Si illude chi pensa di poter usare tranquillamente le riserve in valuta forte delle Banche Centrali degli Stati “ricchi” per fare donazioni agli Stati “poveri”: qualcuno il conto lo dovrà pagare.
E’ stata recentemente rilanciata l’idea di sostenere lo sviluppo dei Paesi più poveri, spesso già pesantemente indebitati con l’estero, rinnovando a loro favore l’emissione straordinaria da parte del FMI di DSP (Diritti Speciali di Prelievo) che fu effettuata nel 2021, in piena epidemia di Covid, per evitare il collasso dell’economia mondiale e dare un minimo di solidarietà in campo sanitario ai Paesi più poveri.
Le somme che in quella occasione vennero assegnate agli Stati sulla base delle nuove emissioni di DSP erano come sempre dei veri e propri prestiti, che andavano dunque integralmente restituiti: la solidarietà ai Paesi più poveri si realizzava mediante una rinuncia da parte degli Stati più ricchi ad utilizzare direttamente ed integralmente i DSP loro spettanti. Promettevano infatti di devolverne una quota a titolo di “donazione” agli Stati più poveri, ma impegnandosi loro stessi a farsi carico del rimborso di queste somme e del pagamento degli interessi.
Rifacendosi a quell’esempio, Joseph E. Stiglitz e Mark Weisbrot hanno recentemente pubblicato su Project Syndacate un appello intitolato “A No-Brainer for Global Growth and US Jobs” (Una soluzione semplicissima per la crescita globale e l’occupazione negli USA): secondo gli autori, sarebbero gli Stati Uniti, da sempre riottosi a dare il via libera alla emissione di DSP, a guadagnarci nel sostenere l’emissione su larghissima scala di nuovi DSP da parte del FMI, nella prospettiva che vengano tutti “donati” ai Paesi poveri. [...]
Accedi ai contenuti riservati
Navighi con pubblicità ridotta
Ottieni sconti su prodotti e servizi
Disdici quando vuoi
Sei già iscritto? Clicca qui
© RIPRODUZIONE RISERVATA