La didattica a distanza si potrà fare solo collegandosi da casa: è questa la nuova regola per gli studenti del liceo Gioberti di Torino e che investe anche coloro che stanno protestando contro la Dad.
Didattica a distanza solo collegandosi da casa: è questa la nuova regola che la preside Miriam Pescatore ha imposto ai suoi studenti che da giorni protestano davanti il liceo classico Gioberti di Torino proprio contro la Dad.
Con una circolare la preside ha voluto scrivere la parola fine alla proteste, pur non essendo queste il bersaglio, sebbene gli studenti stessero continuando a seguire le lezioni in didattica a distanza anche se non da casa.
Non sono i primi d’altronde gli studenti del Gioberti a protestare contro la didattica a distanza, o meglio didattica digitale integrata, proprio seguendo le lezioni con il banco posto davanti alla scuola chiusa.
Sempre a Torino ricordiamo Anita, la bambina delle medie che segue le lezioni con il Tablet davanti al suo istituto chiuso.
La regione Piemonte è attualmente una zona rossa pertanto non solo sono chiuse le scuole superiori i cui studenti devono, come in tutta Italia, frequentare in didattica a distanza, ma anche le classi seconde e terze delle medie.
Ora per gli studenti, anche per quelli in protesta, la didattica a distanza sarà solo collegandosi da casa e chi lo sa se anche altri presidi seguiranno l’esempio della dirigente del Gioberti di Torino.
Didattica a distanza solo collegandosi da casa
La didattica a distanza si potrà fare solo collegandosi da casa e non da altri luoghi quindi neanche davanti al proprio Istituto chiuso. Questa è la nuova regola del liceo Gioberti di Torino. Si legge pertanto nella circolare della preside:
“Non è consentito il collegamento da luoghi diversi dalla propria abitazione, quali possono essere parchi, vie cittadine, bar o ambienti di ritrovo, per ragioni di sicurezza e responsabilità. Dal momento che luoghi di questo tipo non favoriscono le condizioni necessarie per la concentrazione e l’attenzione richiesta durante le lezioni.”
Una provvedimento quello di non potersi collegare per la didattica a distanza se non da casa che non vuole colpire direttamente, a detta della preside, gli studenti che protestano, i quali tra l’altro sono stati autorizzati dalle forze dell’ordine, ma che inevitabilmente subiscono il provvedimento. Ha spiegato Miriam Pescatore:
“Visto che abbiamo registrato comportamenti di studenti che si collegano dai parchi o da altri luoghi non permessi dal Dpcm, siamo intervenuti. Certamente è un provvedimento che riguarda anche chi protesta, anche se sappiamo che sono autorizzati dalle forze dell’ordine. Resta il fatto che nei prossimi giorni non ci si potrà collegare fuori dalla scuola”.
Contro la didattica a distanza la protesta degli studenti
La protesta degli studenti di Torino contro la didattica a distanza viene bloccata dalla nuova regola imposta dalla preside.
Da giorni infatti gli studenti del Gioberti seguono le lezioni fuori dall’Istituto in via Verdi chiedendo di fatto a gran voce di tornare a seguire in presenza.
Solo la scorsa settimana la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina ha sentito telefonicamente Anita, la bambina delle medie che ha protestato contro la didattica a distanza come i suoi colleghi più grandi e sempre a Torino. Insieme ad Anita c’era anche Lisa, sua compagna della scuola media Italo Calvino, con banco e Tablet in strada, davanti all’ingresso. Con loro anche i genitori.
“Il tuo gesto è ammirevole. È bello vedere che ci sono ragazzi che credono nelle proprie idee e che le portano avanti“.
Sono queste le parole della ministra Azzolina che ha chiamato Anita durante la protesta, rassicurandola del fatto che sta facendo tutto il possibile per riaprire le scuole e portare anche gli studenti delle superiori in presenza.
La speranza di molti studenti e insegnanti è che la didattica a distanza possa essere abbandonata al più presto situazione epidemiologica permettendo.
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