Le “porte girevoli” tra settore pubblico e privato dominano il capitalismo contemporaneo, in cui lo Stato è sempre più ridotto a “comitato d’affari”.
Si discute molto dell’imbarazzante caso di Guido Crosetto, divenuto ministro della Difesa dopo avere assunto ruoli apicali in aziende e organizzazioni dell’industria militare e dei sistemi d’arma.
Vari commentatori hanno evocato il rischio di potenziali conflitti d’interesse tra le due posizioni, per giunta nel settore ad alto rischio della produzione di armamenti. Il ministro viene così tratteggiato come estrema incarnazione dell’oscuro “fabbricante”: prima d’armi, poi delle guerre necessarie a giustificarle.
Il balzo di carriera fa indubbiamente paura, specie nel tempo gravido di massacri che viviamo. Eppure, a ben vedere, quello di Crosetto è solo un caso tra tanti. Nel mondo abbiamo innumerevoli esempi di “porte girevoli”, vale a dire passaggi dai vertici del capitalismo privato a quelli dello Stato e viceversa, in settori persino dominanti rispetto a quello della Difesa. Da Robert Rubin a Martin Bangemann, da Neelie Kroes a Adam Farkas, da José Manuel Barroso a Pier Carlo Padoan, fino all’eclatante caso di Mario Draghi, tantissimi hanno varcato le soglie tra potere statuale e potere capitalistico, più volte e in più direzioni. Contro ogni apparenza, dunque, Crosetto è pesce piccolissimo. [...]
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