Finito il termine per presentare gli emendamenti, inizia la scrematura dalle richieste sindacali al taglio dell’Irpef, su cosa va presa una decisione?
L’iter parlamentare della Legge di Bilancio ha preso il via con la presentazione degli emendamenti da parte delle forze di maggioranza e quelle di opposizione.
Chiusa la finestra temporale in cui si potevano presentare gli emendamenti alla Legge di Bilancio 2025 (l’11 novembre), ora si passa alla scrematura di quelli proposti. Su cosa si deve prendere una decisione? Aumento pensioni minime, riduzione del canone Rai, assunzioni nella pubblica amministrazione e tagli dell’Irpef per il ceto medio sono solo alcune delle richieste avanzate per essere inserite nella Manovra.
Adesso ci sarà tempo una settimana per scremare le proposte e concentrarsi solo sulle misure proposte che potranno essere inserite in Legge di Bilancio 2025, tra le quali spiccano anche le richieste avanzate dai sindacati.nelle discussioni seguenti, per arrivare a fine mese con il testo votato dalla Camera che passa al Senato.
Andiamo a vedere quelli che saranno gli emendamenti di maggiore impatto che saranno presentati quest’anno.
Cosa vogliono i sindacati?
I sindacati sono molto critici sulle misure contenute nella Legge di Bilancio 2025. Proprio per questo le richieste sindacali sono molteplici. La Cgil insieme alla Uil ha indetto uno sciopero generale per il 29 novembre per contestare la Legge di Bilancio chiedendone il cambiamento radicale che porti:
- un aumento del potere di acquisto per dipendenti e pensionati;
- un aumento delle risorse stanziate per sanità, istruzione e politiche industriali.
La Uil, inoltre, chiede anche la detassazione degli aumenti contrattuali.
Più moderata la Cisl che insiste sull’aumento delle pensioni minime e sulla riduzione delle tasse al ceto medio.
Acconto Irpef a rate
Le richieste di forze di maggioranza e opposizione sono moltissime. Forza Italia, ad esempio, vuole una proroga per il concordato fiscale (ma sicuramente se una proroga deve esserci, con la riapertura di una finestra di adesione, ci sarà molto prima dell’entrata in vigore della Legge di Bilancio).
La Lega, invece, punta su una conferma della rateizzazione dell’acconto Irpef di novembre, come già avvenuto per l’acconto 2024 che, invece di essere versato a novembre, in un’unica soluzione è slittato a gennaio con la possibilità di rateizzazione fino a maggio.
Questo fa capire che il testo della Legge di Bilancio fino a ora circolato può ancora essere limato e modificato.
Taglio dell’Irpef per il ceto medio
A volere limare la pressione fiscale per il ceto medio sono diverse forze politiche e anche Fratelli d’Italia che, però, non sta insistendo più di tanto consapevole del fatto che le risorse sono poche.
La proposta che era stata avanzata dallo stesso ministro Giorgetti qualche settimana fa era di tagliare il secondo scaglione dell’Irpef rimodulandone l’aliquota che oggi è al 35%. L’idea è quella di abbassare l’aliquota di uno e due punti percentuali e portarla al 34% o al 33% e al tempo stesso agire sulla platea dei destinatari portando lo scaglione di reddito dagli attuali 50.000 euro a 60.000 euro.
Il ministro dell’Economia, però, aveva subordinato questo intervento all’andamento del concordato preventivo biennale, che non lascia a questo punto molte speranza viste le poche adesioni (10%).
Dall’automotive alla sanità
Uno dei punti che stanno più a cuore a Movimento 5 Stelle e Pd è la sanità per il quale sono stati denunciati i tagli. Gli emendamenti che saranno presentati, quindi, tenteranno di portare più risorse al settore per investire nella salute dei cittadini. Questo per fare in modo che la salute continui a essere un diritto garantito che l’autonomia differenziata potrebbe mettere a rischio.
Allo stesso tempo le due forze politiche premono anche per salvare il fondo automotive che è stato ridotto a 4,5 miliardi di euro. Il sostegno tolto all’industria automobilistica, che sta vivendo una crisi a livello europeo, rischia di mettere ancora più in crisi non solo un settore importantissimo per l’economia italiana, ma anche il posto di lavoro di migliaia di dipendenti.
La web tax e la crisi dell’editoria
La web tax, conosciuta anche con digital service tax, oggi in Italia colpisce con un’imposta del 3% solo le attività con fatturato superiore ai 750 milioni di euro e ricavi digitali in Italia di almeno 5,5 milioni di euro. La Legge di Bilancio 2025 punta a togliere questi limiti e ad estendere la web tax anche alle piccole imprese digitali.
Secondo la Fieg un’azione di questo genere potrebbe mettere a rischio compromettendola, la vita di molte Pmi innovative che si fondano proprio sul digitale. Forza Italia, quindi, si schiera per difendere chi opera nel digitale e ha un fatturato limitato, opponendosi, quindi, all’eliminazione dei limiti sopra citati.
Flat tax per forfettari
Attualmente la flat tax per i contribuenti forfettari è applicata solo per redditi entro gli 85.000 euro l’anno. Il tetto per pagare l’imposta sostitutiva al 15% vuole essere innalzato dalla Lega a 100.000 euro l’anno. La misura potrebbe essere ostacolata, però, dalla mancanza di coperture che l’intervento richiederebbe. Per alzare il tetto, infatti, si dovrebbe usare il gettito derivante dal concordato preventivo che, però, dovrebbe servire a coprire anche il taglio dell’Irpef per il ceto medio.
Tassazione criptovalute
Attualmente il testo della manovra ha portato la tassazione sulla rendita maturata dai bitcoin dal 26% al 42%. La Lega, fin dall’annuncio si è dichiarata contraria all’aumento e ha richiesto la cancellazione (o la riduzione dell’aliquota) dell’intervento.
Canone Rai a 70 euro
La Lega insiste sul Canone Rai. Nel testo della Manovra, infatti, non c’è nessun intervento che confermi il taglio dell’abbonamento da 90 a 70 euro (che il ministro Giorgetti, però, aveva annunciato nel corso della conferenza stampa del 16 ottobre).
L’emendamento che la Lega presenterà riguarda, quindi, la riduzione (o la riconferma?) del canone Rai a 70 euro.
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