Pandemia e guerra in Ucraina non sono bastati, la prossima crisi in arrivo è quella del diesel. Prezzi più alti e carenze ai minimi. Ecco cosa sappiamo.
La nuova crisi che l’Europa dovrà affrontare sarà quella del diesel. Secondo l’Agenzia internazionale dell’energia (Iea) le riserve sono ai minimi in tutto il mondo e Paesi come il Pakistan stanno già riducendo gli orari e le giornate di attività per carenza di carburante. Che qualcosa non va si può intuire facilmente dal fatto che il diesel è arrivato a costare più della benzina; mentre quest’ultima viaggia intorno a 1,68 euro al litro, il diesel da tempo costa in media 0,10 euro in più.
I prezzi alti del diesel sono ormai una costante da mesi in tutto il mondo, questo perché rispetto alla benzina il diesel ha uno spettro di impieghi molto più ampio: dai camion alle navi, dall’agricoltura alla produzione di elettricità e riscaldamento.
La nuova crisi del diesel è complessa e potrebbe presto peggiorare. Il costo del petrolio e quindi del diesel è aumentato nel tempo, in particolare un barile di diesel (non il prezzo al distributore) costa circa il 70% in più rispetto a soli pochi anni fa. Con la riduzione degli investimenti nel sistema di estrazioni, produzione e raffinazione del diesel - anche in Italia con lo stop della raffineria Lukoil di Priolo (Sicilia) per esempio - le riserve del diesel continueranno a scendere e i prezzi ad aumentare.
La crisi è dietro l’angolo, ma con due facce molto diverse. In Occidente la crisi del diesel porterà un aumento dei prezzi per assicurarsi le forniture necessarie per far funzionare la distribuzione e i trasporti, ma nei paesi che utilizzano il diesel per la produzione elettrica, quelli con un’economia meno stabile, potrebbero dover bloccare del tutto le attività produttive.
Rischio prezzi più alti per il diesel: crisi in arrivo anche in Europa
Dario Scaffardi, ex numero uno della raffineria Saras della famiglia Moratti, ha commentato il futuro dei prezzi del diesel come la più grande crisi del settore che abbia mai visto. Si tratta di un crescendo dei prezzi che negli ultimi anni è aumentato del +70%, mentre la materia prima (petrolio) ha visto il prezzo quintuplicato, ma che ora è esplosa per una contingenza di fenomeni.
Lo scenario è quello della crisi, tra alta domanda e riserve in diminuzione, praticamente ai limiti storici. Paesi come Pakistan, Sri Lanka, Vietnam e Thailandia sono costretti, o lo saranno a breve, a bloccare attività produttive e limitare la mobilità nel Paese per via dei prezzi troppo alti del diesel. In questi Paesi il diesel viene utilizzato anche per produrre energia e riscaldarsi, oltre che per tutti gli altri utilizzi di trasporto.
Nei prossimi giorni la crisi inizierà a manifestarsi in maniera più evidente, quando con l’embargo del petrolio russo (5 dicembre) le raffinerie potranno produrre solo per poche altre settimane. L’allarme è stato lanciato anche dal governo tedesco che ha annunciato un pericolo di carenza di gasolio e di kerosene per gli aerei. L’Agenzia internazionale dell’energia ha detto che si tratta di una grave crisi, la prossima crisi che l’Europa dovrà affrontare dopo pandemia e guerra in Ucraina.
La crisi in Italia e la (difficile) possibile soluzione
Da diversi mesi in Italia il prezzo del gasolio è più alto rispetto a quello della benzina. La grande differenza è l’utilizzo di questi. Infatti la benzina è utilizzata principalmente per il trasporto, mentre il diesel ha più utilizzi, il che rende più difficile trovarlo e i prezzi più alti in caso di diminuzione di produzione.
C’è però chi fa notare, come nell’ultime righe de Il Fatto Quotidiano, che “il rimedio per i prezzi alti sono i prezzi alti”. Infatti solo alleggerendo la domanda, riducendone cioè l’utilizzo e facilitando le alternative, i prezzi del diesel torneranno a calare. È l’equilibrio del mercato, anche se non sempre facilmente prevedibile perché non dipende solamente da questioni prettamente economiche.
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