Debito-deficit Italia, il FMI spiega perché il governo Meloni non ce la farà

Laura Naka Antonelli

25/10/2024

Altro che deficit-PIL inferiore al 3% entro il 2026 e in debito-PIL in discesa a partire dal 2027. Per l’FMI non andrà così.

Debito-deficit Italia, il FMI spiega perché il governo Meloni non ce la farà

No, il governo Meloni non riuscirà a far scendere il rapporto deficit-PIL al 3%, diktat fissato dall’Unione europea con il nuovo Patto di Stabilità e di Crescita che, entrato in vigore quest’anno, ha costretto l’Italia e diversi altri Paesi membri come la Francia a presentare strategie ben precise per rimettere in sesto i rispettivi conti pubblici. A non dare fiducia all’abilità del governo Meloni di rimettere in riga le finanze pubbliche italiane - così come alla capacità del governo di Michel Barnier di fare lo stesso -, è stato l’FMI, Fondo Monetario Internazionale che, questa settimana, oltre a presentare il nuovo outlook sul PIL globale, ha lanciato qualche attenti sulle finanze pubbliche di alcuni Paesi europei, in primis di Italia e Francia.

La view è chiara: a suo avviso né Roma né tanto meno Parigi riusciranno a tener fede agli impegni promessi: nel caso dell’Italia, così come si legge nel Piano Strutturale di Bilancio, a far scendere il deficit-PIL al 3% entro il 2026; nel caso della Francia, a riportare lo stesso rapporto allo stesso livello entro il 2029.

Di fatto, il Fondo Monetario Internazionale prevede che il deficit-PIL italiano si attesterà nel 2026 al 3,5%, rimanendo vicino al 6% nel caso della Francia fino al 2029: scenari decisamente sconfortanti per le due economie europee che si assomigliano sempre di più, a dispetto di una Francia che, ai tempi della crisi dei debiti sovrani dell’area euro di più di 10 anni fa, ostentava con orgoglio insieme alla Germania la sua natura di Paese virtuoso, facendosi anche beffe dell’Italia.

Dopo più di 10 anni, gli analisti si stanno concentrando invece più sui problemi della Francia che su quelli dell’Italia.

Detto questo, ci sono voluti gli attenti dell’FMI per ricordare al mondo che, se Parigi piange, Roma sicuramente non ride, visto che rimane inchiodata ai primi posti della classifica dei Paesi più indebitati al mondo, e che, secondo Washington, lì rimarrà ancora per molto.

Niente da fare, dunque. L’FMI non si fida della capacità del governo Meloni di riportare il rapporto deficit-PIL dell’Italia al livello del 3%, che corrisponde ai desiderata di Bruxelles, entro il 2026: di conseguenza, non crede neanche che il rapporto del debito-PIL inizi a scendere a partire dal 2027 come previsto dall’esecutivo italiano.

Nelle nostre stime, il livello del debito dell’Italia è alto, e continuerà a salire”, ha commentato Davide Furceri, responsabile della divisione del dipartimento degli Affari fiscali dell’FMI -“Di conseguenza, nelle nostre previsioni non crediamo che il rapporto debito-PIL scenderà ma, piuttosto, che salirà ”.

Di quanto?

Basta fare un paragone tra le stime incise nel Piano Strutturale di bilancio presentato dal governo Meloni e quelle elaborate dall’istituzione di Washington.

Con il presente documento, il Governo rivede al ribasso la stima di quest’anno del deficit in termini di PIL dal 4,3 per cento indicata nel Documento di Economia e Finanza (DEF) di aprile al 3,8 per cento e conferma l’obiettivo di ridurre l’indebitamento a meno del 3 per cento del PIL nel 2026”, si legge nel testo del PSB, dove sono scritti gli sforzi che Roma si impegna a fare per uscire dalla Procedura di infrazione per deficit eccessivo lanciata dall’UE.

Il governo punta a riportare il deficit-PIL entro l’ambìta soglia del 3% entro due anni, iniziando a far scendere il rapporto al 3,3% nel 2025, per portarlo al 2,8% nel 2026.

Per quanto riguarda il rapporto debito-PIL, dallo stesso PSB (Piano Strutturale di bilancio) emerge che il rapporto “solo dal 2027 inizierà un percorso di discesa, in linea con le nuove regole che prevedono che si riduca, in media, di 1 punto percentuale di PIL successivamente all’uscita dalla procedura per deficit eccessivi”.

Ma anche su questo punto l’FMI la vede diversamente, stimando che il debito-PIL dell’Italia raggiungerà addirittura il 142,3% nel 2029, in rialzo di quasi 8 punti percentuali rispetto ai livelli attuali. Altro che discesa.

Furceri ha così invitato l’Italia a essere più proattiva e ambiziosa nel rimettere a posto i propri conti: “L’Italia è uno di quei casi per i quali riteniamo che sia necessario procedere con gli aggiustamenti fiscali a partire da ora, in modo graduale e sostenuto”, ha detto il funzionario dell’FMI, avendo cura di precisare che “è importante che (gli aggiustamenti) siano graduali e sostenuti, in quanto vogliamo un aggiustamento che continui a preservare la crescita economica”.

Crescita economica che l’FMI intravede essere più contenuta rispetto a quella annunciata dal governo Meloni nelle sue stime. Stime, tra l’altro, che lo stesso ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti ha detto che sarà difficile centrare, per quanto riguarda il 2024:

La recente revisione delle stime trimestrali annuali da parte dell’Istat, pur elevando di molto il livello del Pil sia in termini nominali che reali, hanno comportato una correzione meccanica al ribasso della crescita acquisita per il 2024 che rende più difficile il conseguimento di una variazione annuale del Pil reale dell’1% per l’anno in corso”, ha ammesso il ministro.

Più pessimista sulla crescita del PIL italiano anche Confindustria, che prevede per il trend dell’economia una crescita, quest’anno, pari a +0,8%.

Idem l’Istat, che oggi ha confermato la stima preliminare sul PIL dell’Italia, relativa al secondo trimestre del 2024, indicando nel periodo una espansione dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e dello 0,9% nei confronti del secondo trimestre del 2023, fattore che porta l’outlook sulla crescita acquisita per il 2024 a +0,6% rispetto al + 0,7% fornita a fine luglio.

Per quanto riguarda l’outlook dell’FMI sull’Italia, le previsioni si avvicinano più a quelle di Confindustria e dell’Istat che a quelle del governo Meloni.

Per quest’anno 2024, si prevede una crescita pari a +0,7%, mentre per il 2025 l’outlook sul PIL dell’Italia è stato anche rivisto al ribasso, dal +0,9% previsto nel mese di luglio a +0,8%.

E di fatto, con una crescita che rimarrà secondo l’FMI decisamente inferiore a quella calcolata dal governo Meloni, il risamento dei conti impiegherà più tempo a concretizzarsi.

Una debolezza persistente nel settore manifatturiero pesa sulla crescita di Paesi come Germania e Italia”, ha rimarcato il Fondo Monetario Internazionale, aggiungendo che il PIL dell’Italia riceverà comunque un assist maggiore alla sua domanda interna grazie all’effetto dei fondi UE e all’attuazione del PNRR. Sempre che, qualcuno potrebbe dire, i fondi vengano spesi.

Tra l’altro ieri l’FMI ha anche parlato dello scotto che il PIL dell’Italia dovrà pagare a causa del processo di elettrificazione in corso.

Il Fondo ha fatto riferimento a un vero e proprio “shock EV delle auto elettriche” sul prodotto interno lordo dell’Europa, calcolando un impatto che ha definito contenuto ma diverso a seconda dei Paesi europei.

Nel caso dell’Italia, così come della Germania e della Francia, Washington ha calcolato una perdita pari allo 0,15% circa del PIL dopo cinque anni di shock, sulla scia della penetrazione nel mercato europeo delle auto elettriche cinesi.

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