Crimea, perché è importante per Russia e Ucraina e come può decidere le sorti della guerra

Luna Luciano

31 Agosto 2023 - 09:26

Gli alleati di Kiev premono affinché Zelensky apra a una “soluzione politica” per la Crimea. Ecco perché la penisola è importante e come può decidere le sorti della guerra.

Crimea, perché è importante per Russia e Ucraina e come può decidere le sorti della guerra

L’Ucraina sembrerebbe disposta a rinunciare alla Crimea. È questo il risultato delle pressioni che gli Stati Uniti hanno esercitato, discretamente, per mesi sul presidente ucraino Volodymyr Zelensky, affinché aprisse una via per una “soluzione politica”.

Una soluzione che converrebbe, sicuramente, non solo all’Ucraina, che sta perdendo la guerra a causa di una controffensiva debole e definita dalla stessa intelligence statunitense una “missione suicida”, ma anche alla Russia che deve fare i conti in questi giorni con l’evidente crollo del rublo.

La stessa Washington non ha mai pensato seriamente che l’armata ucraina sarebbe stata in grado di riconquistare la penisola annessa illegalmente da Vladimir Putin nel 2014.

Anzi. Il Segretario di Stato, Antony Blinken, e il Consigliere per la Sicurezza nazionale, Jake Sullivan, fin dall’invasione del 24 febbraio 2022, hanno avvertito il presidente americano Joe Biden: la Crimea rappresenta una “linea rossa” per Putin: una terra da difendere con ogni mezzo possibile, comprese le armi nucleari tattiche, da sempre al centro della retorica russa e della sua strategia di deterrenza.

La scelta di inserire la Crimea in una trattativa più ampia non è un caso. È proprio su questa lingua di terra che si è venuto a costruire un clima di tensioni e di crisi tra Mosca e Kiev. Oltre alle ragioni storiche che hanno portato le due Nazioni a rivendicare la Crimea, oggi la penisola ha un forte valore economico e strategico a cui nessuno dei due Paesi è mai stato disposto a rinunciare.

È quindi opportuno approfondire la questione cercando di capire perché la Crimea è così importante e come può decidere le sorti della guerra. Ecco tutto quello che c’è da sapere.

La storia della Crimea: perché Russia e Ucraina la rivendicano?

La Crimea è la più grande penisola del Mar Nero ed è collegata con il Sud dell’Ucraina dall’istmo di Perekop, e solo dal 2018 è collegata alla Russia dal ponte di Crimea. Le ragioni storiche per cui ancora oggi Russia e Ucraina rivendicano la Crimea portano a quadro alquanto complesso.

Nel 1920 la penisola entrò a far parte dell’Urss e l’anno seguente venne riconosciuta come Repubblica Socialista Sovietica Autonoma di Crimea. Al termine della Seconda guerra mondiale, nel 1954, il leader sovietico Nikita Chruščëv la donò all’Ucraina in segno di riconoscimento per commemorare il 300° anniversario del trattato che sancì l’alleanza e l’acquisizione dell’Ucraina.

Oggi, quindi, apparterebbe legittimamente a Kiev, eppure la maggior parte degli abitanti è russofona. Nel 2014 a seguito della rivoluzione ucraina, a conclusione delle proteste pro-europeiste dell’Euromaidan con la fuga del presidente filorusso Viktor Janukovyč il 22 febbraio, la Russia occupò la Crimea e a seguito del referendum “farsa” del 16 marzo con il 97% di “sì” e con un tasso di partecipazione dell’89% - non riconosciuto a livello internazionale a causa della presenza militare sul territorio - la Crimea fu annessa, secondo il Cremlino legittimamente, alla Federazione russa.

Perché la Crimea è così importante per Russia: il valore strategico

Oltre alle ragioni storiche, in realtà sono altri i motivi per cui la Crimea risulta essere preziosa per Russia. La penisola ha infatti un forte valore economico e strategico-militare:

  • dal punto di vista militare la base navale di Sebastopoli è stata ceduta “in affitto” Mosca fino al 2042. Inoltre, sempre nella penisola sono presenti diverse caserme, poligoni e porti usati dalla Russia. La Crimea è quindi uno strategico sbocco sul mare, essenziale per la proiezione di Mosca nel Mediterraneo. È dal porto di Sebastopoli salpano le navi per il Baltico, per il mare del Nord ma anche per il Bosforo.
  • dal punto di vista economico la Crimea è fondamentale per i suoi porti. Stando a un articolo di Limes, attraverso i porti transita circa il 30% del totale delle esportazioni marittime russe.

La perdita della Crimea comporterebbe quindi per i russi una significativa riduzione del potere e del raggio d’azione militare e commerciale. Inoltre, la Crimea è stata spesso il centro di discorsi nazionalisti di Kiev e Mosca. Un territorio a cui nessuno dei due Paesi rinuncerebbe, ma qualcosa sta cambiando e sembra che l’Ucraina sia pronta ad alzare bandiera bianca.

Crimea, come può decidere le sorti della guerra

Dalla Crimea possono realmente dipendere le sorti della guerra. Infatti, la nuova apertura del presidente ucraino Volodymyr Zelensky a una soluzione politica e non militare per la penisola potrebbe presto gettare le basi per una via diplomatica e porre fine alla guerra. Lo stesso Pentagono ha ribadito più volte che la Russia sarebbe disposta a difendere quella lingua di terra a ogni costo, ricorrendo anche alle armi tattiche nucleari, al momento solo al centro di strategie di deterrenza.

I diplomatici al momento sono al lavoro per trovare le possibili vie d’uscita, le più plausibili vedono la demilitarizzazione della Crimea, come indicato da Zelensky, e un rinnovo della concessione demaniale che consentirebbe alla base di Sebastopoli di restare attiva ancora per un certo numero di anni, come già fatto nel 2010, quando è stata ceduta “in affitto”, fino al 2042 in cambio di uno sconto consistente sulle forniture di gas.

Questa soluzione converrebbe sia all’Ucraina che alla Russia. Alla prima perché la controffensiva è sempre più simile a una missione suicida e perché le parole di Zelensky servirebbero ad aprire a una exit strategy volta a salvaguardare la sua immagine, dato che nel 2024 dovrà affrontare le elezioni presidenziali. Ma anche Mosca trarrebbe beneficio da questa soluzione.

La Russia, infatti, si troverebbe in un momento delicato, nonostante abbia l’intenzione di aumentare la spesa militare fino a 100 miliardi di dollari, deve affrontare il crollo del rublo e le scarse risorse militari, la ragione, stando all’intelligence britannica, per cui Putin avrebbe annullato l’esercitazione strategica congiunta con la Bielorussia, Zapad 23.

Adesso ciò che conta è il segnale di disponibilità lanciato da Zelensky, sperando che venga colto dal Cremlino. Per scoprirlo bisognerà attendere l’8 settembre, giorno in cui Putin incontrerà il suo omologo turco Erdogan. Un incontro che potrebbe gettare le basi per un dialogo tra Kiev e Mosca e che di fatto ripristinerebbe i confini dell’Ucraina, con l’unica eccezione delle terre annesse dalla Russia: Donbass e Crimea.

Se davvero ciò dovesse accadere, bisognerebbe interrogarsi in futuro sul ruolo che hanno avuto le altre nazioni nel prolungare una guerra che come unico risultato ha quello di essere costata molte, troppe, vite.

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