La Fed deprime dollaro e petrolio: perché i mercati non festeggiano?

Violetta Silvestri

23/03/2023

Dopo la Fed i mercati mostrano una reazione mista: bene l’Asia, ma non Wall Street. Dollaro e petrolio sono sotto pressione in uno scenario ancora incerto.

La Fed deprime dollaro e petrolio: perché i mercati non festeggiano?

I mercati alla prova dell’attesa riunione Fed di ieri, 22 marzo.

Le azioni asiatiche sono aumentate e il dollaro è scivolato dopo che la Federal Reserve ha lasciato intendere che potrebbe sospendere gli aumenti dei tassi di interesse a seguito delle turbolenze nel settore bancario, sebbene abbia anche ribadito il suo impegno a combattere l’inflazione vischiosa.

Il tono ottimista della seduta asiatica, però, è in netto contrasto con quello negli Stati Uniti mercoledì notte, quando gli operatori hanno ricevuto una doppia dose di stress che ha invertito un rally iniziale delle azioni a seguito del previsto aumento dei tassi di 25 punti base della Fed.

Decisamente sottotono il petrolio e il dollaro, che fiutano un sentiment ancora piuttosto volatile e incerto su una piena ripresa economica e finanziaria. Cosa succede ai mercati dopo la riunione Fed?

Mercati incerti: chi vince e chi perde dopo la Fed

Il WTI, il benchmark degli Stati Uniti, ha perso l’1% al mattino per essere scambiato a $70,16 al barile, mettendosi sulla buona strada per interrompere una serie di vittorie consecutive di tre sessioni, mentre gli investitori si sono confortati negli sforzi delle banche centrali globali e delle autorità di regolamentazione per frenare il ricadute del crollo della banca di credito focalizzata sulla tecnologia Silicon Valley Bank.

Anche i futures sul Brent sono in calo.

Da evidenziare la debolezza del dollaro, che ha esteso la sua serie di ribassi e ha contribuito a isolare l’Asia dalle turbolenze bancarie globali, in particolare nei mercati emergenti. Il biglietto verde è sceso contro tutte le sue controparti valutarie del Gruppo di 10.

Secondo un economista ING questi segnali di debolezza indicano tutta la complessità del momento: “Nonostante la Fed sembri escludere tagli dei tassi quest’anno... gran parte del danno sembra provenire dalle osservazioni parallele di Yellen al Congresso proprio quando Jerome Powell insisteva sul fatto che il settore bancario era solido.”

Nello specifico, il sentiment è stato danneggiato da un commento del segretario al Tesoro degli Stati Uniti Janet Yellen, nel quale è emerso di non aver preso in considerazione o discusso la creazione di un’assicurazione globale per i depositi bancari statunitensi senza l’approvazione del Congresso.

Lo stesso Powell ha affermato che i funzionari “semplicemente non vedono” tagli quest’anno e che aumenteranno più del previsto i tassi se necessario. “I tagli dei tassi non sono nel nostro caso di base”.

Il petrolio è quindi sceso quando gli investitori hanno soppesato gli sviluppi presso la Fed e digerito un dato sulle scorte Usa in aumento.

Oggi si pronunciano anche Bank of England e la Banca Nazionale Svizzera sui tassi. Sullo sfondo, ancora incertezza.

I mercati globali sono stati volatili, con azioni bancarie colpite nelle ultime due settimane a seguito degli improvvisi fallimenti di due istituti di credito statunitensi e di una vendita di emergenza del colosso bancario svizzero Credit Suisse.

Le autorità di regolamentazione e i responsabili politici si sono dati da fare a livello globale per reprimere i rischi di contagio e alleviare le preoccupazioni di una crisi finanziaria ampia, ma gli investitori rimangono cauti sul fatto che altri piccoli prestatori potrebbero essere vulnerabili mentre i mercati del credito si restringono.

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