L’accordo sull’innalzamento del tetto al debito Usa è davvero vicino e possibile? C’è un cauto ottimismo, ma i nodi da sciogliere sono diversi e lo scontro politico è agguerrito.
Lo stallo sull’innalzamento del tetto al debito Usa continua, seppure con uno spiraglio di ottimismo: l’accordo è davvero possibile nei tempi annunciati, ovvero entro il fine settimana?
Mercoledì 16 maggio il presidente Joe Biden ha cercato di illustrare come continuerà a negoziare con i leader del Congresso sul budget per aumentare il tetto del debito, sottolineando che tutte le parti hanno convenuto che gli Stati Uniti non sarebbero falliti.
Nelle osservazioni pronunciate poco prima della partenza per il Giappone, il presidente ha riferito che il suo incontro alla Casa Bianca martedì con i leader democratici e repubblicani del Congresso è stato “produttivo”, aggiungendo di avere fiducia su un accordo in arrivo.
Il tempo, però, stringe per aumentare il limite di prestito prima del 1 giugno, quando, secondo il Dipartimento del Tesoro, il governo potrebbe non essere in grado di pagare i suoi conti, innescando un default sul debito nazionale che potrebbe avere conseguenze catastrofiche sull’economia globale.
L’allarme e la frustrazione crescono di giorno in giorno, mentre il sentiment è che tutto può crollare senza un’intesa: dagli standard di vita degli americani ai budget familiari fino alla stabilità nel sistema finanziario globale, i rischi sono ovunque e di estrema gravità.
Dopo una settimana di discussioni, i contorni di un compromesso hanno iniziato a prendere forma, anche se praticamente qualsiasi intesa è densa di rischi politici per entrambe le parti. La partita è ancora aperta per evitare la crisi del debito Usa più drammatica della sua storia: un accordo sta davvero arrivando?
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La crisi del debito Usa è uno scontro politico: quale accordo in vista?
Per comprendere la portata della situazione paradossale in cui si trova impantanata la prima potenza mondiale, basta una semplice sintesi su cosa sta accadendo tra i due partiti politici.
Se il Congresso e la Casa Bianca non raggiungono un accordo, il governo potrebbe rimanere senza liquidità ed essere sull’orlo di un default sovrano, nel giro di poche settimane. La maggior parte degli investitori si aspetta un compromesso dell’ultimo minuto, evitando così l’“Armageddon finanziario”, come durante le crisi passate. Eppure le posizioni sembrano trincerate: i repubblicani vogliono grandi tagli alla spesa; i democratici resistono.
Da evidenziare che il tetto del debito può essere alzato, ma solo se viene votato dalla Camera dei Rappresentanti, che ha una maggioranza repubblicana. Quando il partito al governo non ha la maggioranza alla Camera – come nel caso dell’attuale amministrazione – non c’è alcuna garanzia che si raggiunga un accordo.
I repubblicani stanno cercando di sfruttare la scadenza per fare pressione sul presidente Joe Biden affinché accetti i tagli alla spesa. Il 26 aprile, la Camera ha approvato un disegno di legge per aumentare il limite del debito di 1,5 trilioni di dollari, ma solo a condizione che la spesa venga ridotta ai livelli del 2022 e quindi limitata all’1% di crescita all’anno.
Il presidente democratico chiede però ai legislatori di aumentare senza condizioni il limite di prestito autoimposto dal governo federale. Il presidente della Camera dei rappresentanti repubblicana Kevin McCarthy ha affermato che la Camera non approverà alcun accordo che non riduca la spesa per affrontare un crescente deficit di bilancio.
La proposta però abrogherebbe le priorità chiave dell’amministrazione Biden, come la remissione dei prestiti agli studenti e gli incentivi fiscali per i veicoli elettrici. La Casa Bianca ha affermato che tale ipotesi costringe “le famiglie della classe media e dei lavoratori a sopportare l’onere dei tagli fiscali per i più ricchi” e non ha alcuna possibilità di diventare legge.
Lo stallo è politico e il destino della prima potenza mondiale si gioca tutto su un punto di incontro tra le due visioni politiche nettamente contrapposte. Chi farà un passo indietro tra democratici e repubblicani? Il nodo da sciogliere è proprio questo.
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Tutti i nodi politici dell’accordo sul debito: l’intesa è possibile?
Trovare un compromesso sulla spesa federale è il primo obiettivo dei repubblicani, considerato irrinunciabile per arrivare poi ad accordare l’innalzamento al tetto del debito Usa. Rimodulare il budget di spesa e la politica economica di governo, però, non rientra affatto nei piani di Biden, nemmeno se in gioco c’è il default.
Le discussioni vertono su alcuni punti chiave. Innanzitutto, i repubblicani insistono affinché i miliardi di dollari in fondi non spesi stanziati per sostenere le imprese e i governi statali e locali durante la pandemia tornino al governo federale (ora che l’emergenza Covid è conclusa). Su questo tema, Biden si è detto disposto ad accettare la proposta, visto che la rimozione non avrebbe un impatto diretto sui programmi specifici della sua amministrazione.
Un altro argomento di discussione è lo snellimento del processo attraverso il quale il governo federale concede i permessi alle società private per lo sviluppo energetico. Questo è un interesse chiave, per esempio, del senatore democratico Joe Manchin del West Virginia, ricco di carbone, che rappresenta un voto decisivo nel Senato degli Stati Uniti, fortemente diviso.
Più complicato per Biden sarebbe accettare di limitare l’importo della spesa assegnato nel prossimo bilancio 2023-24. Ciò che i democratici sperano di evitare - e che i repubblicani hanno cercato - sono tagli effettivi alla spesa federale, in particolare ai nuovi programmi e alla spesa approvata dal Congresso controllato dai democratici durante i primi due anni della presidenza di Biden.
Forse il più grande punto critico durante gli attuali colloqui sul limite del debito è la proposta repubblicana secondo cui le persone al di sotto o vicine alla soglia di povertà dovrebbero cercare attivamente lavoro o iscriversi a un programma educativo se ricevono aiuti alimentari, finanziari e assicurativi sanitari.
I conservatori si lamentano spesso che gli aiuti del governo ai poveri sono pieni di frodi e incoraggiano le persone a rimanere fuori dalla forza lavoro. I democratici considerano il sostegno come parte integrante dell’ampia rete di sicurezza sociale federale di Biden, che secondo loro ha ridotto la povertà infantile del 46% durante il primo anno in carica del presidente. L’espansione del programma Medicaid per i poveri, in particolare, è stata fondamentale per gli sforzi democratici per ridurre il numero di americani senza assicurazione sanitaria.
L’accordo, quindi, si gioca tutto su questi nodi, fortemente legati a visioni politiche opposte. Per questo il nervosismo sale negli Usa.
Senza accordo, c’è il 14 emendamento
In assenza di un accordo, alcuni hanno esortato il presidente a superare il Congresso invocando il 14° emendamento della Costituzione, che afferma che la “validità del debito pubblico degli Stati Uniti...non deve essere messa in discussione”.
Il presidente Joe Biden ha detto che lo stava prendendo in considerazione, ma l’utilizzo della clausola per contestare la legge sul limite del debito scatenerebbe quasi certamente una battaglia legale, limitandone l’utilità nell’attuale crisi.
Anche il segretario al Tesoro Janet Yellen ha minimizzato la possibilità, affermando che qualsiasi tentativo di invocarlo scatenerebbe una crisi costituzionale.
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