Anche quest’anno la Sardegna ospiterà le esercitazioni militari della Nato, ma i cittadini sardi e gli attivisti non sono d’accordo e si organizzano in comitati. Ecco tutto quello che c’è da sapere.
La Sardegna sarà trasformata nuovamente in un campo di guerra, a causa delle numerose esercitazioni militari della Nato che si susseguiranno sul suolo sardo nel mese di maggio. Mentre aumentano le tensioni sulla scacchiera geopolitica, con la guerra in Ucraina che non si arresta e le ripetute minacce della Cina a Taiwan, la Nato vuole testare la prontezza di combattimento delle forze alleate in caso di un’ipotetica espansione dei conflitti su scala mondiale.
Le esercitazioni sono ormai pronte al via, ma altrettanto pronti a gridare “no” contro la militarizzazione dell’isola sono i pacifisti e gli ambientalisti. Infatti, la Sardegna, a oggi, ospita oltre il 65% del demanio militare italiano, ma non solo. L’isola è anche sede dei 2 poligoni più grandi d’Europa, nelle aree di Teulada e Quirra.
Poligoni che, come ha ricordato Danilo Lampis di “Sardegna chiama Sardegna”, ormai da decenni “non fanno altro che devastare i nostri territori, talvolta in maniera irreparabile”. Sono state numerose le inchieste in passato sui danni irreparabili ambientali causati dalle esercitazioni militari. Ecco, quindi, le numerose proteste degli attivisti che non chiedono altro che la smilitarizzazione della Sardegna. Ecco tutto quello che c’è da sapere sulle esercitazioni e le proteste.
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Esercitazione Nato Sardegna 2023: ecco quali si terranno
Sono numerose le esercitazioni militari 2023 della Nato che si terranno - come ogni anno - in Sardegna. L’esercitazione denominata “Noble Jump” si concluderà con un “Demonstration Day” a metà maggio che vede in campo le potenze alleate Nato per saggiarne la prontezza di combattimento in un possibile scenario di guerra, trasformando la Sardegna - de facto - in un campo militare. Accanto all’esercito italiano eserciti di Germania, Norvegia, Paesi Bassi, Repubblica Ceca e Lussemburgo.
Ma per l’Isola non sarà finita qui. L’8 maggio avrà inizio la Joint Stars, nuova operazione di esercitazioni militari, che coinvolgerà oltre 4.000 militari e circa 900 mezzi militari - tra terresti, aerei e navali. La Joint Stars è l’esercitazione interforze più importante della Difesa, pianificata dal Comando operativo per simulare operazioni di difesa degli spazi, nella sicurezza cibernetica e spaziale, di difesa Nbcr. Ancora fino al 28 aprile è stata svolta anche l’esercitazione “Mare Aperto” che ha visto impegnati circa 6.000 militari e civili di università e centri di ricerca.
Esercitazione Nato Sardegna 2023: le proteste dei pacifisti
Se le esercitazioni militari della Nato sono ormai pronte, lo stesso lo sono gli indipendentisti sardi, antimilitaristi e ambientalisti per poter gridare nuovamente “no” alle esercitazioni e chiedere la chiusura e riconversione dei poligoni militari.
Come ricorda Il Fatto Quotidiano, almeno per il momento, non sono previsti nuovi sit-in o cortei, ma il movimento “no war” in Sardegna sta assistendo a un ricambio generazionale con nuovi attivisti. Solo venerdì 28 aprile si sono registrati momenti di tensione tra attivisti e forze dell’ordine per un corteo organizzato da “Sardinnia aresti” che in concomitanza con Sa die de sa Sardigna - la festa che celebra la cacciata dei piemontesi del 1794 - si stava avvicinando troppo all’area militare di Decimomannu.
Le forze dell’ordine hanno addirittura utilizzato idranti e lacrimogeni per far disperdere i manifestanti pacifisti che ancora gridano i numeri di queste esercitazioni e della militarizzazione de facto della Sardegna: oltre 10.000 militari coinvolti, 22 giorni di operazioni, oltre 20 Paesi e più di 40 mezzi militari - tra navi e sommergibili lungo le coste - e centinaia di mezzi terresti come i famosi carri armati Leopard 2 voluti da Kiev.
La militarizzazione è ormai tangibile, basti pensare che solo la Sardegna ospita il 65% del demanio militare italiano e ha sul suo suolo i 2 poligoni più grandi d’Europa, che hanno causato ingenti danni all’ambiente. Da qui le manifestazioni dei pacifisti e ambientalisti che chiedono la chiusura dei poligoni, la revoca dell’affidamento delle bonifiche di Capo Teulada affidate agli enti militari, ma che risulta essere inadeguata. L’unico modo di preservare la flora e la fauna sarda - oltre che la salute dei cittadini - è proprio la progressiva smilitarizzazione dell’area.
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Esercitazione Nato Sardegna 2023: il rischio di nuovi disastri ambientali
Come sottolineato dai pacifisti, la militarizzazione della Sardegna ha delle ripercussioni sull’ambiente che è impossibile ignorare. Benché siano passati pochi anni, sono già cadute nel dimenticatoio le indagini e le inchieste che hanno visto al centro lo sfruttamento della Sardegna da parte della Nato e i danni ambientali e salutari che le esercitazioni militari avrebbero causato. .
Le indagini del magistrato Domenico Fiordalisi nel 2010 si concentrarono sul disastro ambientale provocato in Sardegna dallo smaltimento illegale di materiale radioattivo all’interno dei poligoni militari. L’indagine accertò che nel poligono di Teulada erano stati esplosi missili Milan contenenti torio. L’inchiesta fu poi “sgonfiata” da una perizia, contestata a sua volta da molti studiosi come “incompleta e contraddittoria”.
Negli anni, alle indagini di Fiordalisi, se ne sono aggiunte altre come le analisi svolte dal fisico Evandro Rizzini del Cnr di Ginevra dalle quali risulta che ci furono 167 militari vittime di torio - metallo radioattivo - presente nel poligono di Quirra; ancora la denuncia di Antonio Pili, ex sindaco di Villaputzu nonché primario della prima divisione di pneumologia dell’ospedale Binaghi di Cagliari, che ebbe modo di stabilire il rapporto diretto tra i casi di malattie tumorali e le attività del poligono di Quirra.
Infine, solo nel 2019 l’antropologa e regista Lisa Camillo ha pubblicato un saggio sullo sfruttamento dell’isola da parte della Nato:“ I veleni e segreti delle basi Nato in Sardegna: l’inquinamento radioattivo e l’omertà delle istituzioni”. Impossibile, quindi, ignorare le proteste che probabilmente aumenteranno in questi mesi a causa dell’espansione delle attività militari, che fanno temere nuovi e ingenti danni.
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