L’India ha bloccato 200 milioni di tonnellate di petrolio russo in mare. I dazi e le tensioni internazionali hanno stretto il cerchio su Mosca e il suo oro nero. Ecco perché e quali sono i rischi.
Duecento milioni di tonnellate di petrolio russo ferme nel mar Indiano. È questo il risultato dei dazi imposti sulle petroliere di Mosca, che sembrano dare per la prima volta i loro frutti.
Se - nonostante le sanzioni - nel 2024 l’Europa ha importato 17,8 milioni di tonnellate di Gnl russo, l’India ha adottato un approccio più rigoroso nei confronti delle restrizioni imposte dagli Stati Uniti. A inizio gennaio, infatti, Washington ha introdotto nuove misure punitive contro centinaia di navi russe utilizzate per il trasporto di petrolio, mirando a colpire le entrate economiche del Cremlino.
Questo blocco ha generato un effetto immediato, con diverse navi russe attualmente bloccate nelle acque indiane in attesa di direttive. Le misure restrittive non colpiscono solo la flotta, ma anche le compagnie petrolifere russe come Gazprom Neft e Surgutneftegas, nonché le società assicurative coinvolte nel commercio petrolifero.
La risposta di Mosca non si è fatta attendere e il Cremlino ha reagito duramente, minacciando ritorsioni. Nel frattempo, l’India si trova a dover affrontare nuove sfide nell’approvvigionamento energetico, cercando fonti alternative per rimpiazzare il greggio russo. Davanti a tale quadro è naturale voler capire quali sono i rapporti tra India e Russia, e quali sono i rischi derivanti dal blocco dell’oro nero di Mosca in mare. Di seguito tutto quello che serve sapere a riguardo.
Russia e India, un’alleanza energetica: quali erano gli accordi
Negli ultimi anni, India e Russia hanno rafforzato significativamente la loro cooperazione energetica. A dicembre, i due paesi avevano siglato un accordo decennale da 13 miliardi di dollari, che prevedeva la fornitura da parte della Russia di quasi mezzo milione di barili di petrolio greggio al giorno all’India. Tale accordo, che avrebbe dovuto garantire all’India oltre 200 milioni di tonnellate di petrolio in dieci anni, rappresentava un pilastro strategico per la sicurezza energetica di Nuova Delhi.
La raffineria Vadinar, situata nello stato del Gujarat e di proprietà della Nayara Energy Limited (di cui la società russa Rosneft possiede circa il 50%), era uno dei principali punti di lavorazione del greggio. Inoltre, l’India aveva manifestato l’interesse a investire nel progetto petrolifero Vostok in Siberia e nell’impianto di gas naturale liquefatto (Gnl) Arctic LNG-2, sottolineando l’importanza della collaborazione bilaterale.
Tuttavia, le pressioni internazionali hanno costretto l’India a riconsiderare la propria posizione. Con l’entrata in vigore delle sanzioni statunitensi a marzo, il governo indiano ha deciso di bloccare preventivamente le petroliere russe sanzionate, temendo ripercussioni economiche e politiche da parte degli Stati Uniti. Sebbene l’India non abbia formalmente aderito al regime sanzionatorio, ha ceduto alle sanzioni degli Stati Uniti, in modo da poter evitare tensioni con Washington e mantenere buone relazioni commerciali con gli altri partner energetici.
200 milioni di tonnellate di petrolio russo bloccate: quali sono i rischi
Il blocco di una quantità così ingente di petrolio russo pone una serie di sfide all’India, sia dal punto di vista economico che energetico.
L’India è uno dei maggiori importatori di petrolio al mondo, e il greggio russo, offerto a prezzi scontati rispetto al Brent (petrolio proveniente dal Mar del Nord), rappresentava una soluzione conveniente per soddisfare la crescente domanda interna. Ora, con le navi bloccate e la necessità di trovare fornitori alternativi, Nuova Delhi rischia un aumento dei costi energetici e una maggiore dipendenza dai paesi del Medio Oriente.
Le raffinerie indiane stanno già esplorando nuove opzioni di approvvigionamento, negoziando contratti con compagnie petrolifere del Golfo Persico. Tuttavia, l’assenza del petrolio russo potrebbe causare un incremento dei prezzi dei carburanti a livello nazionale, con conseguenze negative sull’inflazione e sulla crescita economica.
A livello geopolitico, poi, il blocco delle petroliere russe rappresenta un ulteriore elemento di tensione tra Mosca e l’Occidente. Il Cremlino ha già minacciato ritorsioni e sta cercando di mitigare gli effetti delle sanzioni attraverso nuovi canali di distribuzione. Secondo alcuni analisti, il petrolio russo potrebbe comunque trovare il modo di entrare nei mercati globali attraverso triangolazioni con altri paesi, come Turchia e Cina.
Se, quindi, l’aumento del prezzo del petrolio e le incertezze sul futuro energetico rappresentano una sfida significativa per il governo di Nuova Delhi; dall’altro il rischio è che, per stringere la rete su Mosca, la Russia decida di dar concretezza alle sue minacce. Scenari che vale la pena tener d’occhio.
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