Decorrenza dimissioni, come si calcola il giorno corretto

Simone Micocci

10 Febbraio 2025 - 13:54

Che data indicare come decorrenza delle dimissioni? Ecco quali regole bisogna seguire per non incorrere in sanzioni.

Decorrenza dimissioni, come si calcola il giorno corretto

La decorrenza delle dimissioni è un aspetto che non va assolutamente trascurato nel momento in cui si procede con l’invio telematico della domanda.

Nel momento in cui si fa domanda di dimissioni, infatti, viene chiesto di specificare la decorrenza, intesa come il primo giorno in cui il lavoratore cessa la propria attività lavorativa, ovvero il giorno successivo all’ultimo effettivo di lavoro.

A tal proposito, bisogna prestare attenzione a non confondere la data di comunicazione delle dimissioni con quella della loro effettiva decorrenza. Queste due date possono coincidere solo in determinati casi specifici, come ad esempio per le dimissioni per giusta causa o di quelle rassegnate durante il periodo di maternità (sia dalla madre che dal padre), circostanze in cui il lavoratore può interrompere immediatamente il rapporto senza dover rispettare l’obbligo di preavviso.

Nella maggior parte delle situazioni, invece, tra il momento in cui il lavoratore manifesta la volontà di dimettersi e l’ultimo giorno di lavoro intercorre un certo periodo, chiamato di preavviso appunto. Questo intervallo di tempo è regolato dai Contratti collettivi nazionali e ha come scopo quello garantire al datore di lavoro il tempo necessario per organizzare la sostituzione del dipendente uscente o riorganizzare il reparto produttivo.

Il mancato rispetto del preavviso comporta una penalizzazione economica a carico del lavoratore, che dovrà versare al datore di lavoro un’indennità pari alla retribuzione spettante per il periodo di preavviso non rispettato. Per questo motivo, è fondamentale prestare particolare attenzione nel calcolo della decorrenza delle dimissioni, rispettando scrupolosamente i tempi indicati dal Ccnl.

In fase di compilazione della domanda telematica, il lavoratore deve quindi inserire una data che tenga conto dell’eventuale preavviso, evitando così di incorrere in sanzioni economiche o altri tipi di problematiche con il proprio datore di lavoro.

Ma come calcolare esattamente la data di decorrenza delle dimissioni? Ecco alcune informazioni utili.

Cos’è la decorrenza delle dimissioni

Non va quindi confusa la data in cui vengono comunicate le dimissioni dalla decorrenza delle stesse. Nel primo caso l’azienda viene informata dell’intenzione del lavoratore risolvere unilateralmente il contratto, mentre solo nel secondo il rapporto di lavoro viene meno e quindi si è autorizzati a interrompere immediatamente l’attività.

Quindi, quando compili le dimissioni online ricordati d’indicare come decorrenza delle dimissioni non l’ultimo giorno di lavoro, bensì quello immediatamente successivo.

Ad esempio, Tizio il 1° febbraio comunica l’intenzione di voler interrompere il rapporto di lavoro dal 1° marzo, con martedì 28 febbraio 2023 come ultimo giorno di lavoro. Alla voce “decorrenza delle dimissioni” dovrà quindi indicare mercoledì 1° marzo.

Come si calcola la decorrenza delle dimissioni

Non è solo la volontà del lavoratore a incidere sulla data di decorrenza delle dimissioni: come vuole la regola generale, infatti, salvo alcune eccezioni il dipendente che intende risolvere unilateralmente il rapporto di lavoro deve osservare un periodo di preavviso.

Il preavviso delle dimissioni è quindi quel periodo che va da quando la comunicazione al datore di lavoro viene formalizzata all’interruzione vera e propria dell’attività lavorativa. Periodo che - è bene sottolineare - per legge deve essere lavorato: per questo motivo non è possibile approfittare di ferie o malattia per smaltire il preavviso, poiché in tal caso i termini vengono sospesi per poi riprendere nel momento in cui si fa ritorno al lavoro.

Il termine che va dalla comunicazione delle dimissioni alla decorrenza delle stesse varia in base a una serie di fattori: è il contratto collettivo di riferimento, infatti, a indicare le tempistiche del preavviso, le quali sono tanto più ampie quanto più è importante il ruolo ricoperto in azienda. Ad esempio, è richiesto un preavviso più lungo a chi ha un’anzianità di servizio elevata, come pure a chi ricopre una qualifica apicale.

Per questo motivo, prima d’indicare la decorrenza delle dimissioni è bene essere informati sulla durata del preavviso, informazione che potete apprendere solamente consultando il contratto collettivo del settore in cui siete impiegati.

Anche perché laddove la decorrenza dovesse coincidere con un giorno compreso nel periodo di preavviso per il lavoratore ci sarebbe l’obbligo di corrispondere all’azienda l’indennità di mancato preavviso, calcolata sulla base della retribuzione che il dipendente avrebbe percepito nel caso in cui il periodo residuo fosse stato lavorato.

Ricordiamo però che il preavviso non è sempre necessario: ad esempio, non è richiesto per le dimissioni per giusta causa, come pure per chi si licenzia durante il periodo di maternità (fino al compimento di un anno di età del figlio). In tali casi, quindi, per indicare l’ultimo giorno di lavoro non bisogna rispettare chissà quali regole in quanto non sono previste sanzioni per le dimissioni in tronco.

La decorrenza delle dimissioni può coincidere con festivi o domeniche?

Come detto, la decorrenza è il giorno immediatamente successivo all’ultimo giorno di lavoro, o comunque all’ultimo giorno di contratto. A tal proposito, nulla vieta d’indicare come decorrenza delle dimissioni un giorno festivo, una domenica o comunque un giorno non lavorativo: l’unica regola da rispettare è quella relativa al preavviso, per il resto qualsiasi giornata va bene.

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