Ecuador verso la guerra civile: chi è Adolfo Macias, il re del narcotraffico evaso dal carcere

Alessandro Cipolla

10/01/2024

L’Ecuador è nel caos e a un passo dalla guerra civile: al centro di tutto c’è Adolfo Macias, il narcotrafficante più potente del Paese che è riuscito a evadere dal carcere.

Ecuador verso la guerra civile: chi è Adolfo Macias, il re del narcotraffico evaso dal carcere

Chi è Adolfo Macias? Una domanda questa che in molti si staranno facendo viste le ultime notizie che arrivano dall’Ecuador, con il Paese sudamericano a un passo dalla guerra civile tanto che il presidente Daniel Noboa ha decretato lo stato d’emergenza.

Le immagini dell’irruzione in diretta negli studi della tv pubblica nella città di Guayaquil da parte di un gruppo di uomini armati hanno fatto subito il giro del mondo, ma scontri e saccheggi si stanno verificando in tutto il Paese.

Il presidente Daniel Noboa ha dichiarato che è in atto un “ conflitto armato interno ”, con il governo che ha deciso di schierare le forze di sicurezza mentre il Perù ha inviato reparti speciali lungo il confine con l’Ecuador.

Al momento il bilancio di questa rivolta sarebbe di 8 morti e 2 feriti, con il governo che ha deciso di etichettare come “terroristiche” la principali bande criminali operanti in Ecuador: Aguilas, AguilarKiller, AK47, Dark Knights, ChoneKiller, Choneros, Corvicheros, Cuartel de las Feas, Cubanos, Fatales, Gánster, Kater Piler, Lagartos, Latin Kings, Lobos, Los p .27, Los Tiburones, Mafia 18, Mafia Trébol, Patrones, R7 e Tiguerones.

Al centro di questo caos che potrebbe far scivolare l’Ecuador verso una sanguinosa guerra civile un po’ come avvenuto in passato in Colombia, c’è Adolfo Macias il narcotrafficante più potente del Paese che nei giorni scorsi è riuscito a evadere facendo subito perdere le sue tracce.

Ecuador a rischio guerra civile: chi è Adolfo Macias

L’Ecuador è a un passo dalla guerra civile e Adolfo Macias potrebbe diventare per il Paese sudamericano quello che Pablo Escobar è stato per la Colombia. Al centro anche in questo caso c’è la lotta tra il governo centrale e i principali cartelli criminali.

José Adolfo Macías Villamar - meglio conosciuto anche come Fito - è nato nel 1979 a Manta, una città di oltre 200.000 abitanti che si affaccia sull’Oceano Pacifico. Dal 2020 è a capo dei Los Choneros, una delle più potenti organizzazioni criminali dell’Ecuador alleata con il potentissimo cartello messicano di Sinaloa.

La salita al potere di Macias è molto particolare visto che dal 2011 è stato rinchiuso in carcere per scontare una pena a 34 anni di reclusione; dietro le sbarre ha conseguito una laurea in Giurisprudenza ma soprattutto ha continuato a gestire i Los Choneros, tanto da essere stato sospettato di essere il mandante dell’omicidio avvenuto ad agosto di Fernando Villavicencio, un candidato alle elezioni presidenziali ucciso poco dopo aver terminato un comizio nella capitale Quito.

Le autorità dopo l’omicidio hanno deciso di trasferire Adolfo Macias in un carcere di massima sicurezza, salvo poi riportarlo poco dopo nel carcere di Guayaquil, la città dove è avvenuta l’irruzione negli studi della tv pubblica. Tornato nella città considerata come il suo fortino è riuscito a evadere nei giorni scorsi probabilmente corrompendo alcuni funzionari del penitenziario.

L’evasione ha gettato l’Ecuador nel caos, con bande di criminali che hanno iniziato a saccheggiare i negozi e ad assaltare le stazioni polizia, con il presidente Daniel Noboa costretto a decretare 60 giorni di stato d’emergenza imponendo anche un coprifuoco dalle 23:00 fino alle 05:00.

Adesso che è tornato in circolazione si teme che Adolfo Macias - che può contare su una sorta di esercito formato da 8.000 uomini - possa regolare i conti con le bande rivali che negli ultimi tempi hanno sopraffatto i Los Choneros in diverse attività criminali.

Tra saccheggi, rivolte e scontri tra bande di narcotrafficanti, al momento l’Ecuador è nel caos più totale con l’invio delle forze speciali di sicurezza che nelle intenzioni del presidente Noboa servirà a riportare l’ordine nel Paese, altrimenti lo spauracchio di una guerra civile potrebbe diventare una triste realtà.

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