Mario Draghi torna a parlare della sua esperienza di governo, del suo futuro e della situazione dell’economia italiana ed europea, fornendo alcuni consigli a Giorgia Meloni.
Per la prima volta da quando non è più presidente del Consiglio, Mario Draghi torna a parlare di se stesso, della sua esperienza di governo, del suo futuro e anche dello scenario economico in Italia. Passato e futuro. In un’intervista al Corriere della Sera, l’ex inquilino di Palazzo Chigi racconta la sua vita negli ultimi due anni e si proietta anche al futuro.
Un futuro da nonno, ribadisce. Perché da subito ci tiene a precisare di non essere “interessato a incarichi politici o istituzionali, né in Italia né all’estero”. Draghi si difende anche dalle accuse di chi riteneva che volesse far cadere in fretta il suo governo.
Secondo l’ex presidente del Consiglio l’ipotesi che volesse lasciare per il timore di una recessione fa sorridere e non ha neanche “trovato riscontro nei dati”. Tanto che assicura che sarebbe rimasto volentieri a Chigi per completare il suo lavoro, se gli “fosse stato consentito”.
La situazione dell’economia italiana per Draghi
Draghi rivendica i risultati economici raggiunti dall’Italia in questo ultimo periodo, in cui ha guidato il governo: “Quest’anno cresceremo di quasi il 4%, più di Francia e Germania, dopo i sette trimestri di crescita consecutivi durante il mio governo”. E anche il debito pubblico, sottolinea, “in questi due anni è calato come mai nel dopoguerra”.
L’esperienza a Palazzo Chigi, però, è finita quando l’esecutivo era vicino a introdurre il salario minimo e riformare il Reddito di cittadinanza. Obiettivo non raggiunto, quindi, ma per Draghi ora “occorre guardare avanti”.
Gas, cosa bisogna fare secondo Draghi
Una delle sfide più importanti, a livello nazionale e globale, è quella della crisi energetica e del gas. Per Draghi ora “c’è molto che gli stati europei possono fare insieme e a livello nazionale, mentre l’inazione europea può portare a frammentazioni lungo linee imprevedibili”.
Sicuramente il price cap viene ritenuto dall’ex governatore della Bce un risultato importante, ma “adesso va applicato in modo efficace”. Draghi, inoltre, chiede di mettere in campo nuove iniziative europee per proteggere i più fragili dal caro bollette ed energia, per esempio con un fondo comune di sostegno simile a quello adottato per il mercato del lavoro durante la pandemia.
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Le decisioni più difficili di Draghi al governo
Quando gli si chiede quale sia stata la decisione più costosa quando era al governo, Draghi ricorda che ci sono state molte scelte difficile, come attuare per primi in Europa il green pass e l’obbligo vaccinale. Ma anche riaprire le scuole ad aprile, una mossa ritenuta da molti azzardata ma con la quale si è comunque riusciti a tenere la pandemia “sotto controllo”. Infine molto difficile è stato anche dare “il sostegno immediato convinto all’Ucraina”, con il rischio di una ritorsione russa.
La fine del governo Draghi
Nel suo racconto, Draghi parla anche della fine del governo da lui guidato, dettata dal fatto che nei partiti di maggioranza non c’era più la volontà di trovare compromessi. La maggioranza “si era andata sfaldando” e i partiti si dissociavano dalle decisioni di governo e Parlamento.
Su questo punto l’ex presidente del Consiglio fa alcuni esempio: il Movimento 5 Stelle sul sostegno militare all’Ucraina, Forza Italia e Lega sulla riforma di fisco e concorrenza, Lega e Movimento 5 Stelle sulla richiesta di uno scostamento di bilancio. Alla fine, ammette Draghi, le posizioni dei partiti erano “inconciliabili”.
Il giudizio di Draghi su Meloni e il nuovo governo
A Draghi viene chiesto anche un giudizio sul nuovo governo e sulla presidente del Consiglio Giorgia Meloni: “Ha dimostrato di essere una leader abile e ha avuto un forte mandato elettorale”, replica.
Ora compito del governo sarà quello di non creare un clima internazionale negativo nei confronti dell’Italia. Un avvertimento, quello di Draghi, che richiama a un necessario «ancoraggio» all’Europa. Non trascurando mai, questo l’invito rivolto a Meloni, il confronto con le parti sociali, gli enti territoriali e il terzo settore.
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