Inizia l’iter parlamentare della Legge di Bilancio e con esso la pioggia di emendamenti che le forze politiche presentano. Vediamo i più rilevanti.
L’iter parlamentare della Legge di Bilancio ha preso il via il 4 novembre con le audizioni con associazioni, consumatori, Confindustria e sindacati che tentano di ottenere qualcosa dalla manovra che, però, ha margini molto stretti. Solo dopo l’audizione del ministro Giancarlo Giorgetti, fissata per la giornata di domani, la manovra entrerà nel vivo con la presentazione degli emendamenti da parte delle forze di maggioranza e quelle di opposizione.
Solitamente si tratta di centinaia di emendamenti, che quest’anno possono essere presentati entro l’11 novembre. Da questa data, poi, ci sarà tempo una settimana per scremare le proposte e concentrarsi solo su quelle di maggiore impatto nelle discussioni seguenti, per arrivare a fine mese con il testo votato dalla Camera che passa al Senato.
Cosa vogliono inserire nella Manovra i vari partiti? Andiamo a vedere quelli che saranno gli emendamenti di maggiore impatto che saranno presentati quest’anno.
Acconto Irpef a rate
Le richieste di forze di maggioranza e opposizione sono moltissime. Forza Italia, ad esempio, vuole una proroga per il concordato fiscale (ma sicuramente se una proroga deve esserci, con la riapertura di una finestra di adesione, ci sarà molto prima dell’entrata in vigore della Legge di Bilancio).
La Lega, invece, punta su una conferma della rateizzazione dell’acconto Irpef di novembre, come già avvenuto per l’acconto 2024 che, invece di essere versato a novembre, in un’unica soluzione è slittato a gennaio con la possibilità di rateizzazione fino a maggio.
Questo fa capire che il testo della Legge di Bilancio fino a ora circolato può ancora essere limato e modificato.
Taglio dell’Irpef per il ceto medio
A volere limare la pressione fiscale per il ceto medio sono diverse forze politiche e anche Fratelli d’Italia che, però, non sta insistendo più di tanto consapevole del fatto che le risorse sono poche.
La proposta che era stata avanzata dallo stesso ministro Giorgetti qualche settimana fa era di tagliare il secondo scaglione dell’Irpef rimodulandone l’aliquota che oggi è al 35%. L’idea è quella di abbassare l’aliquota di uno e due punti percentuali e portarla al 34% o al 33% e al tempo stesso agire sulla platea dei destinatari portando lo scaglione di reddito dagli attuali 50.000 euro a 60.000 euro.
Il ministro dell’Economia, però, aveva subordinato questo intervento all’andamento del concordato preventivo biennale, che non lascia a questo punto molte speranza viste le poche adesioni (si parla di un 10%).
Dall’automotive alla sanità
Uno dei punti che stanno più a cuore a Movimento 5 Stelle e Pd è la sanità per il quale sono stati denunciati i tagli. Gli emendamenti che saranno presentati, quindi, tenteranno di portare più risorse al settore per investire nella salute dei cittadini. Questo per fare in modo che la salute continui a essere un diritto garantito che l’autonomia differenziata potrebbe mettere a rischio.
Allo stesso tempo le due forze politiche premono anche per salvare il fondo automotive che è stato ridotto a 4,5 miliardi di euro. Il sostegno tolto all’industria automobilistica, che sta vivendo una crisi a livello europeo, rischia di mettere ancora più in crisi non solo un settore importantissimo per l’economia italiana, ma anche il posto di lavoro di migliaia di dipendenti.
La web tax e la crisi dell’editoria
La web tax, conosciuta anche con digital service tax, oggi in Italia colpisce con un’imposta del 3% solo le attività con fatturato superiore ai 750 milioni di euro e ricavi digitali in Italia di almeno 5,5 milioni di euro. La Legge di Bilancio 2025 punta a togliere questi limiti e ad estendere la web tax anche alle piccole imprese digitali.
Secondo la Fieg un’azione di questo genere potrebbe mettere a rischio compromettendola, la vita di molte Pmi innovative che si fondano proprio sul digitale. Forza Italia, quindi, si schiera per difendere chi opera nel digitale e ha un fatturato limitato, opponendosi, quindi, all’eliminazione dei limiti sopra citati.
Flat tax per forfettari
Attualmente la flat tax per i contribuenti forfettari è applicata solo per redditi entro gli 85.000 euro l’anno. Il tetto per pagare l’imposta sostitutiva al 15% vuole essere innalzato dalla Lega a 100.000 euro l’anno. La misura potrebbe essere ostacolata, però, dalla mancanza di coperture che l’intervento richiederebbe. Per alzare il tetto, infatti, si dovrebbe usare il gettito derivante dal concordato preventivo che, però, dovrebbe servire a coprire anche il taglio dell’Irpef per il ceto medio.
Tassazione criptovalute
Attualmente il testo della manovra ha portato la tassazione sulla rendita maturata dai bitcoin dal 26% al 42%. La Lega, fin dall’annuncio si è dichiarata contraria all’aumento e ha richiesto la cancellazione (o la riduzione dell’aliquota) dell’intervento.
Canone Rai a 70 euro
La Lega insiste sul Canone Rai. Nel testo della Manovra, infatti, non c’è nessun intervento che confermi il taglio dell’abbonamento da 90 a 70 euro (che il ministro Giorgetti, però, aveva annunciato nel corso della conferenza stampa del 16 ottobre).
L’emendamento che la Lega presenterà riguarda, quindi, la riduzione (o la riconferma?) del canone Rai a 70 euro.
© RIPRODUZIONE RISERVATA