Eurozona: l’inflazione torna a crescere dopo 6 mesi di variazioni negative. Una buona notizia per la BCE, cosa aspettarsi?
Eurozona: l’inflazione è rimbalzata molto più del previsto a gennaio, secondo i dati preliminari pubblicati oggi, 3 febbraio.
La spinta al rialzo sui prezzi al consumo, che tornano positivi dopo sei mesi, è stata innescata soprattutto dall’aumento inflazionistico in Germania e nei Paesi Bassi, nonostante la continua pressione al ribasso dal comparto energia.
I risultati saranno probabilmente accolti con favore dai responsabili politici della BCE, anche se sono guidati da aspetti tecnici piuttosto che da fondamentali economici. Nonostante lo stimolo monetario senza precedenti lo scorso anno per sostenere la regione nella sua profonda crisi, le prospettive rimangono fosche.
Cosa aspettarsi, quindi, dall’inflazione in Eurozona?
Eurozona: inflazione cresce, quali segnali per la BCE?
I prezzi al consumo nella regione dei Paesi a moneta unica sono aumentati dello 0,9% annuo nel preliminare di gennaio, più di quanto previsto dagli economisti, segnando il primo guadagno in sei mesi e un rimbalzo dal calo dello 0,3% annuale mostrato a dicembre.
L’ufficio statistico dell’Unione europea Eurostat ha stimato che i prezzi al consumo sono aumentati dello 0,2%. Nello specifico, i prezzi dell’energia sono cresciuti del 4,1% rispetto all’anno precedente, mentre quelli dei prodotti alimentari non trasformati hanno evidenziato un +1,1% sul mese e un +1,9% su base annua.
L’indicatore che esclude elementi volatili come cibo ed energia è salito all’1,4%, il più alto in più di cinque anni.
La crescita dei prezzi al consumo nei preliminari di gennaio ha visto protagonisti la più grande economia europea, la Germania, dove i prezzi sono aumentati dell’1,6% su base annua(nel 2021 è stata ripristinata la tassa sui beni sospesa per la crisi Covid), e i Paesi Bassi, dove sono aumentati dell’1,7% su base annua.
Una piccola svolta, quindi, nei dati dell’inflazione che di certo sarà stata salutata con positività dalla BCE. La banca centrale intende mantenere l’inflazione al di sotto, ma vicino, al 2% percento, ma manca ormai l’obiettivo da anni, nonostante i tassi di interesse estremamente bassi e l’acquisto di centinaia di miliardi di euro in titoli di Stato per iniettare liquidità nel sistema bancario.
In realtà, anche alla luce dei dati odierni, le insidie sul fronte prezzi sono tutte sul tavolo. Il membro del Comitato esecutivo della BCE Isabel Schnabel ha messo in guardia dal confondere i picchi a breve termine dei prezzi con pressioni inflazionistiche sostenute, ritenendo che la domanda rimarrà debole nei mesi a venire.
La BCE prevede attualmente un’inflazione in media solo dell’1,4% nel 2023.
Funzionari tra cui Klaas Knot, Olli Rehn e Gabriel Makhlouf hanno dichiarato a Bloomberg TV la scorsa settimana che la banca centrale è pronta a utilizzare tutti i suoi strumenti, compresi i tagli dei tassi di interesse, se necessario, ribadendo un messaggio che il presidente Christine Lagarde ha trasmesso dopo la prima riunione politica del Consiglio direttivo del 2021. Per ora, però, hanno detto, l’economia sta ottenendo il sostegno di cui ha bisogno. Anche l’inflazione?
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