Il G7 gestisce la politica monetaria globale nonostante sia indebitato con il resto del mondo e controlli una quota in declino della finanza internazionale.
All’inizio di aprile, la Banca Mondiale ha stimato che la crescita del PIL globale scenderà al di sotto del 2% quest’anno e aumenterà al 3% nel 2024, prima di indebolirsi al 2,2% entro il 2030, in netto calo rispetto al tasso medio del 3,5% negli anni 2000. La Banca prevede un «periodo prolungato di debolezza» per l’economia globale a seguito di ulteriori cali di investimenti e produttività.
L’ultima previsione economica mondiale del FMI ha anche avvertito di una crescita storicamente bassa, di maggiori rischi finanziari e di una ripresa difficile in futuro. L’attuale ondata di inasprimento monetario ha rallentato l’inflazione, ma ha anche fatto scoppiare diverse bolle patrimoniali, innescando uno shock del rischio di tassi di interesse che ha indebolito le fragili istituzioni finanziarie. In uno scenario estremo (ma plausibile), i tassi di interesse più alti e gli shock dell’offerta di credito faranno scendere la crescita globale all’1% quest’anno.
Le previsioni dell’OCSE considerano che l’economia mondiale crescerà del 2,6% quest’anno e del 2,9% nel 2024, in gran parte grazie ai recuperi post-pandemia in Cina e India che hanno compensato la crescita più lenta negli Stati Uniti, in Europa e in Giappone. Data l’escalation della rivalità sino-americana, l’ex segretario al Tesoro degli Stati Uniti Lawrence Summers pone le possibilità di una recessione negli Stati Uniti al 70%.
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