Ibm vuole essere un catalizzatore che fa funzionare meglio il mondo. Troppa ambizione? Stando agli obiettivi dichiarati dal programma Impact andrebbe imitata
Essere sul mercato della tecnologia da sempre, determinarne le dinamiche, orientarne le scelte, significa avere delle responsabilità.
Ibm è una società che queste responsabilità se le sente addosso, e non da ora che il tema ESG (Environment, Social, Governance), ossia dell’impatto che una società ha a livello ambientale, sociale ed etico, è assurto alla massima attenzione.
Con Ibm stiamo parlando di una realtà societaria che ha saputo determinare tutte le fasi tecnologiche dell’era moderna (esiste dal 1911) e che, dati 2021 alla mano, fattura oltre 57 miliardi di dollari e impiega nel mondo oltre 282mila persone.
Ecco allora che impatto ambientale, impatto equo e impatto etico, sono i tre pilastri che Ibm ha scritto nel suo programma ESG, che prende le forme di un framework, dal nome inequivocabile: Ibm Impact.
Lo stesso ceo di Ibm, Arvid Krishna, con un certo orgoglio aveva sottolineato alla presentazione di Impact (lo scorso aprile) che le persone di Ibm «hanno sempre applicato il loro tempo, talento e tecnologia per avere un impatto significativo nel mondo, evolvendo la natura del loro lavoro nel tempo per soddisfare i bisogni più urgenti della società».
L’idea che si deve avere è per forza di cose alta. Pertanto non deve stupire che il ceo possa parlare di «costruire un futuro più sicuro, più equo e pacifico» e che lo faccia in un momento in cui il mondo è percorso da correnti che portano in direzioni opposte, come le guerre e le sopraffazioni.
Ma il tema è proprio questo ed è politico. E il ruolo che una multinazionale (come Ibm) deve avere sul mercato ha anche risvolti sulle scelte politiche, specie in quei paesi, come gli Usa, in cui le lobby non solo non sono malviste, ma hanno anche una funzione di pilastro sul funzionamento dell’intero sistema.
Una cosa analoga sta accadendo a livello europeo, dove le lobby economiche trovano ascolto nelle stanze delle istituzioni (Commissione europea e Parlamento) e, regolamentate, partecipano alla costruzione politica europea.
Rilevante il fatto che Christina Montgomery, direttrice e responsabile della privacy di Ibm, scriva nel blog della società che l’impatto etico sia oggi l’unico modo di fare business e che il modo di dire «fai come ti dico, non fare come faccio io», sia quanto di più lontano dal modo di essere e di vivere la società di Ibm.
Per decenni, ricorda Montgomery, Ibm ha presentato relazioni annuali sulla responsabilità aziendale, dalla diversità e inclusione alla responsabilità sociale d’impresa, ai risultati ambientali.
La trasparenza è radicata nella cultura di Ibm e ha a che fare con l’intelligenza artificiale, su cui Ibm sta basando ormai da anni la propria strategia di sviluppo tecnologico.
La roadmap per la trasparenza e la fiducia di Ibm evocata da Christina Montgomery si basa su tre pilastri: lo scopo dell’intelligenza artificiale è aumentare l’intelligenza umana, i dati e le loro elaborazioni appartengono a chi li crea, qualsiasi nuova tecnologia, intelligenza artificiale compresa, deve essere trasparente e spiegabile a tutti.
Cosa vuole ottenere Ibm con il framework Impact
Ecco allora che Ibm ha consolidato queste idee e informazioni in un unico rapporto, l’ESG Report 2021, che include il framework Impact e una serie di impegni per creare trasparenza e responsabilità.
Vediamoli.
In materia di impatto ambientale Ibm dichiara di impegnarsi a preservare le risorse naturali, ridurre l’inquinamento e ridurre al minimo i rischi legati al clima.
A livello di impegni questo significa raggiungere le zero emissioni nette di gas serra entro il 2030, togliere il 90% dei rifiuti non pericolosi dalle discariche e dagli inceneritori entro il 2025, avviare 100 impegni con clienti o progetti di ricerca che abbiano benefici ambientali entro il 2025.
Sul piano dell’impatto equo, per aumentare il rispetto delle diversità, l’equità e l’inclusione, Ibm mira ad abilitare nel mondo 30 milioni di persone di tutte le età con le nuove competenze necessarie per i lavori di domani entro il 2030; profondere 4 milioni di ore di volontariato del proprio personale entro il 2025; investire 250 milioni di dollari per programmi di apprendistato e nuovi lavori entro il 2025, assegnare il 15% della spesa di fornuitura di primo livello a fornitori neri entro il 2025.
A livello di impatto etico Ibm vuole migliorare le innovazioni, le politiche e le pratiche che danno priorità all’etica, alla fiducia, alla trasparenza e, soprattutto, alla responsabilità. Per far questo si impegna a raggiungere la cifra di 1.000 partner dell’ecosistema formati sul piano dell’etica tecnologica entro il 2022, a continuare a coinvolgere il 100% dei fornitori su buone pratiche, continuare a misurare gli emolumenti dei dirigenti senior sul perseguimento della diversity.
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