Il mondo delle fiere è fermo da mesi insieme a 120mila lavoratori del settore che aspettano presto di ripartire. Si tratta delle aziende che si occupano di allestimenti e che hanno perso l’80% del fatturato.
Fiere e congressi sono da ormai quasi un anno bloccati e 120mila posti di lavoro sono a rischio.
A lanciare l’allarme la categoria degli allestitori, delle aziende che si occupano degli stand per fiere e grandi eventi ormai cancellati a causa del Covid.
Come riporta Il Sole 24 Ore si tratta di circa 500 imprese che in Italia lavorano nel settore delle fiere e che danno lavoro a 120mila persone, ora fermi in cassa integrazione e che nel 2019 hanno prodotto 2 miliardi di euro di fatturato.
I ristori sono arrivati, ma rappresentano solo il 3% di quanto perso nell’anno. Le imprese che lavorano nel mondo delle fiere, congressi ed eventi, a oggi fermi fino al 5 marzo secondo il DPCM del 16 gennaio, avrebbero perso secondo l’associazione di categoria ASAL l’80% del fatturato tra blocchi nel 2020 e i rinvii del 2021.
Fiere: 120mila posti di lavoro bloccati
Quello delle fiere è uno de settori maggiormente colpiti dalla crisi Covid.
500 imprese che si occupano di allestimenti sono ferme e 120mila posti di lavoro bloccati da mesi. A riportare le storie allarmanti del settore e le difficoltà delle aziende è Il Sole 24 Ore che ha ascoltato l’appello di Arredart un’azienda che realizza allestimenti per fiere ed eventi.
L’azienda ha 45 dipendenti in cassa integrazione da marzo, con 200 collaboratori esterni in estrema difficoltà. Ha perso l’84% del fatturato ricevendo in ristori solo il 2%, vale a dire 170mila euro su 8 milioni e mezzo di euro persi. La fortuna, comunica l’azienda sul quotidiano economico, è che i clienti non hanno disdetto gli stand, ma il blocco continuerà ancora.
Importanti eventi come il Salone del Mobile o anche Vinitaly infatti sono rimandati a settembre e giugno rispettivamente. Anche altre fiere sono state posticipate in estate quindi le aziende e i lavoratori del settore sono ancora bloccati.
Motivo questo per cui le aziende del settore sperano in un’accelerazione della campagna vaccinale.
Fiere: cosa chiedono i lavoratori
I lavoratori e le aziende del mondo delle fiere, ora bloccati e ricordiamo sono 120mila, cosa chiedono? Prima di tutto puntano come detto sulla spinta per le vaccinazioni e poi su una proroga della cassa integrazione.
L’associazione di categoria ASAL, sempre per il reparto allestimento nelle fiere, osserva che si potrebbe partire a giugno con gli eventi, ma è solo la migliore delle ipotesi perché il rischio e di non arrivarci, sottolinea il presidente Sandro Stipa a Il Sole24Ore.
Il problema per questo settore è che i soldi arrivati dal governo, sottolinea Stipa, sono risultati insufficienti, solo 5 milioni dal Mibact cui se ne dovrebbero aggiungere altri 40, ma che coprono solo il 3 % del fatturato; si parla di una perdita di 1,6 miliardi di euro.
Dalla categoria arriva l’appello a superare il sistema dei codici ATECO per i ristori, previsto dal decreto Ristori 5 atteso, e prorogare la cassa integrazione. Senza altre settimane, se ne attendono 26 sempre con il Ristori 5, molti dei 120mila posti di lavoro del settore allestimenti sono a rischio.
L’appello è quello di fare presto, auspicando un dialogo serrato con il prossimo governo probabilmente guidato da Mario Draghi.
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