Entro quando vanno comunicate le dimissioni da un contratto a tempo determinato? Ecco cosa prevedono le regole vigenti.
L’obbligo di preavviso nella risoluzione dei contratti serve a minimizzare i disagi della parte che lo subisce, consentendole di porvi rimedio per tempo. Ciò vale per il lavoratore licenziato, che deve trovare un’altra occupazione, quanto per il datore di lavoro che deve sostituire il dipendente. Nel contratto di locazione, invece, il locatore deve trovare un nuovo inquilino per assicurarsi la rendita, mentre il conduttore deve trovare un altro alloggio e così via.
Tornando al lavoro subordinato, tuttavia, ci sono ulteriori elementi da tenere in considerazione per tutelare gli interessi delle parti. Nel contratto a tempo indeterminato, pensato per perdurare, il preavviso ha motivo d’esistere perché il recesso sarebbe altrimenti imprevedibile. Tutto cambia, invece, per il contratto a tempo determinato, che essendo un contratto a termine ha già imposto alle parti di prevedere la sua cessazione, fatto salvo il rinnovo. Di conseguenza cambiano le regole e le sanzioni per chi non le rispetta. Vediamo in particolare come funziona il preavviso di dimissioni con contratto a tempo determinato.
Preavviso dimissioni contratto a tempo determinato
I contratti di lavoro a tempo determinato sono regolamentati dalla legge n. 230/1962, configurando a tutti gli effetti un contratto a termine, come molti altri non riguardanti il diritto del lavoro. Di conseguenza, le parti si impegnano fin dalla sottoscrizione del contratto al rispetto di una data di scadenza. La possibilità di licenziare il lavoratore o presentare le dimissioni sono in evidente contrasto con il rispetto della scadenza concordata, tant’è che la legge ammette soltanto il recesso per giusta causa. Quest’ultimo è disciplinato dall’articolo 2119 del Codice civile, che consente in via eccezionale il recesso dal contratto a tempo determinato, come pure la mancanza di preavviso per lo stesso. Il dipendente a tempo determinato può quindi rassegnare soltanto le dimissioni per giusta causa, a patto che ne ricorrano le condizioni.
In particolare, è necessario che la prosecuzione del rapporto di lavoro sia diventata impossibile, in virtù di un grave inadempimento contrattuale del datore di lavoro, di un illecito commesso dallo stesso o più in generale dalla compromissione grave e irreparabile del vincolo fiduciario.
La giusta causa si configura soltanto quando la violazione degli obblighi contrattuali è di una gravità tale da pregiudicare il proseguimento dell’attività lavorativa in condizioni di sicurezza, tutela della salute e della dignità. Questa è l’unica forma di dimissioni ammesse nel contratto a tempo determinato, insieme a eventuali fattispecie regolamentate dal contratto collettivo o individuale, con riflessi assolutamente particolari per quanto riguarda il preavviso.
Quanti giorni prima comunicare le dimissioni
La giusta causa di recesso è caratterizzata propriamente dall’impossibilità di proseguire il rapporto di lavoro, nemmeno in via momentanea. Bisogna quindi fare molta attenzione a parlare di preavviso, atteso che anche la sola disponibilità del dipendente a prestare attività lavorativa provvisoriamente dopo aver comunicato l’intenzione di dimettersi è inconciliabile con la giusta causa. Il preavviso risulta infatti incompatibile con la gravità delle motivazioni che giustificano le dimissioni dal contratto a tempo determinato. È molto importante ricordare questa precisazione, nonché delle nuove regole in merito alle dimissioni per fatti concludenti, rischiando altrimenti pesanti conseguenze.
A differenza della mancanza di preavviso, quando dovuto, le dimissioni ingiustificate nel contratto a tempo determinato comportano sanzioni più severe ai danni del lavoratore.
Quest’ultimo dovrà, infatti, risarcire il datore di lavoro del danno arrecato e comprovato con l’astensione dall’attività di lavoro. Diversa è l’ipotesi in cui il contratto a tempo determinato sottoscritto preveda una clausola di rinnovo automatico. In quest’ultima ipotesi, il lavoratore che non intende proseguire il rapporto di lavoro (e parimenti il datore) deve avvertire la controparte nei tempi prefissati, non necessariamente analoghi ai termini di preavviso delle dimissioni nel contratto a tempo indeterminato.
La legge consente, inoltre, la risoluzione anticipata del contratto su accordo tra le parti. Il dipendente può quindi provare ad accordarsi con il datore di lavoro per terminare il contratto prima del termine, senza commettere illeciti o provare a indurre il licenziamento per giusta causa, che potrebbe essere rivisto in un eventuale giudizio in tribunale.
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