In occasione della quattordicesima edizione di Forum Banca, la redazione di Money.it ha intervistato Patrick Stal, VP of Global Marketing at N26 per parlare del futuro del settore bancario e di N26.
In occasione della quattordicesima edizione di Forum Banca, l’evento di riferimento del mondo bancario, l’unico hub di incontro, fisico e digitale, sullo sviluppo delle strategie e delle tecnologie del settore finanziario, la redazione di Money.it ha intervistato Patrick Stal, VP of Global Marketing at N26 per parlare di democratizzazione del settore bancario, digitalizzazione e di tutte le futures tecnologiche messe in campo da N26.
Ormai conosciuta in tutto il mondo N26 è una banca diretta, con sede a Berlino, che offre servizi finanziari ai clienti dell’Area unica dei pagamenti in euro (SEPA) e degli Stati Uniti.
Come ha spiegato Patrick Stal si tratta di una «tech company e una banca, con l’obiettivo di unire i servizi smart di una app creata da una big tech con i servizi propri di una banca a tutti gli effetti», ma anche di un modello di banca che cerca di mettere al centro il cliente e la sua esperienza.
1) Prende sempre più piede il concetto di «democratizzazione» del settore bancario. Cosa si intende e quali sono i vantaggi?
La maggior parte di noi dà per scontato l’accesso di base ai servizi finanziari, ma dobbiamo considerare che l’esclusione finanziaria- anche in UE - esiste, è costosa e ha un impatto sulla qualità della vita delle persone, impedendo loro di investire nel futuro, lasciandole senza tutele se perdono il lavoro e rendendole quindi più vulnerabili. In altre parole, l’accesso ai servizi finanziari è un fattore fondamentale per affrontare e sfuggire alla povertà e a questo si aggiunge il fatto che l’esclusione finanziaria è costosa non solo per le persone direttamente colpite: ostacola la crescita economica e lo sviluppo delle nazioni.
Nell’ultimo decennio i gruppi identificati come vulnerabili dal punto di vista dell’inclusione finanziaria sono cresciuti fino a includere nuove categorie, dalle persone sovraindebitate, i disoccupati, le donne, individui membri di minoranze, migranti, persone con inadempienze nei pagamenti o a basso reddito e in condizioni di povertà. La lista sarebbe ancora lunga, e oltre a queste categorie dobbiamo anche considerare che sia il genere che l’età possono aumentare la vulnerabilità in alcuni contesti culturali.
Dalle ultime rilevazioni Eurostat pre-Covid, nel 2019, il 21,1% della popolazione dell’Unione Europea - pari a 92,4 milioni di persone - era a rischio di povertà o esclusione sociale, in lieve calo rispetto al 2018 (21,6%). Tuttavia, nonostante un netto miglioramento, l’obiettivo che era stato fissato per il 2020 rimane ancora lontano: dal 2010 al 2019 c’è stato un calo pari a 10,3 milioni di persone in stato di povertà, a fronte degli oltre 20 milioni auspicati.
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È evidente quindi che ci sia ancora molta strada da fare. I gruppi vulnerabili sperimentano problemi che portano alla loro esclusione, a causa della natura dei prodotti/servizi in sé e dei metodi di prezzo che non si adattano alle loro esigenze o che tengono indebitamente conto della loro capacità finanziaria. Problemi tra cui il credito ad alto costo, i premi assicurativi insostenibili per l’assicurazione obbligatoria e la mancanza di accesso ai servizi di base stanno peggiorando la situazione di questi gruppi e riducendo le loro possibilità di essere inclusi.
Democratizzare il settore bancario significa offrire la possibilità di beneficiare di strumenti gratuiti, senza limiti di accesso, semplici e trasparenti, che considerino le esigenze di base e rispondano quindi a un bisogno di maggiore inclusione finanziaria. In N26 continuiamo a credere che i servizi bancari digitali debbano permettere a tutti di accedere ai propri risparmi in modo immediato, facile e trasparente, semplicemente utilizzando il proprio smartphone. Proprio per questo motivo siamo stati tra i primi a proporre un modello di abbonamento freemium nel settore bancario.
2)Che ruolo ha la digitalizzazione nell’impegno di favorire una maggiore sostenibilità nel mondo della finanza?
Nel contesto analizzato, i servizi finanziari digitali rappresentano molto più di una UX migliore: la tecnologia di oggi può creare un cambiamento e una più profonda inclusione sociale - in definitiva democratizzare i servizi finanziari, rendendoli strumenti realmente vantaggiosi per il benessere di tutte le fasce di popolazione.
I paesi europei dispongono infatti di tecnologie finanziarie sviluppate, in grado di fornire servizi innovativi alle persone e ai gruppi più vulnerabili e difficili da raggiungere; il recente aumento della collaborazione e delle partnership tra operatori del settore ha consentito ai player finanziari di offrire servizi di base a individui e famiglie in aree in cui non è possibile stabilire una presenza fisica e nell’ultimo anno, un numero record di nuovi conti è stato aperto in tutto il mondo da realtà che forniscono servizi finanziari online a costi ridotti o nulli. Nell’ambito della risposta globale al COVID-19, infatti, la finanza digitale ha svolto un ruolo chiave nello sviluppo e nella fornitura di servizi innovativi che hanno mitigato, almeno in parte, le interruzioni causate dalla pandemia su molteplici aspetti della vita delle persone.
Basti pensare a come molti abbiano fatto affidamento sui pagamenti digitali per ricevere generi alimentari e acquisti a domicilio. Nei contesti in via di sviluppo ed emergenti, in particolare, c’è stato un forte aumento di interesse per l’ampio potenziale che il fintech ha nel preservare i mezzi di sussistenza delle persone e delle imprese che sono state e continuano a essere minacciate dalla pandemia, consentendo e sostenendo in tal modo - all’interno delle società – il flusso di denaro, credito, depositi, investimenti, stipendi, trasferimenti da governo a persona (G2P) e peer-to-peer (P2P), a livello nazionale e regionale.
Guardando al futuro, la sfida sarà quindi quella di ridurre l’accesso disomogeneo alle infrastrutture digitali per favorire ulteriormente questi progressi.
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3) Quali sono le features tecnologiche messe in campo da N26 che ad oggi contribuiscono al continuo miglioramento dei suoi servizi digitali?
Siamo una tech company e una banca, con l’obiettivo di unire i servizi smart di una app creata da una big tech con i servizi propri di una banca a tutti gli effetti. Partendo da questo presupposto, è inevitabile che la tecnologia ricopra un ruolo fondamentale nel processo di sviluppo di tutti i nostri prodotti e servizi, che poggiano principalmente sulla garanzia di un’ottima UX.
Possediamo un’infrastruttura tecnologica decisamente moderna e avanzata, senza IT legacies pregresse, che ci permette di implementare nuove soluzioni in modo molto più immediato rispetto alle banche tradizionali. Inoltre, vantiamo un data team eccellente e strutturato, più simile a quello di una tech company che a quello di una banca, con le skill adeguate per esplorare le possibilità che derivano dall’uso dei big data in tutti i possibili campi di applicazione, dall’acquisizione dei clienti, all’apertura conto, al monitoraggio delle transazioni fino all’assistenza clienti.
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L’attenzione al continuo sviluppo tecnologico ci ha portato all’apertura dei nostri TechHub a Barcellona nel 2018 e Vienna nel 2019, poli di eccellenza che guardano ai modelli della Silicon Valley per portare innovazione, tecnologia e sviluppo al centro della nostra offerta. Ingegneri, sviluppatori, designer, tutti i nostri colleghi dei TechHub mettono a disposizione un insieme diversificato di competenze e background con l’obiettivo di ideare, progettare e migliorare le funzionalità che fanno parte dell’esperienza bancaria 100% digitale.
Da sempre, infatti, cerchiamo di trovare nuovi modi per fare baking mettendo al centro il cliente, dall’apertura di un conto in 8 minuti, al servizio CASH26 per il prelievo e il deposito di contante presso i supermercati, ma anche lato customer support con il nostro chatbot basato su AI per offrire ai clienti supporto 24 ore su 24, 7 giorni su 7 in cinque lingue. Per fare un esempio concreto, oggi il nostro chatbot Neon risponde a decine di migliaia di richieste a settimana, risolvendo il 20% delle domande prima che queste raggiungano i nostri colleghi. Molti di questi servizi non sono al momento offerti dalla maggior parte delle incumbent, pur trattandosi, a nostro avviso, di servizi essenziali.
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