L’analisi completa di Abi e Cerved sulla situazione dei crediti in difficoltà in Italia nel 2023. Ecco tutti i fattori che potrebbero influire sulla stabilità economica del Paese.
I crediti deteriorati rappresentano una sfida significativa per le banche e per l’economia italiana. Questi sono prestiti che le imprese non sono in grado di rimborsare per varie ragioni, tra cui la difficoltà finanziaria, la mancanza di liquidità o la competizione sul mercato. Secondo l’ultimo Outlook Abi-Cerved 2022-2024, i crediti deteriorati sono in crescita per la prima volta in dieci anni, pur rimanendo lontani dai picchi passati, e potrebbero aumentare ancora nel 2023 per poi diminuire nel 2024.
Oltre ad avere un impatto negativo sulle imprese, questa situazione rischia di minare la stabilità del sistema finanziario nazionale. Vediamo di seguito le previsioni di Abi e Cerved per comprendere la situazione attuale e le prospettive future dei crediti in difficoltà in Italia nel 2023.
Aumento dei crediti in difficoltà nel 2023
Nel 2022, i crediti in difficoltà hanno registrato un aumento significativo, invertendo il trend in diminuzione che durava dal 2012. Questo è stato causato da una combinazione di fattori, tra cui l’elevata inflazione, l’innalzamento dei tassi di interesse e la solo parziale sostituzione degli interventi pubblici a sostegno delle imprese adottati durante la pandemia.
L’indicatore che esprime la percentuale dei crediti in bonis ad inizio anno che nel corso dell’anno diventano non performing era pari al 2% nel 2021 ed è salito al 2,3% a fine 2022. Si tratta in ogni caso di un dato significativamente inferiore rispetto al periodo pre-Covid (2,9% nel 2019), ma soprattutto ben lontano dai picchi preoccupanti registrati nel 2012 (7,5%).
Questo dato è destinato a salire al 3,8% nel 2023 per poi nuovamente scendere nel 2024 al 3,4%. Solo le costruzioni fanno registrare tassi di deterioramento minori rispetto al 2019, mentre, al contrario, le microimprese registrano il livello più alto di nuovi crediti in default, rilevabile già nel 2022.
Questo aumento ha comportato un aumento del rischio per le banche e una maggiore pressione sulle imprese, rendendo necessario un approccio strategico per gestire la situazione.
Fattori che contribuiscono all’aumento dei crediti in difficoltà
Secondo l’analisi, il peggioramento della qualità del credito risente dell’indebolimento della domanda a cui si associa una cospicua spinta inflattiva delle materie prime e del caro energia. Inoltre, il costante innalzamento dei tassi d’interesse da parte della Banca Centrale Europea ha incrementato il costo del debito per le imprese. Queste, a causa del quadro instabile, non riescono a pianificare correttamente le azioni e non fruiscono più delle misure di sostegno al credito adottate durante la pandemia, ora solo parzialmente sostituite.
Previsioni per il 2023 e 2024
Le previsioni dei tassi di deterioramento nel biennio 2023/24 sono proiettate in funzione del clima di elevata incertezza economica.
Il quadro economico resta caratterizzato da aspettative negative a causa del persistere della guerra tra Russia e Ucraina, di una difficile situazione internazionale che rende complessa la pianificazione strategica da parte delle imprese e del rialzo dei tassi di interesse da parte della Bce.
La combinazione di questi fattori è mitigata solo parzialmente dalle misure di supporto al credito adottate durante la pandemia e ormai scadute, il che potrebbe influire sulla solidità creditizia delle imprese più vulnerabili. Tuttavia, i fondi del Pnrr e il raggiungimento di un tetto europeo comune al prezzo del petrolio potrebbero supportare l’economia italiana.
L’evoluzione futura del tasso di deterioramento risentirà così in maniera decisa della stagnazione economica legata al caro energia e all’inflazione ancora elevata (nel 2023 è prevista al 6,5%), che potrebbe mettere in difficoltà molte attività economiche nel 2023. Nel 2023 il tasso di deterioramento crescerà al 3,8% offrendo un incremento anno su anno di 1,5 punti percentuali, che non si vedeva dal 2012. Nel 2024 si osserverà una riduzione del tasso di deterioramento, che si attesterà comunque su un valore alto rispetto agli ultimi anni (3,4%), sebbene molto lontano dai picchi toccati durante la crisi sovrana.
Conclusione e prospettive future per la situazione dei crediti in difficoltà in Italia
I crediti deteriorati rappresentano una sfida significativa per le banche e per l’economia italiana, e questa situazione rischia di minare la stabilità del sistema finanziario nazionale. Secondo l’ultimo Outlook Abi-Cerved 2022-2024, i crediti deteriorati sono in crescita per la prima volta in dieci anni e potrebbero aumentare nel 2023, raggiungendo il 3,8% prima di diminuire nel 2024.
Questo aumento è causato da una combinazione di fattori, tra cui l’elevata inflazione, l’innalzamento dei tassi di interesse e la solo parziale sostituzione degli interventi pubblici a sostegno delle imprese adottati durante la pandemia. Nonostante questo, l’amministratore delegato di Cerved Group, Andrea Mignanelli, si aspetta impatti moderati sull’economia, grazie alla maturazione del mercato e all’utilizzo di strumenti, algoritmi e tecnologie per gestire la situazione.
In futuro, sarà sempre più importante l’utilizzo di questi strumenti e tecnologie per smaltire rapidamente i crediti deteriorati e finanziare la ripresa.
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