Euribor: cosa cambia per chi ha un mutuo a tasso variabile

Antonella Ciaccia

10/06/2022

L’aumento del costo del denaro annunciato dalla Banca centrale europea avrà ricadute, anche pesanti, soprattutto sui mutui a tasso variabile.

Euribor: cosa cambia per chi ha un mutuo a tasso variabile

Addio all’epoca dei tassi d’interesse negativi: primo rialzo per questo luglio da un quarto di punto, cui ne seguirà un altro in misura da definire, a settembre. La stretta sui tassi della Banca centrale europea porterà dunque a rate e prestiti più cari.

Il decennio della quasi-deflazione, che richiedeva di remunerare con tassi negativi chi s’indebitava, è finito, «siamo in un diverso universo», ha detto Lagarde. «Faremo in modo che l’inflazione (8,1% a maggio, ndr) torni all’obiettivo del 2%».

Qualcosa era già cambiato nei mesi scorsi: i tassi di mercato a medio e lungo termine già scontavano le mosse della Banca centrale e negli ultimi anni anche in Italia si è registrato uno spostamento dal tasso variabile al fisso. Per chi ha sottoscritto quest’ultimo le cose sono cambiate già da tempo. Ma per i tassi variabili si apre uno scenario diverso.

Già nel mese scorso i tassi variabili, anticipando la Bce, avevano iniziato a salire: in media sono all’1,08% rispetto allo 0,87% dell’ultimo anno.

La prima reazione alla mossa della Bce c’è stata sui titoli di Stato ma i rincari si sentiranno anche sui mutui e su tutti i finanziamenti. Con possibili conseguenze sui consumi e sui guadagni delle società.

Analizziamo di seguito cosa potrebbe accadere.

L’aumento del costo dei mutui

Il costo del mutuo per comprare la casa sarà più caro senza dubbio. Per quelli che hanno già contrattato un finanziamento a tasso fisso il grosso dei rincari dovrebbe essere già avvenuto, sebbene le banche italiane non abbiano ancora del tutto aggiornato le proprie offerte. Per i mutui a tasso variabile il peggio deve arrivare.

Da oggi nuovi mutui a tasso fisso e tutti i contratti a tasso variabile si adegueranno al nuovo costo del denaro. La mossa Bce inciderà su molti fronti.

Mutuo tasso fisso: parametro Euris

L’annuncio della stretta monetaria e il conseguente aumento del costo del denaro e della maggiore difficoltà imposta sul circolo della valuta in Europa aveva provocato già nelle scorse settimane un rincaro dei tassi fissi, quelli cioè che sconteranno negli anni gli effetti delle problematiche del momento della stipulazione.

In particolare l’Irs o Eurirs è stato profondamente impattato. Ricordiamo che l’Irs, per la precisione, è l’indice principale utilizzato per la determinazione del tasso di interesse dei mutui a tasso fisso.

Esso è di fatto la media ponderata delle quotazioni alle quali le banche operanti nell’Unione Europea stipulano contratti di protezione finanziaria per la copertura del rischio rappresentato dalla volatilità dei tassi di interesse, i cosiddetti Swap.

Può essere quotato per durate dai 10 ai 30 anni e il tasso di riferimento è l’Irs a vent’anni. Quest’ultimo è cresciuto di circa sei volte da novembre a oggi, passando in Unione Europea dallo 0,39% al 2%.

L’Euribor crescerà inevitabilmente

Le mosse annunciate da Lagarde e dalla Bce potranno avere l’effetto di dare un’ulteriore spinta all’Irs ma nello specifico andranno a modificare sensibilmente i tassi variabili.

Come sappiamo, per il variabile il tasso di riferimento è l’Euribor, parametro che viene pubblicato giornalmente dalla Federazione Bancaria Europea e che rappresenta il tasso medio delle transazioni finanziarie in Euro tra le principali banche europee.

Questo parametro crescerà per il costo del denaro e conoscere il suo andamento è fondamentale per scegliere la soluzione più vantaggiosa e calcolare i tassi futuri.

Oggi l’indicatore a 3 mesi è intorno a -0,3% ma bisogna fare attenzione: questo parametro, pur essendo un tasso di mercato, è quasi fotocopia del costo ufficiale del denaro indicato da Bce.

Inevitabilmente nei prossimi mesi dunque l’Euribor è destinato a salire velocemente, molto più del tasso di riferimento dei mutui a tasso fisso.

Facendo un esempio che ipotizzi un finanziamento avviato nel 2021 per 200 mila euro a 20 anni all’1%, con l’Euribor aumentato di 25 centesimi da luglio 2022, la rata passerebbe il mese prossimo da 920 a 959 euro.

L’impatto sulle famiglie ed i consumi

Per le famiglie, pagare di più il denaro inciderà inesorabilmente sui consumi.

Come detto sopra, sarà più caro di certo chiedere un prestito personale, rateizzare un acquisto, avere un qualsiasi tipo di mutuo. Il tutto, mentre il proprio reddito viene sgretolato dall’inflazione, che a parità di denaro consente di acquistare meno merci.

Secondo l’Istat, la spesa media mensile per le famiglie non ha ancora recuperato i valori pre-pandemici: rispetto al 2019, infatti, la variazione a valori correnti segna un calo del 4,8%. Adesso le cose andranno a peggiorare.

Mentre l’inflazione toglierà sempre più potere d’acquisto alla moneta, si ridurranno drasticamente i consumi e le famiglie saranno costrette a tagliare le spese considerate superflue.

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