La procedura completa per il divorzio breve. Ecco quali sono davvero i tempi, quanto si risparmia e quali sono le differenze con quello tradizionale.
Il divorzio breve è stato introdotto dalla riforma del 2015 dedicata alla semplificazione e all’accorciamento delle procedure di divorzio e separazione, troppo lunghe e dispendiose per le coppie. Ad oggi, c’è l’importante novità sul rito unico introdotto dalla riforma Cartabia che fornisce un’alternativa apprezzabile, ma che non può comunque sostituire le procedure di divorzio breve per due motivi: attiene comunque al rito giudiziale e non è ancora pienamente attuata per problemi organizzativi. La riforma, oltretutto, ha introdotto delle novità rilevanti anche per il divorzio extragiudiziale.
Il divorzio breve, invece, permette di evitare completamente le aule di tribunale, presentando vantaggi anche dal punto di vista economico. Ecco cosa c’è da sapere.
Cos’è il divorzio breve e differenza con quello tradizionale
La legge non dà una definizione di divorzio breve, questo termine è entrato nel parlare comune per descrivere quelle tipologie di divorzio che consentono tempi ridotti. Quando si parla di divorzio breve ci si riferisce di solito al divorzio in Comune e alla negoziazione assistita. In entrambi i casi la procedura consensuale permette ai coniugi di ottenere lo scioglimento del vincolo matrimoniale, almeno degli effetti civili, con tempistiche e costi ridotti.
C’è da dire che con il rito unificato introdotto dalla riforma Cartabia anche il divorzio giudiziale ammette una riduzione significativa dei tempi, ma nulla di paragonabile alla procedura consensuale, quando possibile. A quasi 10 anni dalla riforma del divorzio del 2015, che ha accorciato i tempi di attesa tra separazione e divorzio, quando si parla di divorzio veloce si fa principalmente riferimento alla negoziazione assistita. Quest’ultima è infatti quella che consente di raggiungere obiettivi simili alla procedura giudiziale, per esempio riguardo ai figli minori e agli accordi patrimoniali.
L’assistenza negoziale degli avvocati consente inoltre di portare a termine la procedura senza intoppi trovando compromessi soddisfacenti per entrambe le parti. Il divorzio in Comune, ancora più vantaggioso, è invece decisamente circoscritto. Soltanto una percentuale esigua di coppie può affidarsi efficacemente a questa procedura, cui abbiamo dedicato una guida specifica.
La negoziazione assistita permette un divorzio rapido, in quanto consente di evitare le aule di tribunale, riducendo all’osso i tempi per regolare i rapporti tra i coniugi. Il divorzio tradizionale, presso il giudice, non può competere con queste tempistiche nemmeno in virtù della riforma Cartabia, neanche quando i coniugi sono d’accordo.
La normativa attuale del divorzio breve
Il divorzio è stato introdotto in Italia con la storica legge n. 898/1970, che subordina la possibilità di divorziare alla separazione. Quest’ultima rappresenta una fase transitoria obbligatoria, che può concludersi con la riconciliazione dei coniugi o appunto con il divorzio. Si è cominciato a parlare di divorzio breve nel 2015, quando la legge n. 55/2015 ha diminuito il tempo di attesa tra separazione e divorzio. L’attesa di 3 anni è stata così ridotta a 12 mesi dalla separazione giudiziale e 6 mesi dalla separazione consensuale.
Il divorzio rapido non può quindi avvenire prima di 6 mesi dalla separazione consensuale, ma è possibile scegliere la procedura più utile alla propria situazione per evitare che il tempo si allunghi ulteriormente (e inutilmente). Anche per questo, la legge n. 162/2014 ha introdotto la possibilità di divorziare dinanzi all’ufficiale di stato civile o tramite la negoziazione assistita.
Per alcune famiglie la procedura giudiziale non è affatto necessaria, rallenta i tempi e alza i costi, peraltro occupando i tribunali già oberati di lavoro. Come anticipato, riguardo alla normativa italiana sul divorzio è doveroso citare anche la riforma Cartabia, che ha introdotto la possibilità di velocizzare la procedura giudiziale con la richiesta simultanea di separazione e divorzio. Quest’ultimo non può comunque avvenire prima di 6 o 12 mesi dalla separazione, ma la preventiva richiesta consente di ridurre i tempi di fissazione delle udienze (ottenendo nel frattempo i provvedimenti urgenti necessari).
Tipologie di divorzio breve
Le tipologie di divorzio breve sono quindi:
- il divorzio in Comune;
- il divorzio con negoziazione assistita;
- il divorzio con il rito unico introdotto dalla riforma Cartabia;
- il divorzio immediato.
Il divorzio immediato, ovvero senza neanche passare dalla fase di separazione, è un istituto dedicato a casi estremamente limitati. Si tratta della tipologia di divorzio più veloce in assoluto, ammessa soltanto in casi del tutto particolari, dalla condanna definitiva per reati molto gravi alla rettificazione di attribuzione del sesso a uno dei coniugi. In quest’ultimo caso, tuttavia, avviene in automatico il passaggio all’unione civile, salvo che le parti decidano diversamente.
Tempi del divorzio breve
Il divorzio breve gioca tutte le proprie differenze sulle tempistiche rispetto a quello giudiziale, anche quando quest’ultimo è consensuale. Con la negoziazione assistita si può infatti ultimare la procedura in poco più di 2 mesi dalla separazione, tenendo conto anche del tempo di autorizzazione e trascrizione dell’accordo. Prima di questo momento, tuttavia, l’accordo è comunque applicabile dalle parti, che devono sostanzialmente rispettare soltanto il minimo di 1 mese per la negoziazione.
Tempistiche che nemmeno il velocissimo negozio in Comune riesce a garantire, considerando la necessità di alcuni incontri e le attese per prenotarsi presso gli uffici adibiti. Naturalmente, anche il divorzio con negoziazione assistita potrebbe allungarsi, in particolar modo quando l’accordo riguarda figli minori in situazioni particolari, che richiedono valutazioni precise e aumentano le possibilità di mancata autorizzazione.
Quando è possibile il divorzio breve
Per poter beneficiare del divorzio breve è necessario che la procedura sia consensuale; quindi, che i coniugi siano d’accordo sulla volontà di separarsi e sugli aspetti più importanti che caratterizzano la fine del matrimonio. Differentemente da quanto accade per il divorzio in Comune, la negoziazione assistita permette ai coniugi di trovare l’accordo finale durante il procedimento, grazie alla mediazione degli avvocati.
Oltretutto, possono divorziare tramite la negoziazione assistita anche i coniugi che hanno figli con diritto al mantenimento (minori, maggiorenni non autosufficienti o portatori di handicap) e coloro che devono definire altre questioni patrimoniali, come la gestione degli immobili e dei conti correnti. Grazie alla riforma Cartabia, peraltro, è stata confermata la possibilità di negoziare l’assegno divorzile una tantum e gli alimenti anche in sede di divorzio breve con negoziazione assistita.
Resta poi il requisito valido per qualsiasi tipo di divorzio, ossia che siano trascorsi almeno 6 mesi dalla separazione consensuale o 12 mesi dalla separazione giudiziale.
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Divorzio breve, come fare? La procedura completa
Per avvalersi del divorzio veloce i coniugi devono sempre essere d’accordo, in quanto la procedura è aperta soltanto per lo scioglimento consensuale. Per quanto riguarda la negoziazione assistita, sarà indispensabile che ognuno si affidi a un avvocato, al quale esporre la propria situazione matrimoniale e la volontà di divorziare. L’avvocato potrà quindi inviare all’altro coniuge l’invito a partecipare alla convenzione, una lettera formale per dare il via alla negoziazione. La coppia, tramite i legali, dovrà fissare degli incontri per discutere dell’accordo, regolamentando tutti gli elementi di interesse. Questa fase deve essere per legge compresa tra 1 e 3 mesi.
Una volta raggiunto l’accordo, gli avvocati dovranno trasmetterlo al tribunale di competenza, che provvederà a rilasciare il nulla osta (o l’autorizzazione vera e propria in presenza di figli minori). L’accordo dovrà disciplinare in modo completo tutti i rapporti personali e patrimoniali della coppia, incluso l’assegno divorzile, oltre che l’affidamento e il collocamento dei figli minori. Con l’autorizzazione (o il nulla osta) del tribunale l’accordo può essere trasmesso al Comune per la trascrizione negli atti civili, in caso contrario le parti dovranno trovare un diverso accordo.
Divorzio breve con figli
Nonostante la procedura di divorzio breve con negoziazione assistita sia idonea anche in presenza di figli, in questi casi è comunque il presidente del tribunale a valutare l’idoneità ed eventualmente convocare le parti. Il giudice può anche adottare provvedimenti urgenti se lo ritiene opportuno e ascoltare il minore che mostra capacità di discernimento.
Una novità importante introdotta dalla riforma Cartabia riguarda poi la possibilità dei figli stessi, se maggiorenni e non autosufficienti, di avviare la procedura di negoziazione assistita per il mantenimento. In ogni caso, il divorzio breve con negoziazione assistita è idoneo anche per quanto riguarda i provvedimenti di affidamento - di norma congiunto - e collocamento dei figli (dunque anche non prettamente economici). La stessa procedura è inoltre ammessa per i figli nati fuori dal matrimonio, naturalmente senza un divorzio ma per regolamentare la genitorialità.
Quanto costa
Il divorzio breve ha un costo che dipende quasi interamente dall’onorario dell’avvocato, tenendo presente che ogni parte paga per sé, salvo diversi accordi. Si va tendenzialmente da 1.000 a 4.000 euro comprendendo anche eventuali marche da bollo e spese ulteriori. Un importo che può essere ridotto drasticamente grazie alla riforma Cartabia, che consente l’accesso al patrocinio gratuito a spese dello Stato anche in queste ipotesi.
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Questo articolo fa parte delle Guide della sezione Money Academy.