La nuova variante Xe si sta diffondendo sempre più velocemente. Una sotto variante che mette in pericolo anche le persone vaccinate. Ecco perché e com’è nata.
La variante Xe cambia l’andamento della pandemia: sono a rischio anche i vaccinati. La nuova sottovariante del virus Sars-Cov-2 allarma gli esperti per la maggiore capacità di diffusione rispetto alle prime variati. A parlarne con toni preoccupanti è stato Massimo Galli, professore ordinario di Malattie infettive all’Università Statale di Milano e primario all’Ospedale Sacco.
Mentre i contagi continuano a salire in Europa, anche in Italia, l’infettivologo non può che dirsi contrario alla decisione del Governo Draghi dell’allentamento e abbandono delle restrizioni. Dalle parole del professore sembra purtroppo ancora lontana la possibilità di una “convivenza con il virus”: “140 morti al giorno sono inaccettabili”, un dato di cui secondo il professore si parla troppo poco.
In effetti la pandemia è passata in secondo piano a causa della disastrosa guerra in Ucraina e della crisi energetica che si ripercuote sui paesi europei. Eppure, mentre Omicron 2 si sostituisce a Omicron 1, con la nuova variante c’è da stare poco tranquilli: anche chi ha ricevuto tre dosi è a rischio. È opportuno approfondire la questione: ecco com’è nata e perché la sottovariante Xe mette in pericolo anche i vaccinati.
leggi anche
Quarta dose di vaccino, arriva l’ok del ministero della Salute: ecco chi deve farla e quando
Covid, com’è nata la nuova sottovariante Xe?
Le nuove varianti agitano gli esperti: la pandemia non è conclusa. A ricordarlo è stato lo stesso infettivologo Galli, il quale guarda ai dati: solo nell’ultimo mese sono stati 2 milioni i casi positivi e 4mila i morti. I contagi ormai sono trainati da Omicron 2 e dalla sottovariante Xe.
Il quadro pandemico muta velocemente al mutare del Covid. Ciò che emerge è come Omicron 2 si stia velocemente sostituendo Omicron 1, eppure a preoccupare di più è proprio la nuova variante Xe, che potrebbe essere così diffusiva da sostituirle entrambe. Sono in molti a domandarsi quindi da dove provenga e come sia nata la nuova variante.
Con molta probabilità la sottovariante Xe è nata dalla fusione di Omicron 1 e Omicron 2, data da un’infezione concomitante delle due varianti, che avrebbero ricombinato le loro caratteristiche genetiche nel virus che oggi si conosce. In realtà, ha spiegato Galli, è stato proprio il gran numero di vaccinati a favorire la selezione delle sottovarianti in un quadro di mutazioni casuali: “Da un lato potremmo essere sulla strada della minore patogenicità del virus. Dall’altro si registra una maggiore capacità di diffusione delle sottovarianti”.
Di conseguenza si verificherebbe quindi una riduzione della forza protettiva dei vaccini verso l’infezione, ma non per fortuna nei confronti della malattia grave. Intanto è stata già annunciata la nuova sottovariante Xj - un dato che sicuramente lascia riflettere.
leggi anche
Omicron, la nuova variante Xj è in Italia: ecco i sintomi per riconoscerla. «È contagiosissima»
Perché la sottovariante Xe è pericolosa anche per i vaccinati?
Con la nuova sottovariante Xe anche i vaccinati con tre dosi sono a rischio di infezione. È questa la ragione della preoccupazione degli esperti per la diffusione di questa nuova forma del virus Sars-Cov-2. È necessario quindi capire in che modo e perché la variante Xe sia così pericolosa anche per le persone vaccinate.
Il problema risiede nelle mutazioni. Nata probabilmente dalla fusione di Omicron 1 e Omicron 2, con la sottovariante Xe ci si trova davanti a un virus quasi nuovo rispetto a quello per cui i vaccini sono stati creati. A spiegarlo è sempre l’infettivologo Galli. Per questo motivo, anziani e soggetti fragili possono avere problemi con la protezione immunitaria, anche se hanno ricevuto la terza dose. Senza contare che la Xe presenta dei sintomi “sospetti” come le vertigini che, secondo il professore, potrebbero implicare un interessamento neurologico da approfondire.
Covid, i vaccini sono inefficaci contro la sottovariante Xe?
I vaccini, quindi, potrebbero essere inefficaci perché non aggiornati, ma è importante sottolineare, secondo Galli, che le tre dosi (o quattro per anziani e soggetti fragili) sono pur sempre una protezione che è meglio avere rispetto alla scelta di non vaccinarsi, in quanto il vaccino garantisce ancora una protezione dalle forme più gravi della malattia. Resta quindi fondamentale non abbandonare comportamenti personali cauti per sé e per gli altri - ancora una volta si parla di responsabilità civile - in modo da rallentare la diffusione e non mettere a rischio le persone più fragili, bambini compresi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA