Covid, in arrivo due varianti che sfuggono agli anticorpi: cosa può succedere in inverno

Giorgia Bonamoneta

16 Ottobre 2022 - 00:04

L’inverno porterà due nuove sottovarianti capaci di eludere gli anticorpi. Ecco quali sono e cosa potrebbe succedere secondo la previsione degli esperti.

Covid, in arrivo due varianti che sfuggono agli anticorpi: cosa può succedere in inverno

Anche se meno monitorato rispetto al passato il Covid continua a contagiare e a uccidere. Il bollettino di oggi, sabato 15 ottobre 2022, ha fatto segnare 38.969 nuovi casi in 24 ore e 73 decessi. Un dato che rimane tuttavia sotto controllo e che soltanto la presenza di nuove varianti maggiormente aggressive dal punto di vista della diffusione e della mortalità potrebbero far mutare. È questa la preoccupazione in merito alle due varianti che sfuggono agli anticorpi finora costruiti dalla popolazione.

Negli ultimi giorni, al netto del continuo a presentarsi di nuovi casi, si è riscontrato una frenata nella corsa dei casi e dei ricoveri. Il rischio dietro l’angolo però è sempre lo stesso: la presenza di nuove varianti o sottovarianti capaci di bucare il vaccino e oltrepassare le anticorpi sviluppati. Abbiamo imparato a convivere con il Covid, ma anche durante l’estate 2022 si è verificato un picco dovuto a una nuova sottovariante che, se dovesse accadere in inverno, potrebbe rappresentare una maggior pressione nelle strutture ospedaliere.

Le due nuove sottovarianti di Omicron, rispettivamente BQ.1 e la vicina BQ.1.1 al momento presentano circa il 10% dei casi registrati negli Stati Uniti ed è una percentuale che è destinata a crescere e questo perché sono varianti con un’alta capacità di diffusione. In Europa e in Italia la presenza delle sottovarianti di Omicron, le due varianti che sfuggano agli anticorpi, sono state già rilevate e gli esperti hanno confermato la capacità di diffondersi con maggiore rapidità.

Due nuove sottovarianti di Omicron: la presenza in Italia

Al momento il Covid viaggia con una trasmissione elevata, infatti al momento l’RT, ovvero l’indice che misura la velocità di trasmissione il coronavirus è superiore a 1. Anche in presenza di questo dato nei giorni precedenti è stato riscontrato un calo dei ricoveri e dei casi. Questo però non vuol dire abbassare la soglia di attenzione, poiché l’arrivo di nuove sottovarianti, rilevate già negli Stati Uniti e in Europa, potrebbero cambiare l’andamento. Al momento infatti le due nuove varianti di Omicron, anche se sono in grado di sfuggire ad anticorpi, rappresentano “solo” il 10% dei casi registrati e Anthony Fauci ha spiegato che il tasso di aumento di queste due varianti è pari al doppio e quindi è piuttosto problematico.

In Italia la variante dominante, indicata intorno al 93%, è un’altra sottovariante, ovvero la BA.5. La variante ha raggiunto il suo picco e secondo Antonio Maruotti, ordinario di statistica alla LUMSA, la curva sta rallentando in maniera piuttosto evidente e che la mini-ondata si sta esaurendo con numeri gestibili. Eppure rimane la preoccupazione di cosa accadrà quando arriveranno anche in Italia, in maniera prepotente, una o entrambe le nuove sottovarianti rilevate in Germania e nel Regno Unito.

Nuove sottovarianti: cosa accadrà in inverno

Sempre secondo Maruotti ci dobbiamo abituare alle mini ondate che si presenteranno in futuro. Le sottovarianti potrebbero sfuggire agli anticorpi, quindi anche se abituati dobbiamo comunque prestare attenzione. Oltre alla sottovariante Cerberus esisterebbe un’altra sottovariante che bisognerà tenere d’occhio nei prossimi mesi: si chiama BA.2.75.2, soprannominata Chiron. Secondo uno studio condotto da un gruppo di scienziati europei questa particolare sottovariante ha un’alta capacità di fuga dell’anticorpi neutralizzanti.

Questa nuova sottovariante rappresenta quindi un possibile problema, ma va ridimensionata la preoccupane in luce al fatto che si tratta di una sottovariante del gruppo Omicron 2 e che al momento risulta dominante la variante Omicron 5 con le sue sottovarianti. L’ondata in corso è totalmente sostenibile, dicono gli esperti e le sottovarianti all’orizzonte vanno tenute sotto controllo, ma non ci sono dati sul possibile aumento di gravità della malattia.

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