Conservatori Ecr: Giorgia Meloni apre la tre giorni a Roma

Vincenzo Caccioppoli

01/07/2022

Giorgia Meloni parla alla riunione dell’Ecr del sostegno all’Ucraina e del cambiamento necessario nei rapporti internazionali dell’Europa.

Conservatori Ecr: Giorgia Meloni apre la tre giorni a Roma

Dal 28 al 30 giugno si è tenuta la tre giorni all’hotel Westin Palace, a Roma, dell’Ecr, il partito dei conservatori europei. La convention, voluta e promossa dal copresidente dell’Ecr Raffaele Fitto (Fdi), riunisce nell’hotel di via Veneto il gotha della delegazione di eurodeputati che compongono il gruppo dei conservatori a Bruxelles.

Invitata d’eccezione per l’apertura dell’incontro, rigorosamente a porte chiuse, la presidente del gruppo, Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, all’indomani di un voto che, come ha ribadito a margine del suo intervento, non può definirsi soddisfacente per la coalizione di centrodestra. «Esistono politici e ci sono follower», è l’apertura del discorso di Meloni. Una battuta che qualcuno ritiene rivolta a Matteo Salvini. Ma più che il leader della Lega, Meloni sembra voler colpire tutti quelli che in questi mesi non hanno portato avanti con convinzione le proprie posizioni, come invece pare chiaro aver fatto lei.

«Siamo fieri di avere avuto posizioni chiare fin dall’inizio senza tentennamenti», afferma, riferendosi alla posizione di sostegno convinto all’Ucraina contro l’invasione russa, che ha sempre avuto il partito sul conflitto. Ma il discorso di Meloni ha chiaramente un respiro internazionale e ribadisce la natura pioneristica dei conservatori da lei diretti, elogiandone a la natura lungimirante nel denunciare le carenze dell’Europa, anche e soprattutto verso la catena di approvvigionamento energetico e nella eccessiva dipendenza dal gas russo.

«Non è un caso se la prima forma di comunità europea si chiamava Ceca (Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio), perché già allora si capiva la fondamentale importanza di dotarsi di strumenti adeguati di approvvigionamento energetico». Quello spirito, secondo Meloni, si è perso, perché i cosiddetti europeisti non hanno lavorato per creare un’Europa forte basata «sulla condivisione e non sull’imposizione».

Meloni ribadisce quella che era invece la loro visione: «Chiedevamo un’Europa che facesse meno ma facesse meglio. Non ci sbagliavamo. Volevamo un’Europa che si attrezzasse per l’indipendenza energetica, per una difesa e una politica estera degne di questo nome. Ancora oggi l’Europa fa finta di non vedere, dicendo che tutto ha funzionato bene. Ma non mi sembra».

L’Europa dovrebbe essere guidata, in un momento così delicato sul piano internazionale, da «leader che, di fronte alla tempesta, indicano la rotta e non da quelli che pensano al loro tornaconto elettorale», perché quello che sta accadendo con l’invasione russa dell’Ucraina, sarebbe solo la punta dell’iceberg, una sorta di prova generale da parte di chi veramente rappresenta un pericolo per l’occidente, la Cina che, come afferma Meloni: «in caso di vittoria della Russia sarebbe il vero vincitore del conflitto».

È per questo motivo che bisogna appoggiare senza se e senza ma lo sforzo ucraino, che non rappresenta solo la difesa sacrosanta di un Paese attaccato, ma anche quella contro un pericolo maggiore e la garanzia dell’indipendenza di tutti noi di fronte alla legge del più forte militarmente. Non a caso Meloni rivendica con forza il fatto che il governo Draghi, incapace di trovare una sintesi, abbia approvato sugli aiuti all’Ucraina una risoluzione proprio di Fratelli d’Italia.

Insomma, un discorso da chi già pensa a scenari futuri che la potrebbero portare a palazzo Chigi, come le augura il polacco Legutko, copresidente del gruppo insieme a Fitto.

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