, sussidi e agevolazioni fiscali immediatamente accessibili negli Stati Uniti e in Canada stanno attirando aziende come la norvegese Freyr Battery Inc. a trasferirsi all’estero.

La Commissione Europea e il Regno Unito hanno approvato meno di 7 miliardi di euro di aiuti di Stato per la produzione di batterie dall’inizio del 2022: una frazione dei 140 miliardi di dollari stimati necessari per raggiungere l’obiettivo di 1,4 terawattora di capacità di produzione di batterie entro il 2030.

Secondo BloombergNEF, gli Stati Uniti distribuiranno circa 160 miliardi di dollari in crediti d’imposta prima del 2029 per le celle solari e le batterie. Lo scorso anno il Canada ha stanziato 25 miliardi di dollari in incentivi per le batterie, attirando investimenti da aziende come Volkswagen e Stellantis.

“L’Europa ha davvero bisogno di svegliarsi e fornire una risposta decente”, ha affermato Tom Einar Jensen, co-fondatore di Freyr Battery, all’evento BloombergNEF. “Se l’Europa vuole passare dalla dipendenza dal gas russo alla dipendenza dalle batterie importate dalla Cina, probabilmente è una discussione che deve essere maggiormente ponderata nella struttura attuale”.

Sviluppare l’autosufficienza sarà difficile. La Cina non solo produce il maggior numero di batterie, ma ha anche una profonda presa sulla catena di approvvigionamento del settore, in particolare sulla raffinazione di minerali chiave come litio, nichel, cobalto e grafite, nonché sulla produzione di componenti per celle anodiche e catodiche.

Finora, la maggior parte degli investimenti europei sono stati diretti più verso la produzione di celle che verso le industrie minerarie e di raffinazione più in alto nella catena del valore, ha affermato Ilka von Dalwigk, esperta senior di tecnologia e politica presso EIT InnoEnergy.

Secondo BloombergNEF, il mondo ha già più del doppio della capacità di batterie agli ioni di litio necessaria. La capacità produttiva in Cina, che ha distribuito incentivi per un totale di decine di miliardi di dollari, era già tre volte la domanda interna lo scorso anno e aumenterà fino a sei volte nel 2025, se tutte le fabbriche previste nel Paese saranno operative.

Aziende europee sotto pressione

Sebastian Wolf, direttore operativo dell’unità batterie PowerCo di Volkswagen AG. a margine di una conferenza a Stoccarda, in Germania ha ricordato: “Dobbiamo concentrarci tutti sul diventare più veloci e più efficienti in termini di costi”.

Le aziende in Europa potrebbero trovarsi costrette a ridurre ulteriormente le fabbriche pianificate poiché i sussidi dell’Ue sono di difficile accesso a causa della burocrazia e le case automobilistiche proteggono i sottili margini di profitto dei veicoli elettrici.

Automotive Cells Company, guidata da Stellantis e Mercedes, ha sospeso due dei suoi tre siti per valutare la produzione di celle a basso costo alla luce del rallentamento della domanda di veicoli elettrici ancora costosi.

Il passo indietro non riguarda solo gli operatori europei: la cinese Svolt Energy Technology Co. ha annullato un progetto in Germania a causa delle incertezze sui sussidi e dopo la perdita di un cliente fondamentale.

La domanda di veicoli elettrici al di sotto delle aspettative sta rendendo tutto più complicato e i nuovi entranti devono affrontare anche la concorrenza dei principali fornitori asiatici in patria. La cinese Contemporary Amperex Technology Co., il più grande produttore di celle al mondo, ha un sito in Germania e ne sta aggiungendo un altro in Ungheria, mentre la sudcoreana LG Chem Ltd. produce batterie in Polonia da circa sei anni.

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