L’Asia affronta non solo la prospettiva di ospitare circa il 50% dell’umanità: è il continente con il maggior numero di stati dotati di armi nucleari.
Tra il 1950 e il 1990, l’umanità ha vissuto nel timore di una continua crescita esponenziale della popolazione globale. Dal 1990 è diventato ampiamente accettato che la popolazione globale raggiungerà il picco di circa 11 miliardi prima del 2100. Ma questa proiezione dello sviluppo globale non dovrebbe essere motivo di sollievo. Nasconde profondi cambiamenti nella distribuzione del potere globale.
Nel giro di 150 anni, la quota europea della popolazione globale è scesa dal 12 al 4 per cento. Parallelamente, il continente sta perdendo gran parte del suo peso tecnologico e finanziario, poiché emergono nuovi centri di innovazione e il potere finanziario si sposta negli Stati Uniti, in Cina e nel mondo arabo.
Per la Cina, una popolazione in contrazione implica meno manodopera e meno soldati. Allo stesso tempo, comporta un forte aumento della spesa per le pensioni e l’assistenza sanitaria per gli anziani. Le reti che tradizionalmente fornivano assistenza sociale – famiglie e clan locali – stanno scomparendo. L’attuale guerra in Ucraina è un triste promemoria di quanto il fattore umano rimanga centrale per una guerra di successo.
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