De Guindos, vicepresidente Bce, ha ribadito che la strada per la ripresa economica in Europa è accidentata. Recessione e inflazione elevata minacciano di ritardare la crescita.
L’Europa alle prese con una vera e propria lotta per la crescita economica: questa è l’ultima fotografia sulla salute dell’economia del vecchio continente offerta dalla riflessione di de Guindos.
Il quadro non è quindi roseo per la zona euro e a confermarlo è la stessa Bce. La regione potrebbe essere scivolata in recessione nell’ultimo trimestre e le prospettive rimangono deboli, ha detto mercoledì il vicepresidente della Banca centrale europea, aggiungendo che il recente rapido rallentamento dell’inflazione probabilmente si prenderà una pausa adesso.
Gli investitori e gli analisti si aspettavano una lieve flessione per l’economia delle 20 nazioni insieme a un percorso complicato e ostico verso il target di inflazione del 2% della Bce. Recentemente hanno scommesso che le riduzioni dei tassi di interesse inizieranno in primavera, prima di quanto la maggior parte dei funzionari di Francoforte abbia segnalato.
Europa: il 2023 si chiude in recessione. Cosa ha detto de Guindos?
La crescita dell’Eurozona si è aggirata intorno allo zero per gran parte del 2023 e quest’anno si registra solo una lieve ripresa, contribuendo a raffreddare l’inflazione, che ha superato l’obiettivo della Bce per anni e ha costretto i politici ad aumentare i tassi di interesse ai massimi storici dal 2022.
In questo contesto si inseriscono le ultime dichiarazioni di de Guindos sulle previsioni economiche europee:
“Gli indicatori deboli indicano una contrazione economica anche a dicembre, confermando la possibilità di una recessione tecnica nella seconda metà del 2023. I dati più recenti indicano che il futuro rimane incerto e le prospettive sono inclinate al ribasso”.
Il vicepresidente della Bce ha anche affermato che la debolezza economica è generalizzata, con l’edilizia e il settore manifatturiero colpiti in modo particolarmente duro e i servizi prossimi al declino.
Notizie poco rassicuranti anche per l’inflazione, scesa rapidamente per gran parte del 2023, ma balzata nuovamente al 2,9% il mese scorso, principalmente per fattori tecnici. Il timore, però, è che potrebbe mantenersi su questo livello per qualche tempo.
“Il rapido ritmo di disinflazione che abbiamo osservato nel 2023 rallenterà probabilmente nel 2024 e si fermerà temporaneamente all’inizio dell’anno, come è avvenuto a dicembre”, ha spiegato de Guindos.
Sulla politica della banca centrale non ha offerto alcun nuovo messaggio, limitandosi a ripetere la guida della Bce secondo cui un tasso di deposito del 4%, mantenuto per una “durata sufficientemente lunga”, aiuterà a ridurre la crescita dei prezzi all’obiettivo del 2% della BCE.
Gli investitori prevedono almeno cinque tagli dei tassi quest’anno, con il primo intervento previsto per marzo o aprile, un calendario che diversi policy maker hanno definito troppo ottimista date le persistenti pressioni sui prezzi.
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