Come il dibattito tra Salvini e Gelmini porta alla luce la necessità di dare forma alle reali posizioni ideologiche di Forza Italia.
Negli ultimi tempi Maria Stella Gelmini si è fatta promotrice di una corrente critica rispetto alla linea belusconiana sulla guerra in Ucraina. La ministra per gli Affari regionali e le autonomie di Forza Italia alimenta però il dibattito anche in uno scambio di battute taglienti con Matteo Salvini, intervenuto sul tema proprio a favore del Cavaliere.
Il leader della Lega viene infatti accusato formalmente di arrogarsi un ruolo illegittimo e prendere la parola su temi che non lo riguardano. Contestualmente arriva quindi un invito esplicito a occuparsi del proprio partito piuttosto che delle questioni che animano i dibattiti interni di altre fazioni politiche.
La questione, ripreso a gran voce dalla cronaca, va però ben oltre il semplice botta e risposta tra i due. Il dibattito in corso potrebbe in realtà delineare agli elettori il futuro volto di una parte centrodestra che, tra caos e scontri, è ora chiamato a scrollarsi di dosso quell’aurea anti-atlantista tanto critica.
Cosa ha detto Berlusconi su Putin?
Gelmini accusa il leader di FI per delle frasi filoputiniane pronunciate durante l’ultima convention tenutasi a Napoli ma, in uno spettro più ampio, denuncia la linea poco atlantista del partito.
Nel mirino è finita soprattutto l’espressione «inviare armi a Kiev significa essere cobelligeranti» ma fanno parlare di sé anche affermazioni quali «l’Europa deve fare una proposta di pace a Putin e agli ucraini, cercando di far accogliere dagli ucraini quelle che sono le domande di Putin».
La ripresa in calcio d’angolo è arrivata poco dopo, ma tanto è bastato per sollevare le critiche. Berlusconi durante l’intervento alla Mostra d’Oltremare si è infatti corretto specificando:
«L’Ucraina è il Paese aggredito e noi dobbiamo aiutarlo a difendersi. Forza Italia è - e rimarrà sempre - dalla parte dell’Europa, dalla parte dell’Alleanza Atlantica, dalla parte dell’Occidente, dalla parte degli Stati Uniti».
Da notare poi come Gelmini sia l’unico dirigente di FI che ha declinato l’invito in città per ascoltare l’intervento che oggi critica. L’unico panel a cui ha presto parte è stato quello sul tema dello sviluppo. Nel famoso discorso l’ex premier ha invece ringraziato i suoi sostenitori da prima fila quali i ministri Renato Brunetta e Mara Carfagna nonché la presidente del Senato Elisabetta Casellati.
Le posizioni di Gelmini e i risvolti possibili
Il distacco della ministra Gelmini dalle posizioni del Cavaliere arriva in modo netto:
«Le parole di Berlusconi di ieri purtroppo non smentiscono le nostre ambiguità» - o ancora - «Oggi, più che ascoltare le parole di Putin, occorre ascoltare il grido di dolore dell’Ucraina, violentata e oppressa dall’invasore».
Queste parole, pronunciate a Firenze durante una visita alla fiera Didacta Italia, sottolineano quindi una spaccatura interna e, come specificato dalla diretta interessata, sarebbero motivate da salde convinzioni.
Le precisazioni, anche perché opposte alla linea di principio del Capitano, hanno colto l’interesse di Salvini che in difesa di Berlusconi ha essenzialmente detto come sia necessario «contare fino a cinque prima di criticare Berlusconi» e che «con tutto il rispetto, Silvio Berlusconi è Silvio Berlusconi. A uno può piacere o meno, ma con tutto quello che ha fatto nella vita ha lasciato una traccia nella storia del nostro Paese».
Un intromissione imperdonabile che ha portato Gelmini a dire:
«Salvini rispetti dibattito interno a un partito che, per il momento, non è il suo».
Alla luce dei fatti però tutto assume una dimensione ben più seria di un «tirarsi gli stracci». Gelmini di fatto intende sollevare la questione delineandola come il vero e proprio cruccio di Forza Italia. La narrazione attuale, più che un piccola divergenza d’intenti con il proprio leader, assume le forme di un tema di linea politica generale. Non è cosa da poco infatti la collocazione europeista e atlantista o meno del partito, soprattutto a fronte dell’impronta che Draghi faticosamente dipinge all’estero e il posizionamento della stessa opinione pubblica. A quale pezzo di elettorato FI deciderà di rivolgersi? L’avversione alla Nato sarà ancora palpabile in vista delle prossime elezioni dove Berlusconi promette una nuova fantomatica «discesa in campo» o si procederà verso un cambio di rotta?
Per la ministra Gelmini in ogni caso il problema è pressante e non personalistico. A suo dire il tema esiste a prescindere dalla propria persona visto che, per ben due volte, il partito è già stato chiamato a chiarire quale interpretazione ideologica volesse imprimere ai fatti bellici.
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