Quale futuro economico per l’Europa? Da un’analisi degli ultimi dati è emerso che la crescita del Pil non basta a rasserenare: le previsioni sono ancora incerte e cupe per il vecchio continente.
Osservata speciale nel contesto globale sconvolto dalla guerra in Ucraina, l’Europa guarda al prossimo futuro economico con scetticismo.
I produttori dell’area dell’euro sono sempre più preoccupati per le prospettive. Il prodotto interno lordo della regione è cresciuto dello 0,7% nel secondo trimestre, un dato molto più forte dell’espansione dello 0,1% prevista dagli economisti.
Tuttavia, l’inflazione ha raggiunto un nuovo massimo dell’8,9% nell’anno fino a luglio, in aumento dall’8,6% di giugno, aumentando la probabilità che il rialzo dei tassi di interesse, insieme alla guerra in Ucraina, possano appesantire la crescita durante la seconda metà dell’anno.
I venti di recessione non si sono affatto fermati e l’Europa rimane nel mirino di economisti e investitori.
Inflazione alta, fiducia in calo: l’Europa in bilico
Un’impennata del turismo ha rilanciato l’economia dell’Eurozona più del previsto per il secondo trimestre, a beneficio di Spagna, Italia e Francia, anche se la Germania non è riuscita a crescere e gli analisti hanno avvertito di un peggioramento delle prospettive.
I dati di venerdì 29 luglio hanno solo in parte ridato speranza alla regione in cerca di crescita e ripresa dopo Covid e in piena guerra. Andrew Kenningham, economista di Capital Economics, ha commentato su Financial Times “la notizia che l’inflazione è stata ancora una volta più alta del previsto sottolinea solo che l’economia sta attraversando un periodo molto difficile. Ci aspettiamo che una recessione inizi entro la fine dell’anno.”
In parte a causa della guerra in Ucraina, i prezzi dell’energia sono aumentati del 40% negli ultimi 12 mesi, con l’inflazione alimentare del 10%. Al 4%, l’inflazione core, che esclude i prezzi di energia, cibo e tabacco, è anche il doppio dell’obiettivo della Bce.
Gli indicatori di fiducia dei consumatori dell’Eurozona sono già ai minimi storici, con più famiglie che affermano che ritarderanno gli acquisti importanti. Le turbolenze politiche in Italia, dove si terranno elezioni anticipate a settembre, hanno ulteriormente peggiorato le prospettive.
“L’accelerazione della crescita è principalmente dovuta agli effetti di riapertura e maschera la debolezza sottostante dovuta all’inflazione elevata e ai problemi di produzione”, ha affermato Bert Colijn, economista senior presso la banca olandese ING.
In generale, economisti e mercati temono che l’aumento dell’inflazione e un possibile taglio energetico russo minaccino di far precipitare la regione in una recessione.
L’industria europea teme il peggio
In questo contesto, la fiducia dell’industria, un indicatore compilato dalla Commissione europea, è sceso al minimo di 17 mesi a luglio e i timori di carenza di energia e interruzioni della catena di approvvigionamento stanno pesando sul settore.
Delle quattro principali economie, solo le letture per la Germania erano al di sopra della media regionale e, guardando alla più ampia area valutaria a 19 membri, solo altri tre paesi - Austria, Finlandia e Paesi Bassi - hanno visto gestori più ottimisti rispetto all’Eurozona.
Alla domanda sugli ostacoli alla produzione, i responsabili in due terzi dell’area dell’euro hanno indicato la mancanza di domanda e la carenza di materiali come i principali fattori che stanno influenzando la loro capacità di lavorare a pieno regime.
Guardando alle esportazioni attuali, il portafoglio ordini sta lentamente scendendo da un massimo di un anno. Tuttavia, le prospettive del settore per la vendita all’estero sembrano essere migliorate con l’indebolimento dell’euro. Le aspettative per lo sviluppo degli ordini all’esportazione nei prossimi tre mesi - che sono crollati dopo che la Russia ha invaso l’Ucraina a febbraio - sono quasi nella media a lungo termine della regione.
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