In quali casi per guadagnare con TikTok è necessario aprire una partita Iva? La cosa principale da tenere in considerazione è la modalità con cui si conduce l’attività.
Serve la partita Iva se si guadagna con TikTok? Tra i giovani (ma anche tra chi giovane non lo è più) TikTok è un social network che sta spopolando negli ultimi anni. I creator propongono video brevi o meno brevi (che arrivano a una durata massima di una decina di minuti, ma nella maggior parte dei casi non superano i 3 minuti) in cui parlano, ballano, cantano, in alcuni casi condividono percorsi alimentari o di allenamento.
Si tratta di un social network molto variegato in cui, ovviamente, chi non si limita a guardare passivamente, punta a un guadagno o a una sorta di visibilità, anche se in rari casi l’obiettivo è solo quello di diffondere un messaggio. Come ci si deve comportare dal punto di vista fiscale con i guadagni generati con TikTok? Si deve avere necessariamente una partita Iva?
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Come si guadagna su TikTok?
Consultando quanto scritto sulle pagine di TikTok, esistono diversi metodi di guadagnare con il social in questione:
- tramite TikTok Creator Marketplace, una piattaforma di collaborazione tra brand e creator;
- tramite TikTok Live, quando un utente soddisfa determinati requisiti può avviare dirette live e monetizzare attraverso i regali da parte di chi assiste alla live stessa.
Si deve aprire partita Iva se si guadagnano fino a 5.000 euro l’anno?
In molti sono portati a pensare che se su TikTok non si arriva a un guadagno che supera i 5.000 euro l’anno non sia necessario aprire una partita Iva potendosi avvalere della prestazione occasionale. Non è così.
La prestazione occasionale, come dice il nome stesso, deve essere saltuaria e limitata nel tempo. La prestazione occasionale non deve superare i 30 giorni l’anno con lo stesso committente e, anche, i 5.000 euro netti nello stesso anno solare.
Non basta dire, dunque, che se si guadagna con TikTok basta non superare i 5.000 euro l’anno di guadagno per poter far rientrare lo stesso nella prestazione occasionale e non aprire partita Iva, perché per chiunque volesse svolgere un controllo basterebbe vedere quanti video sono stati pubblicati e in quali giorni dell’anno per comprendere se è stato rispettato il limite dei 30 giorni di lavoro previsti.
Il lavoro, inoltre, per essere considerato occasionale non deve essere svolto in maniera abituale, coordinata e continuativa, altrimenti si trasforma in un lavoro professionale, per il quale serve, appunto, l’apertura della partita Iva.
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Il creator di TikTok svolge lavoro occasionale?
Se si pubblicano video ogni tanto, ma si ottiene un pagamento una tantum da uno sponsor per pubblicizzare un prodotto, il guadagno può rientrare nella prestazione occasionale.
L’attività di tiktoker, però, ha dei confini molto labili che potrebbero portare alla configurazione dell’attività professionale anche con la pubblicazione di pochi video che, però, fanno visualizzazioni tutto l’anno: i video, infatti, rimangono online 365 giorni l’anno e generano, di fatto, introiti tutti i giorni. In questo caso, pur pubblicando occasionalmente, si guadagna tutti i giorni e l’apertura della partita Iva sarebbe necessario in ogni caso.
L’obbligo in ogni caso c’è per chiunque pubblichi uno o più video con cadenza regolare, perché in questo caso non può considerare la propria attività come occasionale. Oltre alle modalità di guadagno prima elencate, i creator di TikTok hanno la possibilità di monetizzare anche in altri modi: promuovendo prodotti per altri band, creando dei post sponsorizzati (richiesti da un terzo) a pagamento. In entrambi i casi ricevono in cambio un compenso.
Se il creator è appare spesso su TikTok per guadagnare necessita della partita Iva, anche se l’importo è inferiore a 5.000 euro l’anno. L’obbligo di apertura, infatti, non è dato dagli importi, ma dall’esercizio di una attività professionale continuativa e coordinata. La pubblicazione di post con cadenza regolare configura la professionalità dell’attività che si esercita.
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