L’eredità digitale riguarda la gestione e destinazione di dati e account online, email, archivi cloud di una persona dopo la sua morte.
La nostra vita online è un’estensione di noi stessi, ma cosa accade ai nostri dati dopo il decesso? L’eredità digitale concerne la trasmissione dei beni digitali, siano essi patrimoniali o affettivi, attraverso dispositivi e piattaforme online. Tuttavia, solo i primi sono attualmente riconosciuti come trasmissibili agli eredi. Alcuni tribunali italiani, come quelli di Milano, Bologna e Roma, hanno concesso ai familiari l’accesso ai dati digitali del defunto, ma l’assenza di una normativa chiara rende le decisioni frammentarie.
Celebrità come Robin Williams hanno previsto nel testamento clausole per limitare l’uso postumo della propria immagine. Anche l’attore Bruce Willis ha sollevato interrogativi sulla possibilità di ereditare contenuti digitali, esprimendo il desiderio di trasferire la sua libreria musicale di iTunes alle figlie, scontrandosi però con le rigide politiche di licenza di Apple. Data la crescente complessità del patrimonio digitale, è necessario un intervento legislativo che ne garantisca una gestione sicura. Nel frattempo, pianificare la propria eredità digitale resta la soluzione più prudente.
Cosa dice la legge italiana sull’eredità digitale
In Italia, non esiste ancora una normativa organica che disciplini in modo esaustivo la trasmissione del patrimonio digitale post-mortem. Questa lacuna normativa crea incertezza giuridica e pratica su chi possa accedere e gestire l’eredità digitale. Il Consiglio Nazionale del Notariato ha sottolineato l’importanza di regolamentare la successione digitale, evidenziando come l’attuale quadro giuridico sia insufficiente. Attualmente, la disciplina si basa su diverse normative, tra cui il Codice della Privacy, il GDPR, il diritto d’autore, oltre a diverse sentenze giurisprudenziali.
Codice della Privacy e GDPR
L’unico riferimento normativo esplicito in Italia è l’articolo 2-terdecies del D. Lgs. 196/2003 (modificato dal D. Lgs. 101/2018), il quale stabilisce che gli eredi o soggetti legittimati possono esercitare i diritti sui dati personali del defunto (accesso, rettifica, cancellazione), a meno che quest’ultimo non abbia lasciato una dichiarazione scritta contraria in vita. Tuttavia, il GDPR non si applica ai dati personali delle persone decedute, lasciando agli Stati membri la facoltà di disciplinare la materia, come avvenuto con il Codice della Privacy italiano.
Diritto d’autore e tutela della corrispondenza
Se il patrimonio digitale del defunto comprende opere creative (fotografie, video, scritti, musica, software), entra in gioco la normativa sul diritto d’autore art.93, l. n. 633/1941. In particolare, la pubblicazione di comunicazioni private, come email e chat, può avvenire solo con il consenso degli eredi diretti (coniuge, figli, genitori). Questo aspetto aggiunge ulteriore complessità alla gestione dell’eredità digitale.
Beni digitali e successione: cosa dice il Notariato
Secondo il Consiglio Nazionale del Notariato, i beni digitali seguono queste regole:
- account di firma elettronica e identità digitale: non trasmissibili, in quanto legati all’identità personale del titolare;
- criptovalute: sono considerati beni ereditabili, ma l’accesso dipende dalla disponibilità delle chiavi private;
- conti online: seguono le regole della successione ordinaria.
Chi eredita gli account social e i dati digitali?
La gestione degli account social e dei dati digitali dopo il decesso di una persona varia notevolmente a seconda delle normative e delle policy interne delle piattaforme online. Facebook permette agli utenti di designare un “contatto erede”, il quale, dopo il decesso, può gestire il profilo trasformandolo in commemorativo o richiederne la cancellazione.
Instagram adotta un approccio simile, mentre piattaforme come TikTok non prevedono un sistema strutturato per la gestione degli account post-mortem e intervengono solo dopo lunghi periodi di inattività. LinkedIn consente la segnalazione della morte dell’utente, rimuovendo il profilo su richiesta degli eredi, mentre Twitter/X e altre piattaforme applicano regole più rigide, richiedendo documentazione legale per qualsiasi modifica o cancellazione dell’account di un defunto.
Testamento digitale: cos’è e come farlo
Il testamento digitale consente di stabilire come devono essere gestiti i propri dati digitali dopo la morte. Questo include la gestione di account sui social media, email, documenti archiviati nel cloud e altre informazioni personali online. Senza una pianificazione adeguata, questi dati potrebbero rimanere accessibili o essere utilizzati in modi non desiderati.
Come funziona
È possibile adottare diverse strategie per gestire la propria eredità digitale:
- mandato post mortem: consiste in un contratto in cui una persona (mandatario) si impegna a compiere determinati atti per conto del mandante dopo la sua morte. Nell’ambito digitale, ciò può includere la disattivazione di account o la cancellazione di contenuti online. È importante notare che il mandatario non può essere incaricato di compiere attività giuridiche o ricevere parte dell’eredità, in quanto ciò violerebbe il divieto di patti successori;
- esecutore testamentario: è la persona designata nel testamento per attuare le volontà del defunto. Nel caso dell’eredità digitale, l’esecutore può essere incaricato di gestire i beni digitali secondo le disposizioni testamentarie. Tuttavia, l’esecutore non è obbligato ad accettare l’incarico, il che potrebbe complicare l’attuazione delle volontà digitali;
- testamento ordinario: anche nel testamento tradizionale è possibile includere disposizioni riguardanti la gestione dei beni digitali, come l’indicazione di chi deve occuparsi della chiusura di profili social o della gestione di documenti online. Tuttavia, la privacy delle credenziali potrebbe essere compromessa se il testamento non è adeguatamente protetto.
Come redigerlo
Per creare un testamento digitale efficace, è consigliabile seguire questi passaggi:
- inventario dei beni digitali: elencare tutti gli account online, le credenziali di accesso e i documenti digitali di valore;
- designazione di un erede digitale: nominare una persona di fiducia che gestirà i beni digitali secondo le proprie volontà;
- utilizzo di strumenti specifici: alcune piattaforme offrono opzioni per la gestione post-mortem degli account. Ad esempio, Google consente di designare un «gestore account inattivo» che avvisa i contatti designati se l’account non viene utilizzato per un certo periodo;
- redazione del testamento digitale: stabilire in un documento legale come devono essere gestiti i propri beni digitali dopo la morte. È consigliabile consultare un avvocato per assicurarsi che il testamento digitale sia valido e conforme alle leggi locali.
Eredità digitale e criptovalute: chi eredita il portafoglio crypto?
Le criptovalute possono essere una componente cospicua dell’eredità digitale, poiché costituiscono beni patrimoniali con valore economico. In Italia, tali asset rientrano nel patrimonio ereditario e sono soggetti alle regole generali della successione.
La gestione delle criptovalute si basa sull’utilizzo di chiavi private, necessarie per accedere ai portafogli digitali (wallet). La trasmissione di questi asset agli eredi dipende dalla conoscenza e dall’accessibilità di tali chiavi. Se il defunto deteneva le criptovalute tramite un exchange o un intermediario autorizzato, gli eredi possono richiedere l’accesso al portafoglio digitale. Tuttavia, se le chiavi private erano conservate personalmente dal defunto, ad esempio su dispositivi hardware o supporti cartacei, l’accesso può risultare problematico in assenza di indicazioni precise.
Pertanto, per garantire una corretta trasmissione delle criptovalute agli eredi, è consigliabile adottare misure preventive, quali:
- documentazione delle chiavi private: conservare le chiavi in un luogo sicuro e accessibile agli eredi designati;
- disposizioni testamentarie specifiche: includere nel testamento indicazioni dettagliate sulla gestione delle criptovalute, assicurando che gli eredi siano informati dell’esistenza e del valore di tali asset;
- utilizzo di strumenti tecnologici: alcune soluzioni basate su smart contract e blockchain possono facilitare la trasmissione automatica delle criptovalute agli eredi al verificarsi di determinate condizioni.
Confronto con la normativa estera sull’eredità digitale
L’eredità digitale è un tema che ha ricevuto maggiore attenzione in alcuni ordinamenti esteri rispetto all’Italia. Negli Stati Uniti, ad esempio, molti stati hanno adottato il Revised Uniform Fiduciary Access to Digital Assets Act (RUFADAA), che disciplina l’accesso agli account digitali da parte degli eredi e degli esecutori testamentari, garantendo un quadro normativo più chiaro rispetto alla frammentazione esistente in Italia.
In Francia, la Loi pour une République numérique consente agli eredi di accedere ai dati del defunto salvo diverse disposizioni espresse in vita dall’interessato. In Germania, una storica sentenza del Bundesgerichtshof ha riconosciuto il diritto degli eredi ad accedere agli account digitali del defunto, equiparando le credenziali di accesso ai beni materiali.
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