Delocalizzazioni con sanzioni più pesanti e restituzione dei contributi avuti dallo Stato: questo è quello che prevede per le imprese il decreto Aiuti ter come annunciato dal ministero del Lavoro.
Novità per le delocalizzazioni con il decreto Aiuti ter e in particolare per le imprese che avranno sanzioni più pesanti.
Ad annunciare l’inasprimento delle norme sulle delocalizzazioni è stato il ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali in un comunicato che riporta le parole del titolare del dicastero Andrea Orlando al margine del CdM che ha licenziato il testo del terzo decreto Aiuti dell’ormai uscente governo Draghi.
Il decreto ancora in bozza è stato approvato lo scorso 16 settembre e si oppone alle delocalizzazioni senza freni sanzionando gli imprenditori che agiscono in modo sconsiderato.
In particolare il decreto Aiuti ter stabilisce che le aziende che decidono di procedere alla delocalizzazione della produzione fuori dai confini nazionali senza sottoscrivere con le organizzazioni sindacali il piano per limitare le ricadute occupazionali dovranno pagare sanzioni più pesanti.
Il datore di lavoro dovrà anche restituire i contributi eventualmente ottenuti dallo Stato.
In attesa del testo ufficiale vediamo allora cosa prevede la bozza del decreto Aiuti ter sulle delocalizzazioni.
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Delocalizzazioni: sanzioni più pesanti per le imprese con il decreto Aiuti ter
Le nuove sanzioni per le imprese in merito alle delocalizzazioni contenute dal decreto Aiuti ter sono state presentate dal ministro del lavoro Andrea Orlando come si legge nel comunicato sul sito ufficiale del dicastero da lui guidato. Il ministro parla di un rafforzamento delle norme sulle “delocalizzazioni selvagge”.
Il ministro ha aggiunto:
“Sanzioni più severe per chi non rispetta le procedure, tempi più lunghi per individuare un futuro alle aziende dismesse. Sono sempre di più le imprese che vanno via da un giorno all’altro senza preoccuparsi dei lavoratori, delle famiglie e del tessuto sociale, economico e produttivo delle comunità che lasciano. Oggi un altro passo avanti con la soddisfazione di avere il sostegno, rispetto a qualche tempo fa, largo della politica e delle istituzioni. ”
Nello schema del decreto approvato e in bozza si fa riferimento prima di tutto alle tempistiche che le aziende che vogliono delocalizzare o chiudere l’attività devono rispettare per presentare il piano per limitare le ricadute occupazionali ed economiche. I giorni passano infatti da 30 a 90.
Nel caso di mancata sottoscrizione del piano con le organizzazioni sindacali, riporta il testo, le sanzioni già previste per le imprese che delocalizzano sono aumentate del 500%.
La norma di riferimento è la legge 92/2012 e in particolare l’articolo 2 comma 35 e pertanto il contributo per ciascun lavoratore così previsto viene aumentato del 500%. La sanzione equivale, secondo la norma, “al 41 per cento del massimale mensile di ASpI per ogni dodici mesi di anzianità aziendale negli ultimi tre anni” moltiplicato per tre. L’ASpi è stata poi sostituita dalla Naspi.
Delocalizzazioni: restituzione dei vantaggi ottenuti dallo Stato
Sempre in merito alle delocalizzazioni il datore di lavoro deve non solo corrispondere la sanzione prevista, ma anche restituire i vantaggi (contributi, sovvenzioni) ottenuti dallo Stato.
Il testo del decreto Aiuti ter in bozza stabilisce che se l’impresa cessa l’attività in via definitiva o riduce la produzione anche per effetto delle delocalizzazioni, con la riduzione contestuale del personale superiore al 50% di quello impiegato mediamente nell’ultimo anno “è tenuto alla restituzione delle sovvenzioni, dei contributi, sussidi ed ausili finanziari o vantaggi economici a carico della finanza pubblica di cui hanno beneficiato gli stabilimenti produttivi interessati”.
La restituzione dovrebbe riguardare anche i 10 anni che precedono l’avvenuta procedura di delocalizzazione.
Per maggiori dettagli sulle novità per le delocalizzazioni è necessario attendere il testo del decreto in Gazzetta Ufficiale.
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