Dopo Shanghai è la capitale della Cina a rischiare un nuovo lockdown. Aumentano i contagi e si temono le stringenti misure di contenimento cinesi che hanno causato il malcontento in altre città.
Dopo Shanghai, la capitale economica cinese, questa volta è proprio Pechino a rischiare un lockdown, a seguito di un’impennata improvvisa di casi positivi al Covid-19.
Il Ministero aveva riportato 19 casi positivi di coronavirus a Pechino solo lunedì scorso, eppure nelle ultime 24 ore sono stati segnalati ben 51 decessi per Covid nella Capitale, un numero record. Sembra quindi che l’ondata di epidemia che ha investito la Cina in varia misura sia arrivata alla fine nella Capitale, città baluardo del partito unico cinese.
Per superare le nuove ondate il Governo di Xi Jinping ha adottato una strategia di tolleranza zero che ha più volte mostrato il rovescio della medaglia. A Shanghai e nel resto della Cina, la popolazione si è ribellata al lockdown a causa della gestione caotica della pandemia: chi soffre di altre malattie spesso non può essere ammesso in ospedale, mentre chi è confinato perché positivo al Covid lamenta lo scarseggiare del cibo. Al momento in città si teme l’imminente lockdown e gli abitanti si sono scatenati negli acquisti.
Pechino rischia il lockdown: cosa sta accadendo
La Commissione sanitaria di Pechino ha definito la situazione “cupa”. Con solo 47 casi di Covid-19 registrati venerdì la città si preoccupa di un imminente lockdown, temendo di finire nello stesso assedio che da quattro settimane grava sulla capitale economica del Paese: Shanghai.
Al momento, l’epicentro del focolaio di Pechino è il distretto di Chaoyang, che ogni giorno richiama migliaia di visitatori e lavoratori. È in questo distretto che sono concentrati uffici, ambasciate, centri commerciali di lusso. Benché quindi i casi registrati provengano dal quartiere c’è il concreto rischio che vi siano altri focolai da altre parti della città. Il governo non può permettersi che i contagi aumentino e che si diffondano per tutta la città e ha già dispiegato sul campo i tendoni per i test rapidi. Il rischio è che con i test a tappeto si inneschi il circolo di un “tracciamento aggressivo”. Nel frattempo, i cittadini si sono diretti velocemente nei supermercati per comprare le provviste necessarie per un prossimo lockdown.
Pechino rischia il lockdown: la strategia e conseguenze
Lunghe file di attesa davanti ai supermercati e ai centri per i test di massa. Queste sono solo alcune delle conseguenze di una strategia a tolleranza zero per il Covid-19, adottata dalla Cina per contrastare i contagi.
La strategia di contrasto sanitario è quindi sempre la stessa. Il Governo ha prescritto ai 3,5 milioni di residenti di Chaoyang, distretto centrale della Capitale cinese, 3 tamponi in 6 giorni per potersi recare in ufficio o per poter semplicemente uscire di casa. Questa situazione, inutile dirlo, ha agitato fortemente la popolazione che teme di finire nelle condizioni di Shanghai, città ormai sotto assedio. I cittadini della capitale economica hanno lamentato più volte lo scarseggiare del cibo. In pochi minuti le app per ordinare la spesa hanno esaurito le scorte e in molti rischiano di rimanere senza provviste alimentari.
Le autorità hanno avvertito che la situazione è grave e che quindi sono necessarie misure urgenti per fermare la rapida diffusione del virus. Il lockdown sembra quindi più una certezza che un rischio. Le persone non hanno atteso un minuto di più e ormai si trovano lunghe code davanti ai supermercati per impedire che capiti quello che sta avvenendo a Shanghai.
Il lockdown a Pechino: perché il Governo non può permetterselo?
Il lockdown è sempre più una certezza che un’ipotesi. Se le autorità hanno affermato che i contagi hanno cominciato a circolare da almeno una settimana, Cai Qi, potente segretario del Partito, ha confermato che le misure preventive non possono aspettare neanche un giorno. Ma il governo non può permettersi un lockdown a Pechino.
Fin dall’inizio della pandemia Xi Jinping ha proclamato che la Capitale doveva “essere difesa a ogni costo”, questo non solo per una mera questione di prestigio internazionale, ma per una questione di credibilità. Xi Jinping ha infatti più volte criticato la disorganizzazione e il lockdown delle capitali Occidentali, ma da qualche mese, con la quarantena a Shanghai, è emersa la caotica gestione del governo cinese e un lockdown a Pechino rischierebbe di confermare la mancata coordinazione e organizzazione di cui la Cina si è sempre fatta vanto.
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