Ecco cosa stabilisce la legge sul dress code al ristorante e quali sono i limiti alla selezione all’ingresso che può effettuare il locale.
Di norma si cerca di adeguare l’abbigliamento al contesto, rispettando dove possibile il tipo di locale e le abitudini. Una cosa è la libera scelta personale, però, e altra cosa è l’imposizione. Sono molti i ristoranti che hanno richieste specifiche sull’abbigliamento dei clienti, fino a imporre un vero e proprio dress code per l’entrata.
Di solito non ci sono richieste troppo particolari, spesso le indicazioni si limitano a outfit formali ed eleganti. Si tratta di una regola così frequente che spesso non ci si pone troppe domande, soprattutto se il locale scelto è particolarmente chic e rinomato.
Eppure, un ristorante di lusso non ha alcuna prerogativa che lo distingue da tutti gli altri dal punto di vista giuridico. I diritti e i doveri dei gestori sono sempre gli stessi, quindi è del tutto lecito farsi qualche domanda in più prima di acconsentire passivamente. Ecco cosa prevede la legge.
Il ristorante è un luogo privato o pubblico?
Per capire se imporre un dress code al ristorante è legale bisogna prima individuare la corretta tipologia di locale. I proprietari dei luoghi privati, infatti, hanno una libertà quasi totale nella selezione delle persone in ingresso, mentre non è così per i luoghi pubblici.
Il ristorante è a tutti gli effetti un luogo privato, quindi chi lo possiede e gestisce ha un certo margine di potere nelle scelte che lo riguardano, ma non del tutto discrezionale. Questo perché il ristorante è un luogo sì privato ma aperto al pubblico. È così stabilito dall’articolo 86 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, che annovera tra i luoghi aperti al pubblico tutti quelli che necessitano di specifiche licenze.
Trattandosi di un locale aperto al pubblico devono essere rispettate alcune norme nell’ambito del servizio, garantendo appunto che tutto il pubblico possa usufruirne. Il ristorante, peraltro, ha una licenza per servizi essenziali. Di conseguenza, ci sono dei limiti sulla selezione dei clienti.
È legale il dress code al ristorante?
I luoghi aperti al pubblico per l’erogazione di servizi essenziali, come il ristorante, devono garantire a tutti coloro disposti a pagare di poter usufruire delle prestazioni tipiche, a meno che vi sia una giustificata ragione per negarlo.
Dunque, è consentito negare l’accesso al ristorante se i tavoli liberi non sono sufficienti oppure a una persona ubriaca e molesta, tanto per fare due esempi tra le situazioni più comuni.
Il dress code, invece, non è legale perché è una forma del tutto arbitraria di selezione incompatibile con il pubblico servizio che dovrebbe rendere il ristorante. I ristoranti possono semplicemente consigliare un codice di abbigliamento, ma non imporlo e utilizzarlo come criterio di selezione.
Il ristorante che impone un dress code, negando il servizio ai clienti che non lo rispettano, rischia infatti sanzioni molto elevate: la chiusura del locale e la sospensione della licenza d’esercizio, fino al ritiro della licenza in caso di recidiva.
L’abbigliamento può essere un criterio di selezione soltanto in misura della tutela dell’ordine pubblico, per esempio è del tutto lecito negare ai clienti di sedersi a tavolo nudi o in tenuta balneare.
Cosa fare se il ristorante richiede un dress code
I ristoranti possono liberamente consigliare un certo tipo di abbigliamento e invitare i clienti a seguire uno stile in linea con l’ambiente e l’atmosfera, ma senza imporlo. I clienti devono quindi essere liberi di seguire il consiglio oppure no, anche se solitamente è uno degli elementi che fa parte dell’esperienza complessiva nel ristorante e quindi consigliabile.
Il divieto di entrare al ristorante per il mancato rispetto del dress code, tuttavia, è illegittimo e in questi casi bisogna contattare le forze dell’ordine. Quanto detto vale per i ristoranti, ma non per i locali che erogano servizi non essenziali. Le discoteche, per esempio, possono fare selezione all’ingresso con qualsivoglia criterio.
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