Arriva la patrimoniale europea? Ecco chi rischia

Alessandro Cipolla

30/05/2024

A Bruxelles sta prendendo piede l’ipotesi di una sorta di patrimoniale, una tassa che colpirebbe i più ricchi garantendo all’Ue introiti pari a 286,5 miliardi di euro l’anno.

Arriva la patrimoniale europea? Ecco chi rischia

Una patrimoniale a livello comunitario dopo le elezioni europee. Questa è l’ipotesi che si starebbe facendo largo nei palazzi di Bruxelles, anche se la proposta da noi non è stata inserita nei programmi elettorali delle liste in campo il prossimo 8 e 9 giugno.

L’Unione europea però ha bisogno di fare cassa: oltre ai soldi necessari per il Green Deal, una nuove ingente voce di spesa è quella che riguarda il sostegno economico e finanziario all’Ucraina, senza contare l’aumento dei costi per i progetti militari collettivi vista l’aria di guerra che tira.

Così soprattutto da parte del gruppo dei Socialisti è stata presa molto in considerazione una proposta lanciata da alcuni economisti: una tassa sui patrimoni dell’1% più ricco che possiede quasi la metà di tutta la ricchezza finanziaria del Vecchio Continente.

Si tratterebbe di una sorta di patrimoniale, lanciata da un gruppo di esperti capeggiato dall’economista Thomas Piketty e dal politico belga Paul Magnette attraverso una petizione: finora sono state raccolte 200.000 firme, ma per raggiungere l’obiettivo prefissato servirebbe arrivare a 1 milione.

Petizione a parte, l’idea di una patrimoniale sembrerebbe piacere anche ad alcuni dei principali attori comunitari, dalla Spagna alla Francia fino alla Germania. Al nostro governo invece difficilmente potrebbe entusiasmare l’idea di una tassa che andrebbe a colpire le persone più ricche dell’Unione.

Una patrimoniale in Europa: come funzionerebbe

Quando il prossimo autunno si insedierà la nuova Commissione e si metterà in moto anche il Parlamento europeo, uno dei primi argomenti di discussione a Bruxelles potrebbe essere quello di una patrimoniale che andrebbe a colpire l’1% più ricco della popolazione.

Questa iniziativa - si legge nel sito dove è presente la petizione - invita la Commissione europea a introdurre un’imposta europea sulle grandi ricchezze. Tale imposta costituirebbe una nuova risorsa per l’Unione, il cui gettito consentirebbe di ampliare e perpetuare le politiche europee di transizione ambientale e sociale e di cooperazione allo sviluppo, in cofinanziamento con gli Stati membri. Questo contributo sarebbe destinato alla lotta contro il cambiamento climatico e alla lotta contro le disuguaglianze e permetterebbe ai cittadini europei di partecipare in modo più equo a questi obiettivi”.

Entrando nel dettaglio del testo della proposta, viene auspicata “l’istituzione di una tassa europea sulle grandi fortune” che andrebbe a generare “un gettito che permetterebbe di cofinanziare le politiche di transizione ecologica e sociale perseguite dall’Unione e dagli Stati membri”.

Secondo alcuni calcoli, questa sorta di patrimoniale riservata ai più ricchi andrebbe a garantire all’Unione europea entrate quantificate nella cifra monstre di 286,5 miliardi di euro l’anno, praticamente andando più che a raddoppiare il bilancio comunitario che per il 2024 è stato fissato a 189,4 miliardi.

Oltre alla petizione lanciata dal gruppo di esperti, c’è la possibilità che l’Ue metta in campo un’azione simile a quella ideata dalla Spagna: una tassa del 3,5% sui patrimoni superiori a 3,7 milioni di euro. Altra ipotesi è quella di una tassa globale sui patrimoni pari al 2%.

Se non vorrà indebitarsi sempre di più emettendo nuovi titoli, l’Unione europea dovrà aumentare le proprie entrate fiscali viste le spese sempre maggiori: in campagna elettorale parlare di nuove tasse piace a pochi, ma chiuse le urne a Palazzo Berlaymont dovranno capire come far quadrare i conti comunitari.

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