Decreti Ristori, chi sono gli esclusi dagli aiuti economici? Ecco chi rimane a bocca asciutta

Rosaria Imparato

12/11/2020

Quali sono le categorie escluse dagli aiuti economici del decreto Ristori? Il decreto Ristori bis è riuscito a includere altre tipologie tra i beneficiari degli indennizzi, ma non tutti riceveranno i bonus previsti.

Decreti Ristori, chi sono gli esclusi dagli aiuti economici? Ecco chi rimane a bocca asciutta

Decreto Ristori, non tutti le categorie di lavoratori riceveranno gli aiuti previsti: ma chi rimane a bocca asciutta?

I beneficiari degli aiuti economici sono ben prestabiliti, e individuati per codice Ateco.

È il decreto Ristori stesso a individuare i beneficiari dei bonus e degli indennizzi: la lista si trova nell’allegato 1 del provvedimento. Il decreto Ristori bis ha poi ampliato (e sostituito) l’elenco compreso in questo allegato, ma alcune categorie rimangono fuori dal perimetro degli aiuti.

Parliamo di migliaia di contribuenti che rimangono senza un “paracadute economico”: mense, circoli ricreativi, scuole di danza, ma anche colf, commercialisti, consulenti del lavoro. Facciamo una panoramica delle categorie escluse dai decreti Ristori.

Decreto Ristori, chi sono gli esclusi dagli aiuti economici? Ecco chi rimane a bocca asciutta

Il decreto Ristori, come il nome stesso suggerisce, è il provvedimento che si occupa degli aiuti economici (e quindi di dare ristoro, per l’appunto) alle attività oggetto delle misure restrittive del DPCM del 24 ottobre.

Le nuove misure restrittive, che spaziano dalla chiusura di palestre e piscine allo stop per locali e ristoranti alle ore 18, fino ad arrivare alla forte raccomandazione di evitare spostamenti non necessari, sono valide a partire da lunedì 26 ottobre e avranno durata fino al 24 novembre.

Ma non tutti vengono colpiti dalle nuove disposizioni allo stesso modo: ad esempio, i locali possono continuare a lavorare oltre le 18, anche se solo con l’asporto o con le consegne a domicilio, mentre altri esercizi sono costretti alla chiusura e altri ancora continuano a rimanere chiusi.

Il decreto Ristori prova dunque a dare un sostegno economico a queste categorie, per esempio coi contributi a fondo perduto strutturati in modo proporzionale rispetto al danno causato dal misure restrittive.

Eppure, il Governo non è riuscito a pensare a tutti: una prima categoria di esclusi riguarda le categorie affini a quelle “fatte salve” dal decreto. È il caso dei servizi mensa, dei bar dei centri ricreativi Arci o Acli, delle macchine per la distribuzione automatica.

In un primo momento anche la ristorazione collettiva era rimasta esclusa, ma il decreto Ristori bis ha allungato la lista di codici ATECO che possono accedere agli aiuti. Tra questi c’è la ristorazione con somministrazione, quella ambulante, quella su treni e navi e anche il catering per eventi.

Decreto Ristori, gli esclusi: dai commercialisti alle colf

Tra le categorie escluse dagli indennizzi e aiuti del decreto Ristoro (non solo i contributi a fondo perduto, ma anche il bonus affitto fino a dicembre e l’esenzione dalla seconda rata IMU) ci sono anche commercialisti, consulenti del lavoro, agenti di commercio che lamentano, ovviamente, forti cali di fatturato.

In generale, sono rimaste escluse le professioni ordinistiche. Dagli architetti agli ingegneri, dai dentisti agli odontoiatri: tutte le categorie di professionisti che lavorano con la partita IVA chiedono a gran voce al Governo di non essere dimenticati.

Categoria esclusa e fortemente a rischio è anche quella delle colf: il rischio è di nuovo quello del licenziamento. Con la nuova ondata di contagi, infatti, le famiglie sono di nuovo spaventate e hanno paura a far entrare in casa persone esterne al nucleo familiare.

Per quanto riguarda il turismo, il decreto Ristori bis ha previsto il codice ATECO degli autobus nella lista dei beneficiari degli aiuti.

Rimangono esclusi invece i negozi di scarpe e di fiori, così come le scuole di lingua.

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