Tra l’irruenza di Musk, la resistenza dei ministri e la sfida di ridurre il debito pubblico, Trump assume un ruolo inedito di mediatore per bilanciare efficienza e governance.
Chi poteva prevederlo? Eppure è successo.
Tra le tante parti in commedia che si potevano immaginare per Trump nello svolgimento del suo secondo mandato, quella “dell’adulto nella stanza” era impensabile. E invece, eccolo nella veste del responsabile gestore e mediatore tra Elon Musk e i ministri del suo gabinetto: il primo, a capo del DOGE (il dipartimento per l’efficienza del governo), gli altri… il governo vero e proprio.
Il personaggio Trump, dal giorno dell’inaugurazione e in verità anche prima, si era conquistato un ruolo di primo piano sulla scena internazionale e domestica grazie all’irruenza delle sue minacce - e decisioni- in un range di questioni sterminato nel corso delle prime settimane. L’elenco di quanto ha combinato non è possibile qui. C’è il ritmo degli ordini esecutivi firmati, in media due al giorno, nei primi due mesi scarsi. E ci sono, frequenti e clamorose, le proclamazioni di indirizzo in politica estera, attraverso interviste, Truth Social e incontri con i leader di altri Paesi alla Casa Bianca. Da Panama alla Groenlandia, dalla guerra russo-ucraina all’idea di Gaza resort turistico; dalle lettere ricevute (l’ultima, di Zelensky pronto a sottoscrivere il patto “delle terre rare" dopo l’incontro-scontro alla Casa Bianca) e spedite (quella di Trump al governo di Teheran per impostare un nuovo accordo sul nucleare dell’Iran è venuta come un fulmine a ciel sereno: ancora ignoti contenuti e conseguenze). [...]
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