Tornano ad aumentare i casi positivi al Covid-19 in Italia, ma questo non corrisponde a un aumento dei ricoveri. Dati alla mano: ecco a che punto siamo con la pandemia.
Il Covid-19 non ha alcuna intenzione di arrestare la sua corsa. Se con l’inizio dell’estate si era prevista una decelerazione nella diffusione dei contagi, così non è stato. Stando al bollettino epidemiologico settimanale dell’Iss, è infatti possibile notare un aumento dei casi positivi (265.483) lungo la penisola nelle ultime due settimane (dal 30maggio al 12 giugno). A questo dato bisogna aggiungere il consolidamento del fenomeno delle reinfezioni.
Lo scenario fotografa un’Italia che sta facendo i conti con l’aumento dei contagi, mentre si abbandona progressivamente l’uso della mascherina anche nei luoghi al chiuso, esponendo maggiormente la popolazione al contagio. Detto questo la pressione sul sistema sanitario non è aumentata; infatti, i dati del bollettino mostrano come i ricoveri e decessi (159 nelle ultime due settimane) siano stabili e sotto controllo.
Davanti a un simile scenario è quindi normale ritrovarsi confusi o preoccupati per la situazione, per tale motivo è opportuno approfondire la questione, cercando di capire, dati alla mano, come sta andando la pandemia e se ci si trova di fronte a una nuova ondata. Ecco tutto quello che c’è da sapere.
Covid, cosa sta accadendo: aumento dei contagi, ricoveri e decessi stabili
Aumentano quindi i casi positivi al Covid-19 lungo la penisola, mentre ricoveri e decessi rimangono stabili. I dati forniti dall’Iss sono una cartina tornasole sull’andamento della pandemia.
Nell’ultima settimana si evidenzia una incidenza in aumento e pari a 251 per 100.000 abitanti, rispetto alla settimana precedente (199 per 100.000 abitanti per la settimana precedente dal 30 maggio al 6 giugno). Il tasso però cambia a seconda delle fasce d’età:
- nelle fasce 0-9 anni e over 80 risulta compreso fra 150 e 200 casi per 100.000;
- nelle fasce 10-19 e 70-79 anni è compreso tra i 200 e 250 casi per 100.000 abitanti
- nella fascia 20-69 e over90 è compreso tra i 250 e 1000 casi per 100.000
In particolare, si rileva l’aumento, rispetto alla precedente settimana, della percentuale di casi tra gli operatori sanitari rispetto al resto della popolazione (2,5%). Il tasso d’incidenza dei ricoveri invece risulta stabile in tutte le fasce di età.
Covid, quali sono le varianti più diffuse in Italia
Per comprendere il quadro epidemiologico è importante conoscere quali varianti sono maggiormente diffuse in Italia per capire come sta andando la pandemia. Dall’ultima indagine sulla prevalenza e distribuzione delle varianti, condotta dall’Iss e dal ministero della Salute, è emerso che sono in diminuzione i contagi per:
- Omicron BA.1, ormai al di sotto dell’1% del totale delle varianti Omicron identificate nel nostro Paese;
- Omicron 2 (BA.2), che rappresenta il 63% tra le varianti Omicron contro una prevalenza pari al 91,8% registrata nell’indagine precedente;
Se diminuiscono quindi i contagi di Omicron 1 e 2, si osserva un aumento per:
- Omicron BA.2.12.1 il numero di sequenze attribuibili è pari a 62 casi contro i 4 dell’indagine precedente;
- Omicron 4 (BA.4), con l’11,4% dei casi contro lo 0,47% dell’indagine precedente
- Omicron 5 (BA.5) e 23,1%, rispettivamente, contro lo 0,41% nell’indagine precedente.
Stando a quello che si sa sulle nuove subvarianti non è ancora possibile stabilire se le infezioni causate da queste siano associate a un aumento della gravità dei sintomi.
Covid, cosa sta accadendo: aumentano le reinfezioni
Un dato sicuramente non trascurabile è l’aumento dei casi di reinfezioni: nell’ultima settimana la percentuale di reinfezioni sul totale dei casi segnalati risulta pari a 7,4%, in aumento rispetto alla settimana precedente pari al 6,3%.
Le nuove varianti, specialmente Omicron 4 e 5, avrebbero dimostrato di poter eludere l’immunità acquisita, sia tramite vaccini che tramite la guarigione dalla malattia; la possibilità di reinfezione aumenta al diminuire dell’immunità acquisita nel corso di mesi, ecco perché le persone che hanno ricevuto i loro vaccini possono ancora essere infettate e trasmettere il virus, benché nella maggior parte dei casi non ci si ammala gravemente.
Covid, cosa sta accadendo: qual è l’efficacia dei vaccini?
Davanti all’aumento dei contagi e il rischio di reinfezioni è naturale domandarsi quale sia l’efficacia dei vaccini e come questi influiscano sull’andamento della pandemia. Dall’inizio della campagna vaccinale sono state somministrate 138.029.792 dosi (47.312.895 prime dosi, 49.915.692 seconde/uniche dosi, 39.990.290 terze dosi e 810.915 quarte dosi). Dai dati emersi nei report dell’Iss è possibile notare come la vaccinazione diminuisca il rischio di decessi e ricoveri rispetto alla popolazione con ciclo vaccinale non completo. La copertura va poi diminuendo con il tempo.
- la vaccinazione previene l’infezione da covid circa del 41% entro 90 giorni dal completamento del ciclo vaccinale, 32% tra i 91-120 giorni, e 46% oltre 120 giorni dal completamento del ciclo vaccinale.
- la vaccinazione previene casi di malattia severa del 69% nei vaccinati con ciclo completo da meno di 90 giorni, 68% nei vaccinati con ciclo completo da 91-120 giorni, e 71% nei vaccinati che hanno completato il ciclo vaccinale da oltre 120 giorni.
Guardando ai dati complessivi si evidenzia quindi senza dubbio un aumento dei casi, ma considerando l’immunità acquisita, la vaccinazione che riesce a contenere lo sviluppo di malattia grave e i numeri stabili dei ricoveri e decessi, è da escludere - almeno nell’immediato futuro - un ritorno alle serrate misure anti-Covid.
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