False cooperative: ecco la proposta di legge per la tutela dei lavoratori

Antonio Cosenza

27/07/2020

Cooperative spurie: in Commissione Lavoro della Camera la proposta di legge per equiparare i soci lavoratori ai lavoratori subordinati. Ne parliamo con Jessica Costanzo, prima firmataria del provvedimento.

False cooperative: ecco la proposta di legge per la tutela dei lavoratori

False cooperative: la Commissione Lavoro della Camera sta proseguendo le audizioni sulla proposta di legge riguardante le società cooperative, appalto, somministrazione di lavoro e distacco di lavoratori, di cui Jessica Costanzo (Movimento 5 Stelle) è prima firmataria mentre Enrica Segneri è relatrice.

Obiettivo della legge è di tutelare i lavoratori di quelle cooperative “spurie che danneggiano i soci lavoratori e l’intero mercato del lavoro: ad esempio, il provvedimento vuole rendere il socio lavoratore come un lavoratore subordinato a tutti gli effetti, andando poi a correggere le “storture che negli anni hanno leso i diritti di queste categorie di lavoratori”.

Una proposta di legge molto importante perché nel frattempo andrebbe anche a ridare credibilità alle cooperative; a tal proposito ne abbiamo parlato con la prima firmataria, Jessica Costanzo, che ringraziamo per aver preso parte a questa intervista.

Onorevole Costanzo, lei è la prima firmataria del disegno di legge che ha come scopo quello di tutelare i soci lavoratori delle cooperative. Un disegno di legge che finalmente andrebbe a mettere fine ad una pratica molto diffusa, quella delle cooperative spurie: ci può spiegare in che modo credete di raggiungere questo obiettivo?

La proposta è molto articolata e vuole raggiungere lo scopo sintetizzato nella vostra domanda attraverso una serie di azioni.

Quando parliamo di “cooperative spurie”, intendiamo delle società di comodo utilizzate per scaricare costi e debiti, nascondere raggiri e che spesso falliscono dall’oggi al domani senza lasciare traccia. In genere, però, nel dibattito sul tema minor considerazione è dedicata ai problemi di chi all’interno delle stesse imprese ci lavora.

Per questo, come primo punto, noi prevediamo che il socio lavoratore diventi, nel momento in cui aderisce alla cooperativa, un lavoratore subordinato a tutti gli effetti.

Se sei socio e lavori in una cooperativa, automaticamente scattano le tutele proprie di un qualunque lavoratore subordinato, a livello contrattuale, retributivo e contributivo. Ne discende che ogni socio lavoratore deve avere un trattamento economico-normativo non inferiore a quello previsto dai contratti collettivi stipulati dalle maggiori organizzazioni rappresentative. Qualora le cooperative non rispettassero questi parametri, saranno punite con sanzioni pecuniarie severissime e con sanzioni amministrative come l’esclusione da pubblici appalti e dalla richiesta di contributi europei.

Garantiamo poi la parità di trattamento tra i soci lavoratori nella distribuzione delle occasioni di lavoro, poiché spesso la distribuzione ineguale delle occasioni di lavoro è proprio lo strumento con cui i vertici delle cooperative premiano i fedelissimi e puniscono chi prova a farsi sentire e a richiedere maggiori diritti.

Inoltre stabiliamo che la competenza giudiziaria in tema di controversie di lavoro cooperativo vada al giudice del lavoro e non ai tribunali civili. C’è poi una norma che elimina i cosiddetti “regolamenti interni delle cooperative” che di fatto santificano l’auto-sfruttamento. E introduciamo una norma specifica che colpisca la vergognosa finzione dell’autogestione, perché nelle cooperative spurie il socio lavoratore spesso non conta niente, non ha autonomia e però tutto, almeno formalmente, deve apparire perfetto, con tanto di assemblee e di delibere adottate a maggioranza dei soci. Infine, prevediamo che l’adozione di sanzioni verso cooperative che tradiscano il fine mutualistico sia obbligatorio e non discrezionale da parte del giudice.

In Italia ci sono circa 60 mila cooperative, che da sole danno lavoro a circa il 7% dei dipendenti privati. Non si tratta quindi di una nicchia, ma di una parte importante della nostra economia. Eppure oggi quando si parla di cooperative c’è ancora chi si mette le mani in mezzo ai capelli. Lei ritiene che la stretta alle false cooperative, per cui si stima siano impiegati circa 100 mila addetti, possa ridare una maggiore credibilità?

Credo che ciò derivi dal fatto che le cooperative sono diventate, purtroppo, parte integrante di una questione sociale più ampia.

Oggi le coop rappresentano il terminale di molti dei problemi del diritto del lavoro contemporaneo. Nelle cooperative sono confluite tutte le diramazioni distorte del mercato del lavoro che attengono agli appalti, alla somministrazione, ai distacchi, alla contrattazione collettiva e alla rappresentanza sindacale, all’orario di lavoro, alle retribuzioni, alla sicurezza. Per questo motivo la nostra proposta è organica e ambiziosa e cerca di intervenire su tutti questi ambiti.

Quando l’abbiamo redatta, a fine 2018, il presidente dell’Alleanza delle cooperative italiane aveva appena dichiarato di aver denunciato al Mise, solo nell’ultimo biennio revisionale, oltre 1.500 cooperative che presentavano anomalie.

Sfruttando le maglie larghe della normativa vigente, è tristemente evidente che oggi lo strumento cooperativo risulta uno dei più efficaci per l’imprenditore che vuole delinquere. Ma io credo che una proposta come la nostra possa senza dubbio contribuire a una sorta di «restyling reputazionale»: le cooperative sane esistono e anzi sono la maggioranza. C’è da combattere quelle false e dare un segnale chiaro in questo senso come Parlamento e come Governo. Solo allora, ne sono certa, la credibilità delle cooperative tornerà a essere alta nel Paese intero.

Secondo un’indagine di Legacoop Romagna, per le cooperative le priorità per la ripartenza dopo la crisi economica da COVID-19 sono chiare. Nel dettaglio, per una cooperativa su tre è urgente attivare un consistente piano nazionale di investimenti pubblici, mentre una su quattro vorrebbe una semplificazione delle procedure amministrative. Infine, il 19% vorrebbe che proseguano gli strumenti di rilancio a sostegno dell’impresa e di ridurre le imposte. Come si sta muovendo il Parlamento a riguardo? Ci sono obiettivi più raggiungibili di altri?

Il decreto semplificazione, che presto partirà al Senato, affronta positivamente molte delle criticità che finora hanno impedito la realizzazione in tempi ragionevoli delle opere pubbliche, sia per quanto riguarda le fasi a monte che a valle delle gare di appalto.

La stessa Alleanza delle Cooperative ha apprezzato gli snellimenti delle procedure delle Conferenze dei Servizi e della Valutazione di Impatto Ambientale, i chiarimenti delle responsabilità dei funzionari pubblici, la velocizzazione del processo amministrativo, la razionalizzazione della fase di esecuzione e, in parte, anche le misure di contenimento dei problemi derivanti dalla fase di emergenza sanitaria finora vissuti (pagamenti, aggiudicazioni gare in corso, anticipazioni finanziarie).

Quanto agli investimenti pubblici, credo che una grossa mano potranno darcela i fondi europei appena ottenuti dalla complessa ma vittoriosa trattativa del premier Conte in Consiglio UE. Ora l’Italia dovrà presentare un pacchetto di progetti con priorità a quelli che prevedono investimenti pubblici già pronti per essere finanziati e che promuovano i progetti privati.

Lei ritiene che, vista l’evoluzione del mercato del lavoro, le cooperative possano continuare ad essere una realtà consolidata per l’Italia anche nei prossimi anni? E in tal caso cosa potrebbe fare il Parlamento per dare stabilità e garantire loro un futuro.

Ricordiamo che la nostra Costituzione, all’articolo 45, attribuisce grande significato alle società cooperative, riconoscendone la funzione sociale. Io credo che, nonostante le mutazioni enormi del mercato del lavoro, ancora oggi le cooperative possano, se non tradiscono il loro spirito mutualistico, essere parte integrante delle nuove sfide future legate all’occupazione.

La nostra proposta di legge, voglio chiarirlo una volta per tutte, non è una proposta «contro» le cooperative tout-court, ma è una proposta «per» i lavoratori. Non ci interessa l’attacco indiscriminato a una tipologia di ente, quello cooperativo, che ha sue emanazioni virtuose in diversi settori. Ci interessa impedire che certe condizioni di sfruttamento, di ricatto, e l’abolizione di qualunque forma di dignità lavorativa si possano ripetere. Intervenendo in modo chiaro e puntuale sulla legislazione, credo che contribuiremo a rendere le cooperative parte di un progetto complessivo di rilancio del Paese.

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